Prima ok al dissesto poi riforme radicali. Così Napoli rinascerà. Intervista a Riccardo Realfonzo
di Viviana Lanza
Il Riformista, 11 novembre 2020*
“Ogni volta che all’ordine del giorno ci sono i conti del
Comune si rinnova questo teatrino paradossale, che ormai ha raggiunto livelli
indegni per una grande città come Napoli. Un teatrino nel quale tutte le
comparse, con poche eccezioni, hanno credibilità pari a zero. Il Comune di
Napoli è sostanzialmente fallito dal 2012, quando si chiuse l’analisi
straordinaria che disposi e la Corte dei Conti della Campania chiese la
dichiarazione di dissesto. Da allora si sono susseguite una serie di
rappresentazioni teatrali che hanno permesso attraverso leggi e leggine, anche
a forze politiche che sulla carta erano strenue oppositrici del sindaco de
Magistris, di salvare ripetutamente questa amministrazione. E siccome non
esistono pasti gratis, tutto questo lo pagano i cittadini e le imprese”.
Riccardo Realfonzo, economista, docente universitario ed ex assessore della
prima giunta de Magistris, non vede altra soluzione per il futuro della città:
“Serve un atto di chiarezza e di verità, tecnicamente necessario e
giuridicamente obbligatorio: la dichiarazione di dissesto”. Come a voler
tracciare una linea. “Dietro c’è tutto il passato, che è vicenda che va risolta
attraverso procedure di carattere commissariale, e dall’altra parte c’è il futuro.
Questo significa permettere a una nuova amministrazione di ripartire da zero”.
Per chi governerà Napoli nel prossimo futuro non si prospettano sfide semplici,
l’economia della città è stata messa in ginocchio dalla pandemia e il bilancio
dell’amministrazione comunale è disastroso. Come si farà ad amministrare
Napoli? “Facendo tutto ciò che era già necessario fare, che si sapeva di dover
fare e che non è stato fatto” risponde Realfonzo. “Per amministrare Napoli -
aggiunge - occorreva, e in futuro occorrerà ancora di più, fare riforme, anche
molto incisive. Occorrerà riorganizzare lavoro e uffici, premiare le competenze
e riorganizzare le società partecipate che continuano ad essere, ancora oggi, macchine
di consenso e di sprechi, utilizzare efficacemente i fondi europei. Inoltre,
bisognerà fare una lotta senza quartiere a tutte le malversazioni e allo
sfruttamento dei beni pubblici a cui assistiamo quotidianamente”. Realfonzo fa
riferimento all’attuale gestione del patrimonio immobiliare della città. “Altrove
il patrimonio immobiliare è una ricchezza, per il Comune di Napoli è un peso. Occorrerebbe
fare piena luce sulle assegnazioni, sui costi delle manutenzioni, sulla
incapacità di dismettere gli immobili, sul livello dei canoni relativi a
immobili di pregio, sugli abbandoni e sugli sprechi”. Occupazione impropria del
suolo pubblico, diffuso abusivismo, evasione fiscale sono per Realfonzo le
altre piaghe della città su cui l’amministrazione di de Magistris non ha saputo
intervenire: “Tutto questo andava combattuto con la riorganizzazione degli
uffici e in alcuni casi anche l’individuazione di task force, invece si
prosegue in questa condizione di perenne crisi economica e sociale, di perenne
rosso delle casse comunali, e c’è chi se ne approfitta” dice con l’amarezza di
chi queste proposte le aveva prospettate nero su bianco al sindaco. Ma ora
invertire la rotta si può? “Sì, a patto che Napoli diventi una capitale della
legalità, in cui la lotta a sprechi e malversazioni venga fatta col massimo rigore, senza sconti, in
difesa degli interessi della stragrande maggioranza dei cittadini e delle
nostre imprese. De Magistris ha tradito il movimento rinnovatore di
intellettuali e semplici cittadini che lo portò nel 2011 al Comune. Allora
c’era un programma all’insegna della legalità, della trasparenza, del chiudere
con un passato fatto di politiche clientelari, che diceva di no anche alla sete
di potere dei partiti politici che più di una volta hanno messo in secondo
piano gli interessi della città in cambio di accordi di livello nazionale”
osserva Realfonzo da testimone diretto della prima campagna elettorale del
sindaco. E per il futuro, l’economista auspica “non un uomo solo al comando, né
un sindaco calato dall’alto da questo o quel partito politico, nessun nome ad
effetto ma senza sostanza, bensì una giunta di persone determinate, capaci di
percorrere la strada delle riforme incisive e sostenute da una cittadinanza
attiva e consapevole”.
*versione corretta, rivista dall'intervistato