I fondi pensione? Solo 4 miliardi sull'Italia. Incentivi per investire. Intervista a Riccardo Realfonzo

I fondi pensione? Solo 4 miliardi sull'Italia. Incentivi per investire. Intervista a Riccardo Realfonzo

di Enrico Marro

Corriere della Sera, 24 gennaio 2023


Presidente, è partito il confronto sulla riforma delle pensioni. Mi pare però si manifesti un paradosso. I sindacati chiedono di abbassare l’età pensionabile. Anche il programma elettorale del centrodestra lo prevede, ma il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, avverte che l’equilibrio del sistema è a rischio per il calo del rapporto tra attivi e pensionati. Come se ne esce?
«Aumentando i lavoratori attivi – risponde l’economista Riccardo Realfonzo, presidente di Cometa il più grande fondo pensione di categoria (metalmeccanici) -. In Italia il tasso di partecipazione al lavoro è tra i più bassi in Europa. Di questo passo arriveremo a un lavoratore per un pensionato e questo non è sostenibile. Bisogna allargare la base produttiva del Paese, minata da trent’anni di politiche di austerità».
In questo quadro che ruolo può svolgere la previdenza integrativa?
«Un ruolo straordinario. Al momento la raccolta dei fondi supera i 200 miliardi di euro. Ma solo 4 sono investiti in obbligazioni e azioni di imprese del nostro Paese, perché i cda dei fondi inseguono le maggiori opportunità presenti all’estero. E così il nostro risparmio alimenta la crescita altrove. Per questo da tempo ho proposto di creare un meccanismo che incentivi gli investimenti dei fondi pensione nell’economia reale del Paese, mediante l’introduzione di una garanzia di rendimento, con una soglia sotto la quale interverrebbe lo Stato coprendo il differenziale. Tale soglia dovrebbe essere commisurata alla rivalutazione del Tfr nel lungo periodo. Le parti sociali nell’industria metalmeccanica chiedono a gran voce politiche industriali. Questo potrebbe essere uno degli strumenti per finanziarle».
Nel 2022 il rendimento degli accantonamenti per la liquidazione, il Tfr appunto, è stato di circa il 10%, battendo i fondi pensione.
«L’anno scorso è stato disastroso per i mercati finanziari. Ma quello che interessa, come dicevo, è l’andamento di lungo periodo, dove i fondi si confermano convenienti».
Finora i fondi pensione si sono diffusi soprattutto tra i lavoratori più garantiti, quelli che in teoria ne avrebbero meno bisogno. Come si fa a diffonderli tra gli altri, in particolare i giovani?
«Molto utile sarebbe la reintroduzione di un meccanismo silenzio assenso di sei mesi: se il lavoratore non sceglie tra Tfr e fondo pensione, viene automaticamente iscritto al fondo. Ma servirebbe anche ridurre la tassazione. Oggi i rendimenti annuali sono soggetti a un prelievo del 20%, ridotto al 12,5% per i titoli di Stato; poi scatta la tassazione sulle prestazioni. Si dovrebbe intervenire per ridurre il carico fiscale sui fondi a partire dalla detassazione dei rendimenti in fase di accumulo. Poi c’è un problema drammatico che riguarda i giovani che, a causa dei rapporti di lavoro precari, rischiano di avere pensioni da fame. Occorrerebbe riportare al centro il contratto a tempo indeterminato e in ogni caso introdurre una pensione di garanzia pubblica per evitare queste situazioni». 
Come si prospetta il 2023 per Cometa?
«Bene. Con 460mila iscritti e un patrimonio di oltre 13 miliardi siamo il primo fondo italiano. Abbiamo fatto un grande lavoro di rivisitazione dei comparti, tenendo conto della volatilità dei mercati e dando maggiore spazio di manovra ai nuovi gestori perché la nostra prima mission e l’aumento dei rendimenti. Quest’anno, inoltre, porteremo a regime la nostra nuova politica di voto per una finanza realmente sostenibile».
Può spiegare?
«Parteciperemo a oltre 200 assemblee di società di cui possediamo pacchetti azionari, per affermare i valori e il modello sociale avanzato convenuto con il contratto dei metalmeccanici. Interverremo col nostro voto a sostenere quelle delibere che vanno nella direzione di salute e sicurezza sul lavoro, crescita occupazionale, stabilità occupazionale, tutela dei migranti, pari opportunità, welfare aziendale, difesa dell’ambiente, trasparenza dei modelli di governance. E se la conduzione aziendale fosse contraria ai nostri principi, spiegheremo le ragioni del voto contrario e arriveremo al disinvestimento».

I problemi al San Carlo e il dovere della trasparenza. La petizione per la collaborazione tra le Istituzioni? La firmo anche io!

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di Adolfo Pappalardo

Il Mattino, 24 gennaio 2023




Professor Realfonzo, circola un appello sul San Carlo: contro gli attacchi e per la collaborazione tra Comune e Regione. 

«L’ho visto, mi pare ottimo. Si può inserire il mio nome tra i firmatari? La collaborazione tra Comune e Regione, con lo Stato, e possibilmente con l’aiuto di privati, è essenziale per l’affermazione internazionale di una straordinaria istituzione culturale come il San Carlo».

Sì ma con la sua bocciatura al bilancio previsionale per il 2023 si è consumato un attacco della Regione al Teatro.

«Questo è un modo di vedere che travisa le cose. Buttando tutto in politica si finisce col distogliere l’attenzione dal tema vero. Chiunque leggerà il mio parere sul documento previsionale, che ormai è stato fatto ampiamente circolare, potrà notare che le perplessità e le critiche che avanzo sono puntuali, specifiche, di merito. Chiedere una gestione rigorosa, efficiente e verificare che le norme siano sempre rispettate è nell’interesse del San Carlo. Altro che politica, chi ama il San Carlo pretende rigore e trasparenza».

Le risposte della Fondazione e del sindaco non l’hanno convinta?

«Ma di quali risposte parliamo? I comunicati e le dichiarazioni che ho letto sono di carattere politico. Risposte nel merito dei punti che ho sollevato non ne ho avute. Anzi, ho messo a verbale la richiesta di una serie di documentazioni e le sto ancora aspettando».

Quindi il bilancio di previsione contiene problemi rilevanti?

«Altroché. Vede, il bilancio non poteva essere approvato. Tanto per cominciare, in entrata vengono iscritti 7 milioni di finanziamenti regionali. Ma la Regione ha stanziato 5 milioni. Il 19 gennaio, come consigliere di nomina regionale, ho chiarito come al momento non vi sono altri stanziamenti e che, se verranno, saranno certamente inferiori agli ulteriori due che si leggono nel previsionale. Mi sono meravigliato, quando il sindaco, anziché rinviare la decisione, almeno per aggiornare il documento, lo ha posto in votazione».

Però i recenti bilanci del passato si sono chiusi in pareggio.

«Qui parliamo del bilancio di previsione per il 2023, non dei conti del passato. E poi attenzione: io posso sempre avere che il bilancio di un ente si chiude in pareggio, magari grazie a lauti finanziamenti pubblici, ma poi nelle sue pieghe ci sono procedure discutibili e inefficienze». 

Quali sono le altre cose rilevanti che lei ha evidenziato?

«Una serie di previsioni di costi particolarmente ridotti, sui quali avevo già chiesto informazioni. Ma ad esempio anche la previsione delle entrate da bigliettazioni e abbonamenti, previste in crescita nel 2023 nonostante il fatto che il Teatro sia chiuso per 3 mesi. Poi c’è la spesa del personale e del piano di assunzioni su cui ho chiesto chiarimenti. La realizzazione della pianta organica è cosa positiva, ma deve poggiare su basi finanziariamente solide e bisogna verificare che rispetti procedure e i limiti di spesa».

Quindi c’è la questione dei costi dei dirigenti su cui tanto si è discusso anche in passato. 

«Infatti. Non si capisce perché sia stata introdotta la figura del direttore generale, quando la legge attribuisce quelle stesse funzioni al Soprintendente, e nonostante siano presenti diverse altre figure dirigenziali, a cominciare dal direttore amministrativo. Si tratta di un extracosto a mio avviso ingiustificato, e non deliberato dal Consiglio di indirizzo. La questione è rilevante se consideriamo che il Soprintendente ha un compenso fissato al massimo consentito dalla legge.

Al massimo?

«Sì, la legge fissa il limite in 240mila euro tutto incluso. E qui c’è anche un piccolo mistero su cui sarà meglio fare chiarezza. Gli uffici regionali hanno verificato che fino a qualche giorno fa sul sito del San Carlo, nella sezione amministrazione trasparente, si leggeva che lo stipendio era fissato in euro 240mila, ma si faceva riferimento anche a un costo per l’abitazione di 36mila euro. Questa indicazione della casa sembra ora scomparsa dal sito. Probabilmente si trattava di un costo incluso nei 240mila o magari di un errore. Meglio chiarire».

Perché ho votato no al bilancio del Teatro San Carlo

 Perché ho votato no al bilancio del Teatro San Carlo

Napoli, 20 gennaio 2023

Alcuni hanno interpretato il mio voto negativo al bilancio previsionale del Teatro San Carlo come l'esito di un conflitto istituzionale. La verità è che ho cercato di fare al meglio il mio lavoro, con lo spirito di sempre: ricerca della massima efficienza e rigore nell'utilizzo delle risorse pubbliche, trasparenza, intransigenza nel rispetto delle norme. Chi vuole sapere perché ho votato NO al bilancio del San Carlo deve avere la pazienza di leggere con MOLTA attenzione la dichiarazione che ho letto ieri mattina in Consiglio e che ho depositato a verbale (Consiglio di Indirizzo del 19 gennaio 2023):
"Desidero motivare le ragioni del mio voto negativo sulla proposta di bilancio di previsione della Fondazione Teatro di San Carlo per il 2023, all’odg nel Consiglio di Indirizzo di oggi.
Prima tuttavia mi sia consentito formulare l’auspicio che nelle prossime circostanze il Collegio dei Revisori possa riunirsi prima che il Comitato di Indirizzo venga chiamato ad esprimersi sul bilancio di previsione. Dall’ultimo verbale del Collegio – il n. 272 del 19 dicembre 2022 – desumo infatti che l’analisi del bilancio di previsione 2023 da parte del Collegio è avvenuta nel pomeriggio del 19 dicembre, mentre il Consiglio era convocato al mattino.
In premessa aggiungo anche che in occasione della riunione del Consiglio del 20 dicembre scorso, la prima alla quale ho partecipato, ho richiesto a verbale una serie di chiarimenti e informazioni relativi al documento previsionale. In data 22 dicembre ho ricevuto dal Direttore Amministrativo via mail una breve nota, non firmata, contenente solo alcune parziali risposte ai miei quesiti. 
Entro ora nel merito delle ragioni del voto contrario al bilancio di previsione.
In primo luogo, lo studio della documentazione fattami pervenire dalla Direzione Generale per le Politiche Culturali e il Turismo della Regione Campania mi ha permesso di ricostruire alcune decisioni del passato che impattano anche sul bilancio di previsione 2023 e che sono state già oggetto di critica da parte del precedente Consigliere indicato dalla Regione Campania, l’avvocato e allora Capo di Gabinetto della Regione Maurizio Borgo, come da verbale del Consiglio di Indirizzo del 14 gennaio 2022 proseguito in data 20 gennaio 2023. Il riferimento è alla nomina del Direttore Generale nella persona della dott.ssa Spedaliere da parte del Soprintendente, con determinazione del 1° aprile 2020, avvenuta senza preventivo esame da parte del Consiglio di Indirizzo e senza che tale decisione sia stata sottoposta a ratifica. Cosa tanto più significativa considerato che la figura del Direttore Generale non è prevista dallo Statuto della Fondazione, che viceversa assegna le funzioni in questione al Soprintendente. Poiché la dott.ssa Spedaliere aveva un precedente incarico presso la Fondazione in qualità di Dirigente del Settore Marketing e poiché a quanto sembra di desumere l’importo del nuovo contratto è ben più oneroso, ne consegue che il bilancio dell’ente è stato appesantito, a mio avviso impropriamente, di un rilevante extra costo. Si tratta di una vicenda di cui, come noto, è stata resa edotta la Corte dei Conti dalla Regione con comunicazione del 3 febbraio 2022. Al fine di avere contezza completa della vicenda, e conoscere l’impatto esatto sui conti della Fondazione, chiedo di ricevere dettaglio dei contratti del Soprintendente e del Direttore Generale, precisando anche gli eventuali benefit monetari e non monetari riconosciuti. Fino a qualche giorno fa, infatti, il sito riportava la notizia di un compenso in natura aggiuntivo al Soprintendente, consistente nella disponibilità di un alloggio, per un valore di 36 mila euro. Si segnala a tal fine la vigenza dell’art. 5 c. 4 del d.l. 83/2014.
Colgo a riguardo l’occasione di notare che gli uffici regionali - segnatamente la Direzione Generale per le Politiche Culturali e il Turismo - non dispongono di tutte le documentazioni necessarie e in alcuni casi richieste alla Fondazione. Anche una ultima richiesta di documentazioni ha registrato una risposta non positiva da parte del Soprintendente; il riferimento è a una lettera del 7 dicembre 2022 indirizzata al dirigente regionale di staff 93 DG 12. A riguardo, invito a far pervenire le documentazioni richieste dalla Regione la quale, attribuendo ingenti risorse pubbliche alla Fondazione, ha doveri rigorosi di controllo e rendicontazione.
Sotto questo aspetto, per mia completezza di informazioni, colgo l’occasione per richiedere il calendario delle convocazioni del Consiglio di Indirizzo degli ultimi 3 anni e le relative verbalizzazioni.
Sussistono poi altre ragioni di perplessità sulla redazione del previsionale che determinano l’espressione contraria di voto.
Il Budget 2023 è costruito con il discutibile criterio del finanziamento storico per la determinazione delle entrate. Sarebbe più prudente, e a mio avviso più corretto, ricorrere a un principio maggiormente prudenziale, anche con specifico riferimento al contributo della Regione Campania. È infatti ben noto che negli scorsi anni la Fondazione ha tratto grande vantaggio da un impegno straordinario della Regione. Basti pensare che nel 2022 la Regione Campania ha erogato contributi per 7 milioni di euro alla Fondazione, tra risorse a bilancio e fondi POC, mentre contemporaneamente la Regione Lombardia destinava poco più di un milione e ottocentomila euro al teatro Alla Scala. Con quel finanziamento la Regione Campania si accollava sostanzialmente, da sola, circa il 20% dei costi complessivi annui della Fondazione. Assumere una conferma di questo stanziamento è certo eccessivo, anche considerate le dichiarazioni a verbale del precedente Consigliere di nomina regionale il quale ha più volte fatto riferimento a una sospensione dei finanziamenti alla Fondazione in attesa dei chiarimenti richiesti. Allo stato, la Regione Campania ha deliberato il finanziamento di 5 milioni di euro a bilancio ordinario e ha sospeso ogni ulteriore decisione in merito ai fondi POC in attesa di risposte alle questioni allora e qui poste. Non credo in ogni caso che l’eventuale stanziamento regionale relativo ai fondi POC possa avere la stessa dimensione del 2022.
Sempre con riferimento alle entrate, segnalo che il previsionale 2023 mostra una composizione delle entrate piuttosto squilibrata dal momento che per oltre i tre quarti esse dipendono da finanziamenti di terzi e non da entrate caratteristiche: vendita biglietti, prestazioni, eccetera.
Desta inoltre perplessità la specifica previsione da entrate per bigliettazione e abbonamenti. È ben noto che nei primi tre mesi dell’anno 2023, a causa lavori, gli spettacoli si terranno presso il teatro Politeama. Ciò comporterà un sicuro calo delle entrate, sia perché il Politeama ha un numero di posti estremamente ridotto rispetto al San Carlo sia perché il palcoscenico più piccolo consentirà solo rappresentazioni “minori”. Nonostante ciò le entrate da bigliettazione e abbonamenti sono previste in aumento rispetto al preconsuntivo 2022, da 5,3 milioni a quasi 5,5 milioni. 
Un altro aspetto che desta più di una perplessità è relativo alla decisione di pervenire entro il 2023 a definire tutte le assunzioni utili a completare la nuova pianta organica, che prevede 392 unità. A quanto apprendo, 66 assunzioni sarebbero avvenute nel 2022 mentre per il 2023 sarebbero previste altre 22 assunzioni. Personalmente, anche per le ragioni di cui sopra, esprimo perplessità sulla sostenibilità economico-finanziaria di queste assunzioni e sul rispetto di quanto previsto dall’art. 22 c. 2 sexies del d.lgs. 367/1996. A questo proposito, chiedo di ricevere un quadro analitico dei costi del personale, dettagliati per funzioni e con specifiche di eventuali bonus/posizioni organizzative/indennità varie.
A quanto affermato aggiungo che il previsionale 2023 contiene alcune stime di specifici costi ben inferiori al dato effettivo riscontrato nel 2022; ad esempio, spese per trasporti masse artistiche, parrucchiere e trucco, nolo allestimento scenico, eccetera. Alla mia richiesta formulata nella precedente riunione del Consiglio, il documento che mi è stato inviato via mail lo scorso 22 dicembre si limita ad affermare che i costi previsti per l’anno 2023 sono il risultato delle stime delle singole Direzioni in relazione all’attività artistica programmata. Si tratta in effetti di una non-risposta. Resto dunque in attesa di chiarimenti specifici a riguardo.
Ancora una perplessità concerne l’appostamento relativo al Fondo accantonamento Rischi. Infatti per il 2023 si osserva una previsione di appostamento di soli 90mila euro, contro 1,2 milioni del preconsuntivo 2022. Non comprendo come possa essere giustificato questo ridotto appostamento.
Alcuni chiarimenti mi sono necessari anche in relazione alle posizioni debitorie verso lo Stato e per il fondo pensione. In particolare, mi pare di comprendere che a seguito dell’ultimo commissariamento sussisteva al 30 giugno 2022 ancora un debito verso lo Stato per 19,8 milioni, il che determinava una spesa annua di circa 1,5 milioni a carico del bilancio di esercizio. Ebbene, vorrei conoscere il piano di rientro da tale posizione debitoria.
Mi siano consentite ancora due osservazioni in tema di solidità finanziaria della Fondazione e verifica degli equilibri. La Fondazione vanta consistenti crediti verso la Regione Campania che, da quel che ho appreso, sono dovuti a mancata o incompleta rendicontazione da parte della Fondazione. Agli uffici regionali risultano ancora da rendicontare poco oltre 9 milioni di euro. Si invita a procedere più speditamente alle rendicontazioni per rafforzare la posizioni finanziaria dell’ente. Infine, sempre in tema di crediti verso la Regione, nell’ambito dell’annuale processo di circolarizzazione dei debiti e dei crediti che la Regione effettua quale atto preliminare alla predisposizione del proprio consolidato, è emersa una preoccupante discrasia tra il dato comunicato dalla Fondazione e quello risultante agli atti. Con particolare riguardo all’ultima annualità disponibile – l’anno 2021 – risulta una differenza di oltre 1,7 milioni di euro tra il maggior credito risultante nelle scritture contabili della Fondazione e il correlato debito risultante presso la Regione. Si rende necessaria ogni opportuna verifica per rendere coerenti i dati relativi al 2002”.