A Napoli il piano anti-crac fa acqua da tutte le parti. Intervista a Realfonzo

Realfonzo: Bilancio 2013 al limite della legge. E il piano anti-crac che fa acqua da tutte le parti
di Pierluigi Frattasi
Il Roma, 16 aprile 2014

NAPOLI. «Il piano anti-dissesto del Comune? La Corte dei Conti di Roma dovrebbe confermare il primo giudizio, bocciandolo». Riccardo Realfonzo, ex assessore al Bilancio della giunta de Magistris, ne è convinto: «Il piano di rientro in dieci anni dal disavanzo fa acqua da tutte le parti». L’aveva previsto subito, all’indomani della sua approvazione, nel gennaio 2013, ed è arrivato puntuale il diniego della Corte. E ora il “Robin Hood” di Palazzo San Giacomo spiega che «Il consuntivo approvato ieri è costruito già sul presupposto della conferma della bocciatura da parte della Corte e cerca di attrezzarsi, tra clamorose carenze e qualche stranezza, per la seconda chance offerta dalla politica col decreto Salva-Roma. Insomma, ci si prepara a presentare un secondo piano per evitare il dissesto».
In che senso questo consuntivo apre al nuovo piano?
«Con il tentativo, arrampicandosi sugli specchi, di sostenere l’esistenza di un avanzo di competenza di 75 milioni di euro. Sarebbe sufficiente sottolineare che il Comune dichiara 76 milioni di euro di debiti fuori bilancio, cioè spese irregolari non previste dal Consiglio Comunale e avallate dai dirigenti, che solo in piccolissima parte, per qualche centinaia di migliaia di euro, vengono fatte pesare sul 2014. La copertura della parte restante viene traslata sul 2015 e sul 2016. Capisce che se fossero fatti gravare interamente sul 2014, addio avanzo. Una operazione al limite della norma. La Corte dei Conti ne sarà soddisfatta?».
Professore, nel 2011 lei ridusse i debiti fuori bilancio da 100 a 32 milioni, come mai oggi schizzano a 76 milioni?
«Io avevo raggiunto il risultato che lei descrive istituendo un Comitato di valutazione, che doveva esprimersi sulla regolarità delle operazioni e sulla ammissibilità al finanziamento. Ebbene, questo Comitato è stato abrogato e i debiti sono subito tornati a salire. Come sei non si volesse davvero tenere sotto controllo la spesa… Ma le stranezze non finiscono qui».
Mi dica
«Potremmo parlare a lungo. Mi limito a segnalare la riduzione della capacità di riscuotere le entrate, scesa dal 65% del 2011 al 59% del 2013. Solo quest’anno mancano all’appello 560 milioni di entrate correnti. Questo ha dell’incredibile, considerando che il Comune dovrebbe fare ogni sforzo per aumentare le riscossioni. Al tempo stesso i residui passivi, debiti del Comune, lievitano alla cifra record di 3,8 miliardi di euro».
Caspita, ma l’assessore al bilancio aveva detto che il Comune sarebbe andato presto in avanzo…
«Si. Ho letto di un assessore che conteggiava i crediti ottenuti dal governo e dalla Cassa Depositi e Prestiti in bilancio come fossero un normale trasferimento. Debiti, cioè passività per l’Ente, che diventano poste attive in bilancio. Lo facesse un mio studente sarebbe bocciato a libretto».
E le dismissioni?
«Altra stranezza, diciamo così. Il Comune nel piano di rientro anti-dissesto annuncia entrate dalla vendita degli immobili per oltre 700 milioni. Peccato nel 2013 si è fermato a 19…».
Che dice della delibera che blocca il salario accessorio dei lavoratori delle partecipate? Risanamento?
«Guardi il risanamento vero è fare le riforme, farle in tempo utile, con cognizione di causa e soprattutto con la massima attenzione alle ricadute sociali. Soprattutto nel Mezzogiorno. Qui siamo in ritardo enorme, ormai in dissesto, si procede per tentativi al solo scopo di arrivare al termine della sindacatura. Il prezzo di questa inadeguatezza amministrativa lo paghiamo noi cittadini e due volte i lavoratori delle partecipate».