Contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Lettera aperta al Presidente Bassolino

Questa lettera aperta al Presidente della Regione Campania propone una azione politica di raccordo con la Regione Puglia allo scopo di ostacolare la privatizzazione dei servizi pubblici locali voluta dal governo Berlusconi.
Contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali
Lettera aperta al Presidente Bassolino

di Riccardo Realfonzo
Corriere del Mezzogiorno, 30 ottobre 2009

Caro Presidente, il tema cruciale della gestione dei servizi pubblici locali è tornato nuovamente alla ribalta, con il recente tentativo del governo Berlusconi di dare avvio a una nuova ondata di privatizzazioni. Infatti, con il decreto Fitto-Calderoli il governo impone la gara come metodo ordinario di affidamento dei servizi, stabilisce che nelle società a partecipazione pubblica quotate in borsa la quota in mano agli enti locali debba drasticamente ridursi e soprattutto stabilisce che gli affidamenti diretti alle società interamente pubbliche potranno realizzarsi solo in casi “eccezionali”. Resta d’altra parte fissata la scadenza del 31 dicembre 2010 con la quale avranno termine gli affidamenti attuali e la gestione dei servizi pubblici locali sarà posta sul mercato. A tutti è chiaro che se questi provvedimenti dovessero effettivamente porsi in essere un nuovo processo di privatizzazione risulterà inevitabile. Ed è bene chiarire che la polpa degli affari sarà proprio qui, nel Mezzogiorno, con le grandi imprese del Nord e le multinazionali che si spartiranno la torta di un mercato protetto e redditizio. Le nostre imprese pubbliche rischiano seriamente di essere spazzate via, con tutte le conseguenze nefaste a cui già abbiamo assistito in molti altri casi: l’incremento delle tariffe, l’azzeramento dei meccanismi perequativi, la perdita di posti di lavoro.
Come lei sa, il Consiglio Comunale di Napoli ha assunto recentemente una serie di delibere che, pur in quadro normativo ostile, cercano di orientare la gestione dei servizi in direzione esattamente opposta a quella indicata dal governo nazionale. Ad esempio, il Consiglio comunale ha assunto una delibera con la quale ha dichiarato la rilevanza strategica delle attività svolte dalla società Napoli Servizi, interamente posseduta dal Comune, scongiurandone in tal modo la privatizzazione. E, soprattutto, nel luglio scorso il Consiglio ha approvato una mozione sul servizio idrico che fissa principi e impegni per i quali da anni si battono i movimenti a sostegno dell’acqua pubblica: la gestione pubblica del servizio idrico, l’introduzione del “minimo vitale garantito”, la negazione del principio secondo cui l’acqua deve essere assoggettata alle regole di mercato, l’affermazione secondo cui essa è il bene comune per eccellenza. Per quanto mi riguarda, come assessore alle Risorse Strategiche del Comune di Napoli, ho contribuito alla definizione di tali indirizzi e sto facendo tutto ciò che mi compete affinché essi siano rispettati, anche nel segno di un uso sempre più trasparente ed efficiente dei fondi pubblici destinati ai servizi, secondo il principio che definisco di “rigore nel pubblico per la difesa del pubblico”. Per questa ragione ho, tra l’altro, predisposto uno schema di delibera che mira ad affidare il servizio idrico integrato dei comuni del napoletano all’Arin, la spa al 100% del Comune di Napoli. Ed ora mi aspetto che l’ATO 2 (il consorzio tra comuni di cui è parte il Comune di Napoli) proceda in questa stessa direzione.
Tuttavia, è ben chiaro che i margini di manovra che la normativa vigente concede ai comuni per difendere la gestione pubblica dei servizi locali, e in particolare dell’acqua, sono molto ridotti. Tuttavia nei giorni scorsi la Regione Puglia, su impulso del Presidente Vendola, ha deciso di impugnare l’art. 15 del decreto Fitto-Calderoli in Corte Costituzionale e al tempo stesso di avviare in tempi serrati il lavoro per la definizione di una legge regionale sui servizi pubblici locali che restituisca agli amministratori locali la possibilità di optare per una gestione pubblica e diretta dei servizi, a cominciare da quello idrico. Ebbene, io credo che la regione Campania potrebbe sostenere e rafforzare questa iniziativa, impugnando il decreto legge Fitto-Calderoli in coordinamento con la Regione Puglia e istituendo immediatamente un tavolo di lavoro congiunto per una legge regionale in tema di ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali.
Questa è un’epoca di trapasso nella quale i vecchi dogmi dell’ideologia liberista crollano di fronte all’evidenza dei guasti che essi stessi hanno contribuito a provocare. Come mostrano le ricerche più autorevoli, il settore dei servizi pubblici è stato uno dei più colpiti dal furore ideologico dei mercatisti e dei privatizzatori. L’auspicio mio e di molti altri è che Lei, Presidente, possa impegnarsi a far sì che in questo scorcio di legislatura regionale si pongano in essere i provvedimenti necessari a garantire non solo alla città di Napoli ma all’intera regione Campania un segnale politico di svolta, che riaffermi l’obiettivo chiave della gestione pubblica e massimamente efficiente dei servizi locali.

Risanamento e "cose" di sinistra: intervista a Liberazione

Questa intervista fa il punto sulla mia attività all'assessorato e sul sostegno che ho ricevuto in questi mesi da parte di Rifondazione Comunista e della sinistra in generale.
“Risanamento e cose di sinistra, chi dice che non stanno insieme?”
Intervista a Riccardo Realfonzo

di Checchino Antonini
Liberazione, 29 ottobre 2009
L'acqua di Napoli non sarà messa in vendita come prevederebbero, invece, le norme capestro entro il 31 dicembre 2010. La delibera comunale fa seguito all'obiettivo - assunto a luglio - di giungere al più presto al «minimo vitale idrico gratuito» per tutti e di far gestire il servizio da un soggetto interamente pubblico. «Si tratta di una delibera di indirizzo che fa di Napoli un'avanguardia nella campagna per l'acqua pubblica, una soluzione in linea con molti dei comitati del Forum per l'acqua pubblica, con associazioni ambientaliste come il Gruppo 183, e soprattutto con il Comitato per il Contratto mondiale sull'acqua - spiega a Liberazione, Riccardo Realfonzo, assessore al Bilancio e alle risorse strategiche della Giunta Iervolino - è chiaro però che a livello comunale abbiamo evidenti limiti di competenza. La piena ripubblicizzazione dell'acqua dovrà passare per una battaglia sociale a tutto campo».
Realfonzo. 45 anni, docente di Economia politica all'Università del Sannio, critico del pensiero unico liberista, occupa da dieci mesi una delle poltrone più scomode della politica italiana. Chiamato per sostituire l'inquisito Cardillo e tentare di dare nuovo impulso a una giunta comunale attraversata dagli scandali e afflitta dalla crisi politica e finanziaria.
Realfonzo, fu una decisione sofferta visto che un pezzo della sinistra, il Prc, aveva deciso di uscire dalla Giunta.
Appena insediato ho definito una linea di rigore e massimo sostegno alle famiglie meno abbienti su cui ottenni l'immediato appoggio del partito e, in tutte le fasi, il forte sostegno dei due consiglieri di Rifondazione.
In una fase di crisi generale delle casse pubbliche, si intravedono segnali di controtendenza nelle finanze di Napoli, come nel caso della diminuzione dei debiti fuori bilancio. Ma è possibile coniugare risanamento e politiche di sinistra?
Ho assunto le redini dell'assessorato a gennaio, in una fase drammatica successiva allo scandalo Romeo e in piena crisi economica. La situazione finanziaria trovata era grave. Scontavamo tra l'altro gli effetti della scellerata politica economica del governo Berlusconi, che ha tagliato i trasferimenti e inasprito i vincoli del Patto di stabilità interno. Per queste ragioni abbiamo rapidamente avviato una azione di risanamento dei conti formulando un bilancio di previsione all'insegna della trasparenza dei conti e del deciso taglio agli sprechi. Proprio questo ci ha consentito di trovare le risorse per confermare - e laddove possibile incrementare - la spesa in campo sociale e nei servizi pubblici. Il successo di questa difficile manovra è scaturito soprattutto dal pieno e costante appoggio dei consiglieri Prc e delle altre forze della sinistra. Un dato, questo, di cui solo qualche variabile impazzita, del tutto isolata e con interessi che poco hanno a che fare con la politica, sembra incapace di tener conto.
Ma l'aumento della Tarsu non smentisce il nuovo corso?
L'incremento della tassa sui rifiuti, a copertura del 100°/o del costo del servizio, è una folle imposizione di legge del governo a tutti i comuni della Campania. Per alleviarne i danni sulle famiglie meno abbienti abbiamo stanziato un importo significativo per i rimborsi.
Insisto sulle questioni della proprietà e della gestione pubblica delle aziende partecipate. E' possibile che la “ripubblicizzazione” dei servizi locali possa diventare una opzione strategica per la sinistra prossima ventura?
La crisi economica in corso sta producendo effetti devastanti, ma al tempo stesso smaschera l'ideologia mercatista e privatizzatrice. E' bene allora trarre dalla crisi le logiche conseguenze, ripristinando la centralità di una gestione pubblica e massimamente efficiente dei servizi fondamentali. Per quel che mi compete, ho annullato una procedura di messa a gara di un depuratore riaffidandone la gestione a una società del comune, e ho lavorato affinché fosse evitata la privatizzazione della società Napoli Servizi (alla quale invece puntava il mio predecessore). Attenzione però: a Napoli e nel resto d'Italia è anche indispensabile inaugurare una nuova stagione nella gestione delle società comunali, all'insegna del rigore, del razionale utilizzo delle risorse, della crescita della quantità e qualità di servizi resi ai cittadini. Si tratta di una linea che ho definito di “rigore nel pubblico per la difesa del pubblico”, che si pone in antitesi a certe tentazioni clientelari che hanno attraversato in questi anni anche il centrosinistra e che non hanno certo aiutato a far maturare nel nostro paese una forte coscienza collettiva a favore del servizio pubblico.
Una spinta rinnovatrice, quella dell'assessorato, che incontra non poche resistenze, anche in seno alla maggioranza. Torno alla domanda di partenza: c'è ancora margine per una politica di sinistra a Napoli?
Questa esperienza è iniziata in una situazione di assoluta emergenza politica. Ero stato chiamato in qualità di “tecnico”, e credo sia stata la prima volta nella storia recente del Paese che un “tecnico” abbia portato avanti un indirizzo politico chiaramente di sinistra. Rifondazione e le altre forze della sinistra hanno salutato con entusiasmo questo nuovo corso, che grazie a una serie di circostanze favorevoli si è imposto più volte nell'indirizzo generale della maggioranza. Queste tracce di “nuova politica” hanno fatto bene alla città, e andrebbero quindi consolidate. Se c'è margine andrò avanti, altrimenti potrò serenamente chiudere ma con una piccola soddisfazione: aver dimostrato che anche in tempi così avversi una politica economica di sinistra è possibile.

Né il "partito della spesa" né quello "del rigore"

Segnalo questo mio editoriale sui conflitti interni al governo:


Né il "partito della spesa" né quello "del rigore"

di Riccardo Realfonzo

Liberazione, 25 ottobre 2009

Gli scontri a cui abbiamo assistito in questi giorni tra i ministri del governo Berlusconi sono stati interpretati come segnali della esistenza di due anime in seno al governo: un “partito della spesa”, uno dei cui sostenitori sarebbe il ministro Scajola, e un “partito del rigore”, di cui Tremonti sarebbe l'esponente di punta. In realtà la contesa è più complessa e va probabilmente declinata nei termini di un conflitto tra uno schieramento pienamente appiattito sulle posizioni di Confindustria e un altro schieramento che cerca di tessere dinamiche aggregative più complesse, anche interclassiste, mettendo insieme gli interessi della piccola borghesia settentrionale e quelli dei lavoratori. La Lega Nord e in buona misura lo stesso Tremonti si collocano in questo secondo orizzonte. Certo, sono spesso costretti a qualche salto mortale logico e propagandistico. Qualche contraddizione c'è pure, infatti, se Tremonti dopo avere nel 2003 sostenuto l'approvazione della legge 30 (la cosiddetta legge Biagi) oggi esalta le virtù del “posto fisso”. E qualche altra contraddizione viene pure fuori se lo stesso Tremonti dopo avere a più riprese attaccato il quadro delle regole di Maastricht può essere annoverato oggi, nei fatti, tra i ministri dell'economia europei più fedeli a quelle regole.
Naturalmente Tremonti potrebbe difendersi, sottolineando che la sua politica economica rigorista ha permesso di tenere sostanzialmente sotto controllo i conti pubblici e in particolare il deteriorarsi dei rapporti deficit/pil e debito/pil che in altri paesi di Europa sono peggiorati in maniera più vistosa che da noi, a causa della crisi. Ma la realtà è che il contenimento della spesa che Tremonti propone non aiuta in alcun modo il rilancio del sistema economico. Insomma, Tremonti pratica prudenza, rigore e tanto attendismo, nella speranza che sia il resto del mondo a ripartire trainando con sé le nostre esportazioni. Una politica di rigore inaccettabile, anche se certo ben pochi vorrebbero vestire i panni di un ministro che comunque qualche rischio di trovarsi al cospetto di un attacco speculativo contro i titoli pubblici pure lo corre.
Dall'altro lato del governo la politica proposta è delle più insulse. I ministri confindustriali chiedono infatti di allentare il rigore di bilancio nella maniera peggiore possibile: quella del taglio alle imposte che gravano sulle imprese e in generale della contrazione dei costi di produzione. Come se non fosse ormai dimostrato che il taglio del cuneo fiscale è stata, tra tutte, la più inutile e deleteria azione dell'ultimo governo Prodi.
Inutile dire che il Paese avrebbe bisogno di ben altro. Non serve vendere illusioni o proteggere i più ricchi dalla crisi. Servirebbe piuttosto una politica espansiva fondata sul sostegno dei redditi da lavoro tramite una politica fiscale nuovamente progressiva, e sul sostegno della occupazione attraverso investimenti pubblici ecologicamente sostenibili nelle infrastrutture materiali e immateriali.

La sinistra sulla manovra di bilancio

Positivo questo comunicato della sinistra in Consiglio Comunale:
COMUNI: NAPOLI; EQULIBRI BILANCIO;
RIFONDAZIONE C.,SINISTRA D., VERDI, SDI, SL, UDEUR, GRUPPO MISTO

(ANSA) - NAPOLI, 13 OTT - "La manovra degli equilibri di bilancio appena approvata dal Consiglio Comunale di Napoli è un buon segno per la maggioranza che sostiene il sindaco Iervolino. Va dato merito all'Assessore alle Risorse Strategiche, Riccardo Realfonzo di aver condotto con responsabilità istituzionale una discussione non facile ed insidiosa per i conti dell'ente". E' quanto affermano, in una nota, i consiglieri comunali di Napoli di Rifondazione Comunista, di Sinistra Democratica, dei Verdi, dei Socialisti Democratici Italiani, di Sinistra e Libertà , dell'Udeur e del Gruppo Misto.
"Ci sono alcuni segnali in controtendenza come la diminuzione dei debiti fuori bilancio (da 30 a 18 milioni), vi è la sistematizzazione dei rapporti con la società in house Napoli Servizi (rimodulazione della Convenzione e del Contratto), si intraprende senza timidezza la razionalizzazione delle aziende partecipate pubbliche e si rinnova la loro strategicità ", aggiungono.
"L'azione riformatrice intrapresa dal Sindaco e dall'Assessore Realfonzo deve nutrirsi di altre scelte significative ad esempio come la pubblicizzazione del ciclo idrico integrato e l'allargamento della base degli usufruitori delle prestazioni socio-assistenziali, la fuoriuscita dalla precarietà di lsu e csu, la graduale pedonalizzazione del centro storico, un migliore utilizzo del patrimonio pubblico abitativo. Infine, l'Amministrazione Comunale ha assunto l'impegno di reperire ulteriori cifre, entro l'attuale esercizio finanziario (2009), così come incessantemente richiesto dalle forze della Sinistra nelle ultime settimane, a favore del fondo per i rimborsi Tarsu alle famiglie in difficoltà socio-economiche", conclude la nota.(ANSA).

Dirigenti di società comunali, stipendi top secret

Molto buono questo articolo sulle difficoltà incontrate nel conoscere gli stipendi dei dirigenti delle partecipate del comune di Napoli.

Anche questo articolo precedente è molto significativo.

Approvati gli equilibri di bilancio: ancora un passo avanti verso il rigore e la difesa del pubblico

Oggi, 13 ottobre, è stata approvata la manovra sugli equilibri di bilancio. Questo il comunicato da me diramato:

Comunicato Stampa dell’Assessore al Bilancio del Comune di Napoli
Realfonzo: con la manovra di riequilibrio di bilancio un altro passo in avanti sulla strada del risanamento dei conti del comune e delle partecipate

In merito all’approvazione della manovra degli equilibri di bilancio avvenuta oggi in Consiglio Comunale, l'assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo, ha dichiarato: “Esprimo soddisfazione per l'approvazione della manovra con la quale il Comune di Napoli compie un altro passo avanti verso il risanamento dei conti e l'utilizzo sempre più efficiente e trasparente delle risorse del Comune e delle società partecipate, nell'interesse dei cittadini napoletani. Si è trattato di un passaggio difficile, accompagnato da polemiche strumentali relative soprattutto all'incremento della Tarsu impostoci dal governo in carica, ma sono lieto di registrare che la maggioranza in Consiglio Comunale abbia pienamente accolto le proposte della Giunta per una linea di rigore e difesa del pubblico”.
“La delibera relativa alla Napoli Servizi chiude i conti col passato eliminando il problema della creazione di debiti fuori bilancio generati dalle clausole del vecchio rapporto contrattuale. La nuova convenzione e il nuovo statuto della società partecipata attuano le norme europee sul controllo analogo in modo da rendere l'azienda “braccio operativo” del comune, sottoposto ai controlli opportuni e a regole di carattere pubblicistico, nell'interesse dei cittadini e dei lavoratori stessi della società”.
“Grazie ai primi effetti della recente delibera sul contenimento dei debiti fuori bilancio, con la quale è stato imposto un giro di vite sulle spese senza copertura, il volume dei debiti fuori bilancio non legati alla vicenda di Napoli Servizi si è ridotto nei primi otto mesi dai circa 30 milioni del 2008 ai 18 milioni di quest'anno”. “Si tratta – ha continuato Realfonzo – di un risultato che delinea una tendenza positiva, anche considerando che la nuova procedura per il riconoscimento dei debiti fuori bilancio non ha potuto ancora esplicare tutti i suoi effetti dal momento che essa risale a giugno. Credo che una ulteriore decelerazione nella formazione dei debiti fuori bilancio potrà essere apprezzata al termine del 2009 e, in misura più sensibile, nel 2010”.
“Sarà solo grazie a questa linea di rigore se riusciremo a trovare nei prossimi mesi ulteriori risorse per incrementare il fondo per i rimborsi della Tarsu. Si tratta di una ferma intenzione della Amministrazione e mia, oltre che di una volontà chiaramente espressa in aula dall'intero centrosinistra per la quale siamo determinati a reperire, tra le pieghe del magro bilancio, risorse ulteriori rispetto ai due milioni e mezzo già stanziati con il previsionale”.
L'assessore Realfonzo ha così proseguito: “Già oggi, con questa manovra, anche grazie ad alcuni incisivi tagli di spesa, abbiamo reperito le risorse per affrontare una serie di urgenze, come quella del rifacimento della rete fognaria di via Ben Hur - Alveo S. Antonio a Soccavo per il quale il Comune stanzia oltre 3 milioni di euro. Inoltre, sono stati stanziati oltre 10 milioni di euro per interventi concernenti il controllo del traffico e il rifacimento della segnaletica stradale. Di rilievo sono anche gli interventi che riguardano la manutenzione straordinaria della linea 1 e della linea 6 della metropolitana per i quali sono disponibili 14 milioni di euro. Ancora, va segnalato l'incremento delle cifre appostate per il verde pubblico nonché per il piano di sviluppo del Fotovoltaico nei parchi cittadini per oltre 3 milioni di euro. Di rilievo, infine, è anche lo stanziamento relativo alla manutenzione straordinaria delle scuole per un importo di circa 6 milioni di euro. Sempre sul versante delle spese l’Amministrazione ha dovuto far fronte agli oneri per l’adeguamento contrattuale del personale e ha inoltre appostato le somme necessarie all'espletamento del concorso pubblico per l'assunzione di personale che si svolgerà nei prossimi mesi”.
L'assessore Realfonzo ha così concluso: “La manovra correttiva oggi approvata offre naturalmente solo alcune risposte alle esigenze maturate in questi mesi: il quadro economico e finanziario complessivo, e del Comune di Napoli, resta critico. Le attuali condizioni sociali in cui versa la città – colpita dalla crisi economica in maniera più grave anche rispetto alle previsioni – imporrebbero di fare ancora di più soprattutto in termini di investimenti per la crescita produttiva. Al riguardo non mi stancherò di sottolineare quanto sia scellerata la politica economica restrittiva del governo centrale che continua a tagliare risorse agli enti locali del Mezzogiorno, salvo effettuare qualche sovvenzione straordinaria “amichevole”, come è capitato a Roma, Catania e a Palermo”.

Tarsu: l'offensiva del Comune

Molto chiaro ed esaustivo questo articolo tratto dalla pagina napoletana di Repubblica:

Tarsu, l´offensiva del Comune. Realfonzo: vogliamo proteggere gli onesti

di Cristina Zagaria

Repubblica Napoli, 9 ottobre 2009

Sono almeno 40 mila gli “evasori” della Tarsu. Ed è una stima per difetto. Si tratta di evasori totali, cioè di cittadini che non hanno mai pagato la tassa sui rifiuti o di cittadini per cui risultano incongruenze e irregolarità, incrociando le varie banche dati. E il Comune decide di andarli a stanare uno ad uno. Un´operazione trasparenza.
Nella battaglia per la tassa sui rifiuti arriva la task-force di 25 esperti, contro i furbi. «Sia chiaro lo spirito di questa iniziativa – chiarisce subito l´assessore alle Risorse Strategiche Riccardo Realfonzo – Non sono un poliziotto e non amo i comuni gestiti da sceriffi. Questa è un´operazione di giustizia. Non andiamo a caccia dei cittadini, ma l´obiettivo è l´esatto contrario: è proteggere gli onesti».Palazzo San Giacomo ha già spedito, appunto, 40 mila questionari ai napoletani che, per qualche motivo non risultavano in regola con il pagamento della Tarsu. «Non definiamoli però evasori e non facciamo stime – chiede Realfonzo – perché le informazioni di base sono scarse e potrebbe essere tutto in regola. È una verifica». L´operazione ha un obiettivo preciso: «Far pagare tutti e così, speriamo già entro l´anno prossimo, abbassare le tariffe».
Realfonzo crede fino in fondo a quello che dice. Presenta personalmente la task force negli uffici di Corso Arnaldo Lucci 81, dove da una settimana c´è l´assalto dei cittadini che chiedono spiegazioni e riduzioni sulle bollette, arrivate (quest´anno) con un aumento del 62 per cento. «È stato il governo nazionale, che contro il nostro parere, ha imposto un repentino e intollerabile aumento della Tarsu, in una fase in cui oltretutto non sembra assolutamente lecito parlare di fine dell´emergenza rifiuti – - afferma l´assessore – Perciò abbiamo pensato a quest´operazione: combattere l´evasione è un dovere morale anche perché l´aumento della Tarsu fa tanto più rabbia quanto più si pensa che esiste chi non paga. Noi siamo contro questi furbi e la task-force potrà avere effetti non solo per questo aspetto, ma anche per contrastare l´evasione dell´Ici e della Cosap, il canone per l´occupazione permanente di spazi e aree pubbliche e per aiutare il passaggio da tassa a tariffa, che noi auspichiamo, anche se manca ancora una normativa nazionale a riguardo».
La task-force è composta da 25 persone specializzate e con l´esclusivo compito di individuare gli evasori. Si tratta di dipendenti comunali, provenienti in maniera volontaria da diversi uffici che, dopo un periodo di addestramento (svoltosi a settembre), sono già operativi. La squadra è stata dotata di postazioni informatiche per la consultazione delle banche dati sia interne all´amministrazione, sia esterne come il registro delle imprese e l´anagrafe tributaria.Realfonzo, ieri mattina, fa un giro al quinto piano di corso Lucci 81, nelle nuove stanze della task-force, accompagnato dalla direttrice dell´ufficio Gaetana Esposito. «Stiamo ultimando anche i dettagli di una doppia intesa – spiega l´assessore al personale – con la Guardia di Finanza e con l´Agenzia delle Entrare, proprio per attivare dei protocolli di legalità e per controlli sempre più capillari e mirati».
A fine giro l´assessore non si risparmia la fossa dei leoni. Sono le 11,20 e scende al primo piano, nel salone dove da giorni centinaia di cittadini armati di bollette, documenti e numeretto cercano giustizia agli sportelli comunali.«Assessore è un´ingiustizia – lo avvicina subito una donna, che mostra una bolletta intestata ad Antonio De Martino – Io per una casa di 20 metri quadrati devo pagare 317 euro. È un furto». E la donna mette tra le mani dell´assessore la bolletta, una piantina della casa con una parte evidenziata con un pennarello giallo e un fascicolo di carte. Con pazienza l´assessore guarda tutto. E confrontando piantina del catasto e bolletta osserva: «Signora faccia un controllo sulla bolletta c´è scritto che la sua casa è di 67 metri quadri e non di 20. Se c´è un errore, lo faccia notare e vedrà che otterrà il rimborso».Proprio sul rimborso si moltiplicano le domande dei cittadini: «Lo avremo?». «Quando?» «Ma dobbiamo pagare per forza tutta la cifra?». E Realfonzo al centro dello stanzone, mentre la fila procede lentamente e i numeri sul display scorrono, spiega: «Da quest´anno, a Napoli, la Tarsu è aumentata del 60 per cento, un incremento voluto dal governo che non potevamo evitare. Abbiamo la documentazione che prova il nostro tentativo di evitare che la tassa aumentasse, ma non c´è stato nulla da fare. Però, per i cittadini delle classi più deboli abbiamo pensato a un fondo comunale per il rimborso del pagamento, che quest´anno è passato da circa 200 mila euro a 2,5 milioni di euro. Servono ora i bandi per fare la richiesta del rimborso a cui sta lavorando l´Assessorato comunale alle Politiche sociali». «Per il passato – conclude Realfonzo – il fondo già esisteva, ma si trattava di poche migliaia di euro e i cittadini venivano rimborsati con notevole ritardo. Il rimborso potrà partire dalla fine del 2010 e trattandosi appunto di un rimborso solo dopo aver pagato la tassa». «Assessore, volesse il cielo», quasi lo prega una signora che tenta di stringergli le mani. Alle 12,15 non ci sono più domande. La sala è quieta. La task-force e i dipendenti agli sportelli sono al lavoro. L´assessore Realfonzo torna a San Giacomo.

"Così proteggiamo gli onesti"

Oggi - 8 ottobre - ho presentato la task force contro l'evasione della Tarsu. A riguardo ti invito a leggere l'articolo pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno on line.

Chi sono

Riccardo Realfonzo (1964), allievo di Augusto Graziani, è ordinario nell'Università del Sannio, dove insegna Fondamenti di economia politica e presiede il Corso di Laurea in Economia Aziendale. Nel 2008 ha fondato la rivista on line Economia e politica e da allora ne è coordinatore. Ha pubblicato decine di saggi e libri di impostazione keynesiana su temi di teoria del circuito monetario, teoria della distribuzione, economia italiana, storia dell'analisi economica. I suoi lavori sono stati pubblicati da alcune tra le principali case editrici internazionali (Macmillan, Elgar, Ashgate) e tra le più prestigiose riviste scientifiche. È stato promotore dell’appello degli economisti per la stabilizzazione del rapporto tra debito e Pil (2006) in contrasto con le politiche di abbattimento del debito pubblico; ha fatto parte del comitato scientifico di “Industria 2015”; nel 2010 ha promosso la Lettera degli economisti contro le politiche di austerità. Sulle pagine del "Sole 24 Ore" ha sostenuto la necessità di sforare il vincolo europeo sul deficit. Nel settembre 2013, ha promosso il "monito degli economisti" pubblicato dal "Financial Times". Il documento elabora una previsione: se non si pone fine all'austerity alcuni paesi europei saranno costretti ad abbandonare l'euro. È stato assessore tecnico al bilancio del Comune di Napoli e ha denunciato il sistema clientelare che continua a saccheggiare Napoli nel libro "Robin Hood a Palazzo San Giacomo". I suoi interventi critici sono stati ripresi più volte, tra gli altri, da Roberto Saviano. Ha diretto il dipartimento di scienze economiche dell'Università del Sannio. Svolge attività di editorialista per "Il Sole 24 Ore" e "L'Unità"; partecipa frequentemente a trasmissioni radio-televisive (Omnibus, UnoMattina, Rainews 24). E' membro del comitato promotore del referendum contro il Fiscal Compact.

Gli aumenti della tarsu imposti dal Governo

In merito alla questione degli aumenti della Tarsu - imposti dal Governo a tutti i Comuni della Campania - rinvio alla mia intervista al "Mattino" del 4 ottobre 2009.
Sottolineo che l'incremento della tarsu a copertura del 100% del costo del servizio fu voluto inizialmente dal governo Prodi (con decreto legge 61 del 2007) che però ne rinviò l'applicazione al 2009. Il governo Berlusconi non ha accolto le reiterate richieste del Comune di Napoli per un nuovo rinvio e con una lettera del Direttore Generale delle Finanze (la prof. F. Lapecorella) ha imposto l'applicazione immediata del decreto.

Una politica economica fallimentare

Il nostro Tremonti, con i suoi Tremonti-bond, proprio non è riuscito a rimettere in moto il mercato del credito. E le imprese italiane continuano a restare senza liquidità. A riguardo vi invito a leggere l'editoriale pubblicato da Liberazione.

Una politica economica fallimentare
di Rosario Patalano e Riccardo Realfonzo
Liberazione, 2 ottobre 2009
È di queste ore la notizia che il consiglio di amministrazione dell’Unicredit ha varato all’unanimità un aumento di capitale di 4 miliardi di euro, senza procedere – come recita il comunicato – “all’emissione di strumenti di capitale destinati alla sottoscrizione da parte del ministero dell’economia e delle finanze italiano”. In sostanza, l’operazione di aumento di capitale del più grande gruppo bancario italiano ignora completamente, come già aveva fatto l’Intesa San Paolo qualche giorno prima, lo strumento di rifinanziamento conosciuto come Tremonti Bond. Per il board di Unicredit “il clima sui mercati è cambiato e sarebbe anacronistico richiedere gli aiuti di Stato”. Nelle stesse ore uno dei primi gruppi bancari europei, Bnp- Paribas, annunciava l’emissione di nuove azioni destinati al rimborso di azioni privilegiate dello Stato francese, chiudendo così la fase del ricorso ai sussidi statali, una tendenza che si sta ormai consolidando in tutto il mondo.
Insomma, il mondo bancario sta dando un preciso segnale nel senso dell’indipendenza e dell’autonomia dal potere politico, mentre la crisi è ancora in atto. E dunque sembrerebbe già tramontata l'epoca dei Tremonti Bond, varati poco meno di un anno fa, nel bel mezzo della tempesta finanziaria. I Tremonti Bond sono obbligazioni emesse dalla banche e sottoscritte dal Tesoro che così intendeva sostenere la capitalizzazione degli istituti di credito e per questa via favorire il credito alle imprese . La sottoscrizione di questi strumenti finanziari impone alle banche una serie di vincoli: una valutazione istruttoria della Banca d'Italia, l’impegno da parte delle banche ad assicurare un flusso di crediti alle piccole e medie imprese e alle famiglie e l'adozione da parte degli istituti bancari di un codice etico che stabilisce limitazioni agli stipendi dei vertici amministrativi. Lacci e lacciuoli che evidentemente sembrano ora non necessari (lo ha dichiarato il presidente dell’Abi Corrado Faissola) e troppo costosi. Ora è più vantaggioso ricorrere alla liquidità presente nei mercati, approfittando dei "tassi zero", o alienare cespiti patrimoniali non strategici.
Con ciò di fatto fallisce completamente l’unico strumento messo in campo dal governo per orientare e controllare il mercato del credito a favore delle imprese. Mentre altri paesi hanno proceduto sulla strada delle nazionalizzazioni in modo massiccio e rapido, o hanno direttamente sostenuto l’accesso al credito delle imprese, in Italia l’intervento del governo è stato tardivo e del tutto inefficace rispetto gli scopi. I Tremonti bond in fin dei conti restano quel che sono sempre stati: una riserva assicurativa da utilizzare nel momento della difficoltà, ma non un metodo sistematico di rifinanziamento, né uno strumento concreto per indurre gli istituti di credito a fornire ossigeno all’economia depressa. Si è persa quindi una grande opportunità per ristabilire il primato di indirizzo della politica sul mercato creditizio. Il potere finanziario italiano, nato e cresciuto dal potere politico, oggi finisce per sovrastarlo completamente e neppure questa drammatica crisi è valsa ad invertire questa tendenza. Il colbertismo del nostro ministro del Tesoro si è quindi fermato definitivamente sulla soglia del potere finanziario.

Tante resistenze alla mia linea del rigore

di Riccardo Realfonzo
Corriere della Sera - Corriere del Mezzogiorno, 1 ottobre 2009

Caro Direttore, sono in molti a chiedermi lumi in questi giorni sulla situazione finanziaria e politica del Comune di Napoli. Di fronte a tante richieste, non posso che ribadire con ancor più forza quanto sostenuto nel recente passato: i dati contabili e i relativi segnali politici indicano che stiamo attraversando una fase ad alto rischio, ed è giunto il tempo di lanciare un allarme ulteriore, sul piano sia del bilancio che della gestione politica in corso.
Sul versante finanziario, è nota a tutti la pesante eredità delle gestioni passate. Ed oggi la crisi aggrava ogni problema, poiché riduce le entrate e al tempo stesso accresce le esigenze di sostegno ai ceti disagiati. A livello nazionale, insisto, occorre farla finita con le finanziarie “light” e le operazioni a somma zero di Tremonti: i principali istituti internazionali ci dicono che il governo italiano è irresponsabilmente fermo, proprio nel momento in cui urge una concreta svolta di politica economica espansiva. A livello locale ci hanno invece tolto quasi ogni autonomia, e dovremo quindi necessariamente proseguire lungo la linea del rigore. In questo senso, immediatamente dopo il mio insediamento abbiamo operato forti tagli agli sprechi con il previsionale 2009, abbiamo iniziato una lotta senza quartiere ai debiti fuori bilancio con la delibera del giugno scorso, abbiamo effettuato ingenti cancellazioni di crediti inesigibili che gonfiavano le possibilità di spesa e, con l’ultimo consuntivo, abbiamo applicato l’intero avanzo di amministrazione 2008 al fondo svalutazione crediti. Ed ancora, per affrontare l'emergenza economico-finanziaria abbiamo agito anche rispetto alle società partecipate, spingendole verso un uso sempre più efficiente delle risorse e monitorando attentamente l’attività degli amministratori. In particolare, nella manovra di assestamento che presento in questi giorni viene aggredito e risolto il nodo della società Napoli Servizi. Si tratta di una società al 100% del Comune, con circa 1500 dipendenti, che offre – tra gli altri - servizi di pulizia, vigilanza e manutenzione. Ebbene, il rapporto con questa società è stato sin qui assai insoddisfacente: si pensi che solo nel 2008 da esso sono scaturiti circa 40 milioni di debiti fuori bilancio. Con questa manovra di assestamento affrontiamo finalmente il problema implementando l’attività di controllo e assegnando un budget che non potrà essere sforato in modo da risolvere alla radice la questione della creazione di debiti fuori bilancio.
Vengo però adesso ai segnali politici degli ultimi tempi. È inutile negare che questa linea di rigore nella gestione del bilancio comunale incontra non poche resistenze da parte di settori politici e amministrativi che si illudono ancora di poter prosperare grazie alla espansione dei debiti fuori bilancio, agli sprechi e all’erogazione di prebende verso una città in gravissimo affanno. L’impressione di molti è che in parte per le tensioni e i riassetti in corso con il congresso del Pd, in parte per l’approssimarsi delle elezioni regionali, il centro-sinistra stia ripiegando nuovamente su sé stesso. Il rischio è che si punti a rimettere in moto i vecchi e ormai deteriorati meccanismi di formazione del consenso, e che si chiudano definitivamente i canali di comunicazione con le forze vive della società. Se così fosse ci troveremmo di fronte a un grave errore. Il punto da comprendere è che la politica della finanza facile e della spesa improduttiva non soltanto è inqualificabile sul piano morale, ma probabilmente è anche ormai inefficace sul piano della costruzione del consenso politico.
E’ opinione mia, e dei tanti che si sono raccolti in questi mesi attorno all’azione innovatrice dell’Assessorato al Bilancio, che solo grazie a una gestione finanziaria rigorosa e a un uso efficiente delle risorse scarse si potranno creare spazi di manovra per gli investimenti produttivi, per il buon funzionamento dei servizi e per la difesa dei ceti sociali maggiormente colpiti dalla crisi. Solo attraverso una linea di trasparenza e rigore si potrà tentare di ricostituire un rapporto di fiducia con i cittadini e di aprire un dialogo vero con le forze sociali e intellettuali migliori della città. La crisi finanziaria e la crisi politica sono insomma due facce del medesimo problema. La nostra proposta di soluzione per uscire dall’attuale situazione è quella che abbiamo avanzato fin da gennaio: “rigore nel pubblico per la difesa del pubblico”. Che vuol dire, per esempio, azioni coordinate di forte intervento sulla vivibilità urbana (strade, trasporti, igiene), ma anche la “messa in sicurezza” dei servizi pubblici essenziali (in particolare del servizio idrico) rispetto alle mire dei veri “rapaci”, vale a dire degli aspiranti monopolisti privati, incapaci di far profitti in condizioni di concorrenza e desiderosi di guadagnare posizioni di rendita attraverso il controllo dei servizi pubblici. È mia convinzione che se non superiamo queste due emergenze, se non aggrediamo il problema politico-finanziario e non diamo prova di una decisa volontà di cambiamento, consegneremo con certezza la regione e poi la città alle destre. Sappiamo che nel centro-sinistra esiste una diffusa consapevolezza delle questioni che abbiamo sollevato. L’auspicio è che le azioni future siano conseguenti.