Mi hanno segnalato questo interessante articolo sulla Corte dei Conti e i conti che non tornano nelle partecipate del Comune di Napoli.
La Corte e i conti che non tornano...
di Ernesto Ferrante
Rinascita, 2 marzo 2010
E' un uomo serio Riccardo Realfonzo, ex assessore al Bilancio del Comune di Napoli, e si guarda bene dallo scivolare nell'autoreferenzialismo. E' innegabile, però, che i dati forniti dalla Corte dei Conti siano una sorta di implicito riconoscimento della sua onestà intellettuale e della sua innegabile competenza. La Relazione di Michael Sciascia, presidente facente funzioni della sezione giurisdizionale della Corte dei conti, è, infatti, una fedele riproduzione degli interventi in seno al consiglio comunale partenopeo del professore di economia che si dimise dopo aver chiesto, per mesi, trasparenza e rigore nei conti e nella gestione dell'ente.
“Le società partecipate mancano di ogni controllo e coordinamento da parte degli enti territoriali. I soggetti incaricati della gestione (manager e dirigenti, ndr) seguono logiche e decisioni che non rientrano in, peraltro spesso inesistenti, scelte pianificate di politica finanziaria”, ha dichiarato Sciascia. “Si denotano - ha aggiunto il magistrato contabile - cedimenti all'illegalità, con assunzioni di comodo, corresponsioni di incentivi a pioggia, senza alcun collegamento al raggiungimento di obiettivi che spesso non sono neppure posti”. La relazione di Sciascia prende di mira, inoltre, “il ricorso disinvolto alle consulenze esterne, peraltro molto gravose per l'erario, pur in presenza di professionalità adeguate, ma non valorizzate, che esistono nell’apparato amministrativo”.
Notizie pessime anche nel campo della sanità campana. A sottolinearlo è Arturo Martucci di Scarfizzi, procuratore regionale della sezione campana della Corte dei Conti. “Dai tavoli tecnici e cioè da tutto ciò che per noi significa monitoraggio - ha detto - abbiamo rilevato cifre sempre in peggioramento. Con il commissariamento della sanità, ci saremmo aspettati una situazione migliore, ma assistiamo a un continuo vaniloquio normativo che non corrisponde ai fatti. Purtroppo non si vedono cambiamenti di rotta. Il Piano di rientro, intervenuto nel 2007 e il mutuo con lo Stato di circa 1.180.000 di euro, contratto all'inizio del 2008, si legge nella relazione, sono operazioni concepite perché il debito non solo non era stato estinto con l'operazione di cartolarizzazione gestita da Soresa, ma continuava a crescere”.
Tra l'altro, proprio la Soresa, la società incaricata di centralizzare gli acquisti e i pagamenti dei debiti in materia di sanità, è al centro di una delle ultime indagini condotte dalla Procura partenopea. Ad inquietare particolarmente la Corte è “la schizofrenia gestionale di enti che spesso non conoscono neppure quali siano i cespiti dei quali sono proprietari, ovvero li concedono ad altri enti e contestualmente ne prendono in locazione altri a costi elevati”.
Altro capitolo nero è quello dei debiti fuori bilancio dei comuni campani, valutati tra i 180 ed i 200 milioni di euro. Il caso Campania, letto attraverso le sentenze pronunciate nel 2009 dalla Corte, è anche la storia di una regione in cui “i finanziamenti europei sono stati spesso purtroppo destinati ad iniziative fittizie ed ottenuti attraverso falsificazioni documentali, in un quadro di scarsi controlli, di inefficienza e di connivenza”. Connivenze che, purtroppo, sembrano non essere sconosciute a qualche uomo di punta della Corte. Proprio il presidente della sua sezione regionale campana, Mario Sancetta, è infatti indagato dalla Procura di Firenze nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti pilotati a favore di un gruppo di imprenditori “amici”. Diplomatico il commento di Sciascia al riguardo: “Le istituzioni sono per loro natura pure. Gli uomini non sempre sono in condizioni di esprimere il meglio”.