"Realfonzo era perfetto per la rivoluzione di Napoli"


estratto dall'articolo di Marco Bucciantini, L’Unità, 2 febbraio 2013 (“De Magistris nel caos”)

E’ una bella e calda giornata a Napoli. Sotto Palazzo San Giacomo s’accuccia la solita processione di scontenti: “Chi chiamava il sindaco alla presa di coscienza della realtà è stato cacciato o costretto alle dimissioni: Riccardo Realfonzo, Giuseppe Narducci (i due assessori simboli della giunta, ndr)”. La ciclabile va bene, ma le emergenze erano altre: la manutenzione e la pulizia della città, e la ristrutturazione della macchina comunale”. Quest`ultima necessità era ben presente a Riccardo Realfonzo, già assessore al Bilancio con la lervolino, uscito eroicamente da quell`esperienza: voleva tagliare i tanti privilegi che appesantivano il bilancio comunale, gli fu impedito. Era l`uomo perfetto per dare concretezza alle visioni di De Magistris, e una nuova concezione della finanza comunale poteva essere la vera rivoluzione di Napoli. È durato poco, racconta perché. «Gli dissi: andiamo verso il dissesto, quantificai il buco di bilancio in 850 milioni. Serviva incisività, rigore e progressività degli interventi. Bisognava mettere mano all`elefantiaca e clientelare macchina comunale. Un`impopolarità da gestire, che si sarebbe trasformata in consenso nel lungo periodo. Preparai una "dieta" per l`apparato, con esodi incentivati e controllo sulla produttività dei lavoratori. Poi ho suggerito la fusione delle aziende municipalizzate che governano il trasporto, l`Anm, Metronapoli, Napoli Park, per avere un`unica struttura amministrativa, economie di scala e risparmi per milioni di euro. Quindi si dovevano dismettere quei consorzi che creavano perdite (come la società di Formazione, completamente inutile). E la Gesac.-.e altre...”. Realfonzo è allarmato: “Questo sindaco farà più danni del colera. Il comune è alla bancarotta, non circolano i soldi, non si garantiscono i servizi essenziali. Non si riescono a riscuotere le tariffe. E tutto si scarica sui cittadini, che subiscono la maggiore pressione fiscale di tutti i tempi: pagano - per paradosso - la tassa sui rifiuti più alta d`Italia”. C`era, dunque, “da perdere qualche simpatia. Ma il sindaco non ha voluto spezzare l`incantesimo napoletano: mi ha risposto assumendo 350 persone nella società che si occupa dei rifiuti”.