Il Comune di Napoli? Meglio se fallisce. Intervista a Riccardo Realfonzo
di Luciano Capone,
Libero, 1 marzo 2014
“Il Comune di Napoli dovrebbe prendere atto della situazione e dichiarare il dissesto, potrebbe essere il punto di partenza per rilanciare la città”. A dirlo in un editoriale sul Corriere del Mezzogiorno è Riccardo Realfonzo, docente di economia politica ed ex assessore al bilancio di de Magistris.
Secondo la Corte dei Conti il Comune ha un deficit di oltre un miliardo ed un “irreversibile squilibrio strutturale”. Lei conosce bene i conti, non ci sono alternative al fallimento?
Sono diventato assessore nel 2011, dopo una campagna elettorale in cui si era promesso ai napoletani di fare un’operazione verità sui conti del Comune. La situazione era grave e prospettai a de Magistris due strade: lasciare che il Comune scivolasse in dissesto oppure, ciò che proponevo io, varare un programma di riforme incisive: riorganizzare gli uffici comunali, dismettere alcune partecipate che funzionano da macchina per il consenso, tagliare gli sprechi, fare lotta all’evasione.
Un piano lacrime e sangue, eppure lei ha la fama di essere un keynesiano che si oppone alle politiche di austerità…
Guardi, io sono molto critico rispetto alle politiche di austerità, ma quando si amministra un Comune bisogna assumersi la responsabilità di far quadrare i conti con le risorse che si hanno, altrimenti si fa solo populismo. Comunque, ci sono modi diversi per far quadrare i conti e il nostro compito era quello di tutelare i ceti meno abbienti, ma anche spezzare le clientele e le tante inefficienze consolidate.
Lei era stato assessore con la Iervolino e si dimise perché le impedirono di attuare alcune riforme, anche con De Magistris è durato poco…
Con la Iervolino mi dimisi dopo poco appunto perché non c’era spazio per nessuna riforma e a Napoli quel gesto apparve rivoluzionario. È per questo che de Magistris volle il mio sostegno in campagna elettorale, ma una volta sindaco non ha avuto la volontà politica di cambiare le cose.
de Magistris dice che l’ha cacciata perché “è stato un pessimo assessore”.
Sì, lo ammetto, pessimo. Mi è mancata la capacità di fare quello che lui mi chiedeva. Cioè fare come la Dc, che è riuscita a governare per decenni con bilanci fantasiosi…
Per Roma è un ex assessore al bilancio come lei, Linda Lanzillotta, a chiedere al comune dismissioni e interventi radicali sulla spesa in cambio dell’aiuto statale. Il risanamento deve essere imposto dall’alto?
La Lanzillotta ed io abbiamo opinioni diverse, io credo che possa esistere una gestione pubblica efficiente dei servizi locali. Ma, al di là delle responsabilità locali, gli ultimi governi hanno messo in ginocchio i Comuni tagliando drasticamente i trasferimenti. Nei bilanci dei Comuni italiani ci sono oltre 45 miliardi di crediti che non si riesce a riscuotere. Più che interventi emergenziali, occorrerebbe ripensare la politica degli enti locali e rafforzare i controlli sulla qualità della spesa.
Ma da quest’orecchio i sindaci di Roma e Napoli non ci sentono, chiedono i soldi dallo Stato ma di tagli non se ne parla.
È il populismo di cui parlavo prima, non ci si assume le responsabilità del proprio ruolo e si cerca di passare il cerino al governo o all’amministratore che seguirà.
Pochi giorni fa De Magistris diceva: “Napoli non è in dissesto, a fine anno andremo in avanzo di bilancio”, ora dice che il governo deve aiutare Napoli come ha fatto con Roma. Ma ha un piano per la città?
Vuole scherzare? Pensi che in campagna elettorale, a differenza del candidato di centrodestra Lettieri che chiedeva una legge speciale, affermava che Napoli ce l’avrebbe fatta da sola. Poi ha fatto un consiglio comunale sotto Montecitorio per chiedere un intervento speciale. Successivamente ha cambiato nuovamente idea sostenendo che Napoli poteva essere autosufficiente, come Barcellona. Un Comune sull’orlo del dissesto... si rende conto?
Ma in campagna elettorale non ve n’eravate accorti che de Magistris era populista?
Avevamo capito che su molti temi non era particolarmente ferrato… ma ci pareva che avesse buone intenzioni e che alla fine si sarebbe affidato a chi ne capiva.
Invece vi ha cacciati tutti ed è andato avanti da solo….
Lui avanti e Napoli indietro. Credo che sarebbe il caso di fare una riflessione sull’elezione diretta dei sindaci.
Servirebbe l’impeachment?
Beh, con la vecchia legge elettorale i sindaci erano ostaggio del consiglio comunale e dei partiti. Ora abbiamo un uomo solo al comando, e se l’uomo è sbagliato siamo fritti.