Per il Piano Strategico della Città Metropolitana di Napoli
Convegno pubblico organizzato dalla Scuola di Governo del Territorio
Martedì 27 marzo 2018
"dissento da quello che gli economisti americani chiamano mainstream, il comune modo di pensare della maggioranza. La nuova generazione di economisti, purtroppo, è fatta di conformisti" (Augusto Graziani)
A Napoli De Magistrs ha scassato tutto. Conversazione con Riccardo Realfonzo
A Napoli De Magistrs ha scassato tutto. Conversazione con Riccardo Realfonzo
di Luciano Capone
Il Foglio, 9 marzo 2018
di Luciano Capone
Il Foglio, 9 marzo 2018
Roma. “Abbiamo scassato tutto”, gridava
Luigi de Magistris dopo la trionfale elezione a sindaco di Napoli nel 2011. Ora
ha scassato anche il bilancio. Le sezioni riunite della Corte dei Conti hanno
respinto il ricorso del comune contro la violazione del saldo di finanza
pubblica del 2016, una decisione che può portare il comune al dissesto. De
Magistris si ribella e annuncia “la più grande mobilitazione che la città
di Napoli dal dopoguerra in poi abbia conosciuto”. La manifestazione sotto
Montecitorio contro i debiti di qualche giorno fa “è stata solamente un
prosecco accompagnato da una tartarre”. Ancora una volta, un po’ Masaniello e
un po’ Che Guevara, rilancia l’idea della “città ribelle”, ma il problema della
protesta quando non diventa cambiamento concreto è che finisce per
schiantarsi con la realtà. “La situazione è molto grave – dice al Foglio
Riccardo Realfonzo, economista dell’Università del Sannio – c’è un buco di
bilancio drammatico”. Realfonzo è l’ex assessore al bilancio della prima giunta
De Magistris, da cui se n’è andato a seguito di conflitti dopo un anno. Il
sindaco dice che è colpa di chi l’ha preceduto. “Certamente De Magistris ha
raccolto una eredità difficile, ma il buco nel 2011 era ancora arginabile. Su
queste questioni De Magistris alza sempre cortine fumogene. Il punto è
che la delibera di ottobre della Corte dei Conti spiega che nel 2016 si è
omesso di dichiarare circa 250 milioni di debiti fuori bilancio”. Il sindaco
dice che è un vecchio debito che risale al 1981. “Guardi, intanto c’è il
principio di continuità amministrativa. E’ un po’ come se il prossimo
Presidente del Consiglio volesse disconoscere il debito pubblico italiano.
Inoltre, i debiti del consorzio Cr8 del post-terremoto, cui lui si riferisce,
sono meno di 90 milioni, mentre oltre 100 milioni di debiti non riconosciuti
risalgono al periodo attuale. E la mancata dichiarazione di quei debiti,
sottolinea la Corte, ha permesso di incrementare la spesa attuale…”. Nel
privato sarebbe una specie di falso in bilancio? “Sarà la magistratura a
chiarirlo. Certo che la delibera della Corte campana non parla solo di errori,
ma allude ripetutamente a gravi problemi di legalità e scarsa trasparenza dei
bilanci”. E adesso che succede? “Per cominciare ci sarà un taglio dei trasferimenti
al Comune pari allo squilibrio registrato. Bisogna aspettare le motivazioni
della sentenza per saperne la grandezza. Se il taglio fosse consistente il
Comune avrebbe enormi difficoltà ad approvare il bilancio di previsione a fine
mese. Poi si vedrà se la Corte approverà il nuovo Piano di Riequilibrio…”. Si
va verso il dissesto? “Quando mi insediai come assessore al bilancio nel 2011
feci fare una due diligence che chiariva che o si mettevano in campo riforme
radicali oppure il Comune sarebbe andato in dissesto. Spese troppo elevate,
sprechi, società partecipate in ginocchio, incapacità di riscossione, grande
evasione di tasse e tariffe. Ma c’erano difficoltà e resistenze e il sindaco
preferì tenere le mie proposte di riforma nel cassetto. L’ultimo atto che
disposi, prima di lasciare l’incarico nell’estate del 2012, fu una delibera che
imponeva una ricognizione straordinaria del buco di bilancio, che fu poi quantificato
in 850 milioni di euro. Già allora sarebbe stato opportuno e doveroso
dichiarare il dissesto”. Ma lei è un
economista keynesiano, il suo sembra il piano di un falco dell’austerity. “Per
carità, non confondiamo le cose. Gli strumenti di politica espansiva sono in
mano agli Stati, i Comuni possono ben poco. E poi due più due deve fare quattro
per un economista di qualunque formazione”. Il sindaco scelse di fa saltare lei
e affidarsi alla creatività più che all’aritmetica. “E così facendo il buco è
passato da 850 milioni a oltre 2,5 miliardi, come precisa la Corte. In assenza
di riforme e capacità amministrative non poteva che andare così. Poi alcuni
decreti dei governi Pd, ultimo lo spalma-debiti, hanno permesso che l’agonia si
prolungasse. Il dramma è che il conto non lo ripiana il governo, ma lo pagano i
cittadini. E a Napoli le tasse e le tariffe già sono ai massimi, mentre i
servizi locali, dal sociale ai trasporti, sono assenti”. (l. cap).
Non sono tutti debiti del passato. Intervista a Riccardo Realfonzo
Non sono tutti debiti del passato. Intervista a Riccardo Realfonzo
di Titti Beneduce
Corriere del Mezzogiorno, 8 marzo 2018
di Titti Beneduce
Corriere del Mezzogiorno, 8 marzo 2018
Nel 2011, quando
era assessore, lei propose di dichiarare il dissesto per evitare conseguenze più
pesanti per la città. La sua linea non passò. Crede che se la sua proposta
fosse stata accolta oggi Napoli sarebbe fuori dal guado?
Inizialmente, nel 2011 illustrai al Sindaco con dovizia la
condizione grave in cui versava il Comune. Chiarii che o si introducevano
riforme incisive, che pure proposi nel dettaglio, o sarebbe scattato il
dissesto. Fu fatto poco o nulla, nonostante le insistenze mie e di altri assessori.
Il mio ultimo atto da assessore fu ordinare una ricognizione dei conti che
portò nell’autunno 2012 a quantificare un buco di bilancio di 850 milioni. A
quel punto il Comune era di fatto in dissesto. Sarebbe stato doveroso
dichiararlo subito, per evitare aumenti continui di tasse e tariffe, lo
stillicidio di pratiche contabili a dir poco discutibili, l’azzeramento dei
servizi pubblici locali cui abbiamo assistito, a cominciare dai trasporti.
D’altronde, la mancata dichiarazione di dissesto ha fatto ampliare il buco di
bilancio, che a fine 2016 ha superato i due miliardi e mezzo.
Cosa pensa di
questa sentenza delle Sezioni Riunite?
Non conosciamo ancora il dispositivo di questa sentenza. Ciò che
è chiaro è che essa dà ragione alla Sezione Campana della Corte dei Conti, la
quale nell’ottobre scorso aveva emesso una delibera pesantissima che metteva a
nudo la verità dei conti e smascherava talune procedure contabili del Comune. In
particolare, la sentenza con cui le Sezioni Riunite condannano il Comune riguardano
i debiti fuori bilancio maturati nel 2016. Si tratta di oltre 250 milioni di debiti
che, a differenza di ciò che prevede la legge, non sono stati coperti da
opportuno stanziamento in quell’anno ma ignorati, trasferiti al futuro,
ampliando la capacità di spesa e violando – scrive la Corte – le norme sulla
verifica degli equilibri.
Ma è vero che si
trattava di debiti del passato?
In parte, come nel caso del famoso debito verso il Consorzio
Cr8. Ma per oltre cento milioni quei debiti si erano formati nel corso
dell’ultimo periodo. E comunque le norme di tutto il mondo prevedono che vecchi
o nuovi che siano, piaccia o meno, i debiti non possono essere ignorati.
Quali sono le
conseguenze di questa sentenza?
Gli effetti sicuri della sentenza sono il taglio dei
trasferimenti al Comune di Napoli per un importo pari allo sforamento
quantificato dalla Corte; il blocco delle assunzioni programmate; il blocco
degli investimenti. La delibera della Corte dei Conti campana dell’ottobre
scorso arrivava poi a ipotizzare responsabilità personali degli amministratori
in carica “consistenti – sono parole della Corte – nell’avere deliberatamente
conseguito il rispetto del saldo obiettivo dissimulando il suo sforamento” e
rinviando con ciò alla Procura. Di certo
vi dovrebbe essere il taglio del 30% delle loro indennità. Vedremo se ci
saranno azioni di danno erariale. L’individuazione di altre eventuali più gravi
responsabilità spetta ovviamente alle autorità competenti.
Ma il taglio dei
trasferimenti può portare alla dichiarazione formale di dissesto?
Non conosciamo ancora l’entità del taglio. Se fosse molto ampio,
come è possibile ipotizzare, esso avrà un impatto pesante sui disastrati conti
del Comune creando gravissime difficoltà nel deliberare il bilancio di
previsione a fine mese, portando al limite al dissesto. Ma forse vi è un’altra maggiore
insidia.
A cosa si riferisce?
Vede, la Sezione campana della Corte dei Conti ha una conoscenza
tecnica molto approfondita dello stato dei conti del Comune. E per questo già
nel 2013 aveva bocciato il Piano di Riequilibrio e chiesto lo stato di
dissesto. Ma a quell’epoca le Sezioni romane, sorprendentemente, ribaltarono la
decisione. Oggi, invece, Roma dà ragione alla Corte campana. Ebbene, chiunque
abbia letto la delibera 140 dell’ottobre scorso, sa bene che la Corte campana
non solo ha messo a nudo lo stato fallimentare dei conti del Comune ma ha anche
sollevato pesanti perplessità sul piano della legalità e della trasparenza dei
conti. In primavera questa stessa Corte dei Conti campana dovrà approvare il
nuovo Piano di Riequilibrio deliberato dalla Giunta comunale il mese scorso. Mi
domando: lo approverà?
Quota salari e regime di accumulazione in Italia
Quota salari e regime di accumulazione in Italia
di Rosa Canelli e Riccardo Realfonzo
Economia e Politica, 9 febbraio 2018
[clicca qui]
di Rosa Canelli e Riccardo Realfonzo
Economia e Politica, 9 febbraio 2018
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The appeal: Overcoming the Fiscal Compact for a new European development
The appeal: Overcoming the Fiscal Compact for a new European development
by Philip Arestis (University of Cambridge), Jean-Paul Fitoussi (Sciences Po Paris), Mauro Gallegati (Università Politecnica delle Marche), Alan Kirman (EHESS Paris), Heinz D. Kurz (University of Graz), Marc Lavoie (Université Paris 13, Université d’Ottawa), Riccardo Realfonzo (Università del Sannio), Louis-Philippe Rochon (Laurentian University Canada), Roberto Romano (CGIL Lombardia, Està), Mario Seccareccia (Université d’Ottawa), Willi Semmler (New School, New York), Leonello Tronti (Università di Roma Tre) and others
Economia e Politica, December 15, 2017
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by Philip Arestis (University of Cambridge), Jean-Paul Fitoussi (Sciences Po Paris), Mauro Gallegati (Università Politecnica delle Marche), Alan Kirman (EHESS Paris), Heinz D. Kurz (University of Graz), Marc Lavoie (Université Paris 13, Université d’Ottawa), Riccardo Realfonzo (Università del Sannio), Louis-Philippe Rochon (Laurentian University Canada), Roberto Romano (CGIL Lombardia, Està), Mario Seccareccia (Université d’Ottawa), Willi Semmler (New School, New York), Leonello Tronti (Università di Roma Tre) and others
Economia e Politica, December 15, 2017
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