Presentazione del Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno

Lunedì 1 dicembre parteciperò alla presentazione del Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno. Sarà l'occasione per ribadire che le tendenze all'allargamento del dualismo tra centri e periferie ormai riguardano l'intera eurozona, come chiarito nel "monito degli economisti" pubblicato dal Financial Times.

Un mio impegno alle regionali in Campania?

Leggo sui giornali di un mio possibile coinvolgimento nelle elezioni regionali in Campania. A riguardo, tengo a precisare di avere effettivamente ricevuto una proposta in questo senso da autorevoli esponenti del centrosinistra, schieramento al quale in passato ho più volte offerto il mio contributo di studioso che non si sottrae al dovere di impegnarsi per la propria comunità. Tuttavia, ho preferito declinare la proposta. Infatti, prima ancora di considerare la praticabilità di un simile percorso sul piano strettamente personale, ho chiarito che non potrei comunque prendere parte ad alcuna iniziativa politico-elettorale del centrosinistra che vedesse coinvolte anche le frange politiche vicine all’attuale amministrazione del Comune di Napoli, che hanno dimostrato un marcato connotato demagogico e opportunistico. Anche io infatti credo, come il professore Massimo Villone che è intervenuto ieri sulla stampa, che per costruire una nuova prospettiva nella nostra Regione sia indispensabile un'alleanza tra il Partito Democratico e le altre forze di centrosinistra in grado di esprimere una cultura di governo e fornire un serio contributo di idee per rilanciare il tessuto economico-sociale campano. Ritengo che questa alleanza costituirebbe la soluzione in grado di scongiurare tentazioni di apertura a destra e al tempo stesso credo che il coinvolgimento di frange populistiche non solo penalizzerebbe elettoralmente il centrosinistra ma rappresenterebbe un ostacolo al buon governo della Campania.
(6 novembre 2014)


(Corriere del Mezzogiorno, 6 novembre 2014)

Napoli, i debiti crescono e non è detto che il dissesto si potrà evitare

Napoli, crescono i debiti di de Magistris e non è detto che il dissesto si potrà evitare. Intervista a Riccardo Realfonzo
Corriere del Mezzogiorno, 2 novembre 2014

Professore Realfonzo, le piace la versione on the road del sindaco reintegrato de Magistris?
Come la versione precedente, per nulla. Dico solo che il populismo più estremo non farà dimenticare ai napoletani questi tre anni di disastro amministrativo e tutte le promesse tradite.
Il sindaco, intanto, ha annunciato di voler lavorare ad una nuova maggioranza.
Ormai è chiaro che la politica partenopea è affollata di soggetti pronti a vendersi per un piatto di lenticchie. La nota peggiore di questa fase è stata la totale assenza di iniziativa politica dei partiti di opposizione e purtroppo anche della società civile.
Intanto le Sezioni Riunite della Corte dei Conti sottolineano che il buco di bilancio del Comune ha radici antiche. Prima dell’avventura con de Magistris lei è stato per un anno assessore al bilancio con la Iervolino, cosa ne pensa?
Che le casse comunali facessero acqua da tutte le parti lo denunciai io nel 2009, in solitudine. Appena assunsi l’incarico nella Giunta Iervolino, esaminati i conti, chiarii che il Comune era sull’orlo della bancarotta e mi misi al lavoro per risanare. Ma dopo alcuni risultati, fui bloccato perché proponevo misure incompatibili con la politica clientelare. Provavo a bloccare i debiti fuori bilancio e gli sperperi delle società partecipate, volevo la verità sui conti.
In che senso fu bloccato?
Le racconto una vicenda non nota. In quel periodo, il tentativo di ostacolare la mia azione veniva dall’interno e dall’esterno del Palazzo. Tra gli altri vi era un cronista locale che sviluppò una campagna di stampa. La cosa raggiunse il culmine sul consuntivo 2008, quando sulla scorta di miei indirizzi, gli uffici decretarono la cancellazione di oltre 200 milioni di crediti fasulli del Comune, multe e tributi non riscossi. Il cronista in questione mi attaccò, fino a sostenere che con quell’operazione avevo prodotto un danno erariale. Lo denunciai per il reato di diffamazione. 
E come è andata a finire?
I magistrati incaricarono la Guardia di Finanza di indagare e il loro rapporto diede pienamente atto della azione positiva che avevo compiuto. Oggi il giornalista risulta rinviato a giudizio.
De Magistris dice che lui non conosceva la condizione delle casse prima di diventare sindaco
Ridicolo. Presentò persino il mio libro "Robin Hood a Palazzo San Giacomo", in cui le ragioni del buco di bilancio sono spiegate in dettaglio. Poi, appena insediata la Giunta, feci redigere una due diligence che confermava che o si varavano le riforme incisive che gli proposi o si sarebbe giunti al dissesto.
E poi?
Fu mal consigliato, si convinse che io fossi ostile alle sue ambizioni e volessi bloccarlo sugli eventi. La rottura fu definitiva quando feci passare la famosa delibera 388 del 25 maggio 2012, che bloccava l’esecutività del bilancio di previsione e imponeva una ricognizione straordinaria dei residui attivi, imponendo finalmente una pulizia approfondita del bilancio.
De Magistris reagì male?
Fu una battaglia feroce, nella quale fui sostenuto a spada tratta da Narducci e da pochi dirigenti. Subito dopo, Narducci si dimise, i dirigenti furono epurati, e io tornai a casa.
Poi il Comune ha aderito al salva-Comuni per evitare il dissesto e predisposto il Piano di riequilibrio
Il punto è che il Piano non funziona, punta su entrate immaginarie e non prevede riforme. Ciò è stato rilevato dalla sezione regionale della Corte dei Conti che aveva bocciato il Piano e stava avviando il dissesto. 
Però le Sezioni Riunite hanno capovolte le cose, respingendo la delibera della Corte campana, come mai?
Guardi, i magistrati contabili campani conoscono i meccanismi amministrativi del Comune e avevano condotto un’analisi stringente del documento, alla luce delle vicende che ci hanno portato di fatto a un nuovo dissesto, dopo quello del 1993. Le Sezioni Riunite hanno scelto un approccio diverso, sorvolando sostanzialmente sulla sostenibilità del Piano così come sottopostogli e riponendo grande fiducia sulla sua adattabilità nel lungo periodo.
Può fare un esempio?
La vendita del patrimonio immobiliare, decisivo nel Piano perché si prevede di incassare 750 milioni. La Sezione campana aveva criticato queste previsioni, anche per l’assenza di un cronoprogramma delle vendite e per la presenza di una serie di vincoli ignorati. Invece per le Sezioni Riunite si tratta di aspetti secondari, perché - sono loro parole - “non assume rilevanza la specificazione della singola risorsa o del singolo intervento di spesa, purché sia evincibile la capacità dell’ente di raggiungere la monetizzazione pianificata”.
Per le Sezioni Riunite il Piano di de Magistris è definitivamente promosso?
No, le stesse Sezioni Riunite sottolineano che la legge prevede un monitoraggio sull’attuazione del Piano, la cui eventuale bocciatura potrà riportarci alla dichiarazione formale di dissesto. E oggi sappiamo che le riscossioni diminuiscono, che la vendita di quote di partecipazioni azionarie ai privati per 50 milioni è una bufala, che i debiti fuori bilancio sono schizzati verso l’alto e vengono finanziati, con una operazione di “finanza creativa”, mediante entrate degli anni futuri.