Il dibattito sulle dimissioni, la solidarietà dei cittadini, l'Appello delle Assise

In tanti hanno commentato le dimissioni e l'intervista rilasciata al direttore del Corriere del Mezzogiorno e la successiva a Repubblica. E in tantissimi mi hanno offerto sostegno e solidarietà.
Il Sindaco Jervolino dice che io ho mi sono comportato come un solitario Robin Hood (ma in questo caso lei è lo Sceriffo di Nottingham!) mentre il segretario del Pd Amendola afferma di essere scandalizzato per i miei metodi da vecchia politica (?). Qualche giornalista si è persino inventato una fantomatica inesistente indagine (ovviamente subito smentita dai bene informati) che spiegherebbe la mia "fuga" (sic!). Il Vicesindaco Santangelo ha scritto anche una assurda lettera al Corriere del Mezzogiorno per dire essenzialmente: 1) come mai Realfonzo si era messo in mente di innovare? Chi glielo aveva chiesto? 2) E perchè invece di ringraziare per il fatto che lo avevamo nominato assessore si è comportato in questo modo? Molto divertente, e alla resa dei conti né il Sindaco, né il Vicesindaco, né il segretario regionale del Pd hanno minimamente risposto alle questioni politiche che ho posto in tema di società partecipate del Comune e acqua pubblica. Ma questo non mi ha minimamente meravigliato.
Ho molto apprezzato il lusinghiero editoriale "Onore al merito" di Sergio Locoratolo, pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno, così come l'articolo di Massimo Lo Cicero apparso l'11 dicembre sul Mattino. Molto centrato è l'editoriale di Marco Demarco, direttore del Corriere del Mezzogiorno, che ha spiegato "ciò che la Iervolino non vuole capire".
Di grande rilievo è il documento con il quale l'Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia esprime la più forte solidarietà per le mie dimissioni.
Dopo la lettera di Santangelo ho rilasciato una intervista a Repubblica ed una al Corriere. Ma a Santangelo soprattutto ha risposto Paolo Macry con l'eccellente editoriale "La politica del non vero".
Sul Mattino di grande interesse sono i pareri dei cittadini che si possono leggere on line in calce ai due articoli "Napoli, si dimette l'assessore al bilancio" e "Iervolino: ha la sindrome di Robin Hood". Per rimanere sul popolo dei blog segnalo gli interventi su Rinascita Campania (ad esempio questo e questo).
Simpatica la puntata di L'Emigrante, a cura di Luigi Necco, significativamente intitolata "Me ne vado!". I conflitti sul tema dell'affidamento del servizio idrico integrato sono descritte in un articolo di Ciro Crescentini. Interessante anche il Punto della settimana di Napoli on line (del 13 dicembre e del 20 dicembre). Sempre su questo sito si può vedere un documento video significativo che ricostruisce gli aspetti principali del dibattito scaturito dalle mie dimissioni.
Una riflessione successiva, che in qualche modo prende spunto dalla mia vicenda per ragionare sulla vicenda delle imminenti elezioni in Campania, l'ho affidata ad una intervista a Liberazione.
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Tra i commenti dei leader delle forze politiche sottolineo quelli di Italia dei Valori, della Federazione della Sinistra, di Sinistra e Libertà. Di rilievo l'intervista a Luigi De Magistris e il suo comunicato stampa:
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COMUNI: NAPOLI; DE MAGISTRIS, PD CAMPANIA IN GRAVI CONDIZIONI
(ANSA) - NAPOLI, 10 DIC - "Un'analisi lucida che conferma la gravissima situazione in cui versa, in particolare, il Partito Democratico in Campania e dalla quale non ha intenzione di uscire". Così Luigi de Magistris commenta, in una nota, le dichiarazioni rilasciate dall'assessore dimissionario del Comune di Napoli Riccardo Realfonzo. Secondo l'europarlamentare dell'Idv "la compartecipazione nella gestione del potere clientelare, compiuta nell'interesse di pochi e non dei cittadini campani, ha prodotto lo sfascio del centro-sinistra. Solo una rottura con il sistema castale, che passa anche attraverso le società partecipate in cui si realizza spesso l'intreccio criminale tra borghesia mafiosa e politica corrotta, può condurre alla rinascita della Campania". De Magistris inoltre ricorda nella nota come "abbiamo indicato al PD idee e persone in cui investire per realizzare insieme alle forze democratiche un forte cambiamento nella Regione e salvarla dal crollo morale ed economico. Ma rispetto a queste nostre proposte -continua- non si registra una volontà di cambiamento, anzi. Se questo è il PD del nuovo corso, al di là delle chiacchiere delle buone intenzioni, è meglio essere soli o in pochi, ma puliti, che male accompagnati. Almeno - conclude De Magistris - i cittadini della Campania avranno un'alternativa politica seria ad un sistema immorale e spesso criminale".
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Naturalmente ho molto apprezzato anche il comunicato del segretario regionale dell'Idv:
COMUNI: NAPOLI; FORMISANO, REALFONZO ITALIANO DI VALORE
(ANSA) - NAPOLI, 10 DIC - "Riccardo Realfonzo è un italiano di valore". Lo dice, in una nota, il segretario regionale di Italia dei Valori, Nello Formisano, commentando le dichiarazioni dell'assessore Realfonzo e la decisione di lasciare la giunta Iervolino.
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Molto positivi anche i commenti di Rifondazione comunista:
COMUNI: NAPOLI; NAPPO (PRC), COMPRENDIAMO RAGIONI REALFONZO
(ANSA) - NAPOLI, 10 DIC - "Il Prc della Campania comprende e condivide le ragioni che hanno portato Riccardo Realfonzo a dimettersi da assessore al Bilancio del Comune di Napoli". Lo sottolinea, in una nota. il segretario regionale, Francesco Nappo. "Si tratta dell'epilogo di uno scontro politico determinatosi tra l'assessore e settori del Pd, dal momento in cui Realfonzo ha avviato una meritoria opera di razionalizzazione delle politiche di spesa attraverso scelte e criteri di bilancio improntate ad efficienza e trasparenza - spiega - A ciò si aggiungano le nette opzioni di Realfonzo a difesa di beni pubblici come l'acqua, tariffe sociali dei servizi, proprietà pubblica delle aziende comunali e per la promozione della raccolta differenziata contro la termodistruzione. Tali opzioni hanno incontrato forti resistenze negli stessi settori che non hanno gradito l'avvio di un nuovo corso delle finanze comunali". "Il sindaco, pur sensibile ad alcuni problemi posti dall'assessore dimissionario, non ha saputo promuovere una mediazione efficace - aggiunge - Ciò dimostra la debolezza della risposta politica della Iervolino alla crisi apertasi circa un anno fa a seguito della vicenda giudiziaria della Romeo. La scelta compiuta allora di un rimpasto tecnico della Giunta in assenza di sostanziali modifiche dei metodi e degli indirizzi di governo, contraddice se stessa, si consuma paradossalmente in una contrapposizione tra l'azione riformatrice di un tecnico da un lato ed interessi di ceto politico e privatistici dall'altro. Tutto ciò conferma la giustezza della scelta del Prc di uscire dalla Giunta un anno fa e crea pesanti interrogativi sulla parte restante della consiliatura comunale nella città da cui dipende tanta parte dell'avvenire della Campania".
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Importante anche il comunicato dei cinque consiglieri comunali della Federazione della Sinistra.
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Apprezzati anche i ringraziamenti e la solidarietà arrivata dai leader locali di Sinistra e Libertà, nonché il riscontro del buon lavoro svolto in questi mesi espresso dalle segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil. Estremamente buona e positiva nei miei riguardi è l'intervista al Corriere del Mezzogiorno di Maurizio Mascoli, segretario regionale della FIOM-CGIL (intervista del 16 dicembre).
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Mi ha fatto personalmente molto piacere la solidarietà di tante persone che non ho mai conosciuto, degli amici, dei colleghi docenti universitari, tra cui il Rettore della mia Università, ed di altri esponenti politici che stimo, come Luigi Nicolais.
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Sul fronte del centro-destra, tra i tanti interventi che invitano il Sindaco a prendere atto delle critiche e a passare la mano, segnalo l'intervista del Corriere del Mezzogiorno a Salvatore Varriale.
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Segnalo anche la mia intervista al quotidiano Terra e questo servizio di Canale 9. Altri articoli di un certo interesse sono apparsi su Liberal e sul Giornale.

Le dimissioni. Intervista al Corriere del Mezzogiorno

L’Assessore Realfonzo si dimette. E accusa
di Marco Demarco
Corriere della Sera-Corriere del Mezzogiorno, 10 dicembre 2009

Entrato nella giunta dei professori formata dalla sindaca nel gennaio 2009, dopo meno di un anno ne è fuori. La sua lettera di dimissioni è già sulla scrivania di Rosa Russo Iervolino. Assessore Riccardo Realfonzo, perché?
Posso dire di avere raggiunto il principale risultato che mi ero prefisso: evitare il dissesto comunale salvaguardando le fasce sociali più deboli. Sono molto soddisfatto per questo, ma al tempo stesso devo constatare che negli ultimi tempi gli spazi per una vera azione di rinnovamento della pratica politica cittadina si sono ridotti, fino a scomparire. Per questo ieri ho rassegnato le mie dimissioni. E' stata una decisione meditata e sofferta, necessaria per rimanere coerente con gli obiettivi di rigore, trasparenza e tutela dell'interesse collettivo che ho sempre perseguito.
Quando si insediò sulla sua poltrona di assessore al Bilancio, lei sembrò animato dalle migliori intenzioni. Ci spiega che cosa è successo dopo?
Quando assunsi l'incarico, da un lato c'era il disastro finanziario ereditato dalla precedente gestione, e dall'altro incombeva una gravissima crisi economica. Dichiarai quindi che avrei portato avanti l'unica linea razionale possibile, fondata sul contenimento dei costi della macchina amministrativa, sull'abolizione degli sprechi e delle consulenze, sulla messa in efficienza delle aziende comunali. Precisai che avrei declinato tale politica in senso progressista, in difesa dei cittadini colpiti dalla crisi e contrastando le linea delle privatizzazioni che in genere portano vantaggi per pochi ed incrementi tariffari per tutti. Per queste ragioni ho a più riprese parlato di un'azione di "rigore nel pubblico per la difesa del pubblico".
E alla fine come è andata?
Dopo undici mesi posso dire che sul versante del bilancio abbiamo ottenuto dei risultati rilevanti. Un esempio lampante è quello dei debiti fuori bilancio, che nel 2008 avevano raggiunto il valore record di cento milioni di euro. Ebbene, dopo i provvedimenti del maggio scorso, si è determinata una fortissima contrazione dei debiti fuori bilancio, che nell'ultima ricognizione hanno appena superato i 5 milioni di euro, contro i 22 dello stesso periodo del 2008. Solo grazie a questa politica di rigore è stato possibile incrementare i rimborsi per la Tarsu, tamponando gli effetti del decreto Bertolaso, che ci ha costretto ad aumentare la tassa. Sulla gestione del bilancio credo dunque di avere dimostrato che a Napoli si può fare buona amministrazione. Diverso però è il caso delle società partecipate del Comune. A questo riguardo, sussiste un nodo politico che è duro a sciogliersi, e che mi ha impedito di avviare un'azione di rinnovamento.
Appunto. La mancata privatizzazione ha fatto sì che tutti i carrozzoni pubblici o semi-pubblici rimanessero lì dov'erano.
Se è per questo abbiamo avuto svariati esempi di privatizzazioni disastrose, persino dentro il Comune di Napoli, come dirò tra poco. I problemi non si risolvono certo affidando ai privati il mercato strutturalmente protetto dei servizi pubblici. Basta chiedere ai cittadini che oggi si trovano a fare i conti con le società private dell’acqua se sono contenti dell’innalzamento delle tariffe. Il problema è un altro, e verte sulla volontà o meno di far funzionare la cosa pubblica. Purtroppo, salvo rare eccezioni, la realtà delle società partecipate del Comune di Napoli resta figlia di un modo di fare politica che ha avuto la meglio in questi anni, che si è annidato soprattutto tra le frange egemoni del Partito democratico e che sta evidenziando i suoi limiti e le sue degenerazioni. Mi riferisco a un complesso scoordinato di strategie che puntano a proteggere interessi particolari, e che tendono ad usare le partecipate come "macchine per il consenso", legate a prebende e a privilegi. Sono criteri di gestione che finiscono col mortificare i cittadini e gli stessi lavoratori delle aziende comunali, in larghissima parte onesti e volenterosi.
Lei fa affermazioni molto pesanti e, del resto, è proprio perché questa realtà era ed è arcinota che da più parti si è indicata la via delle privatizzazioni.
Pensa ancora che la vecchia litania delle privatizzazioni rappresenti la manna dal cielo? Ma si tratta di una ricetta chiaramente superata dai fatti! Se il futuro ci riserva una scelta tra capitalisti imbolsiti a caccia di rendite facili e politici che trattano la cosa pubblica come un affare privato, stiamo proprio freschi. La verità è che quando è nata la "giunta dei professori", in uno scenario politico di emergenza, i rapporti tra i vertici del governo comunale e i vecchi apparati erano tesi, e questo apriva spazi al rinnovamento. Per una breve fase è apparso possibile applicare anche alle partecipate la cultura del "fare bene". In questo senso ho spinto per una riduzione del numero dei consiglieri di amministrazione e per contenere le remunerazioni dei dirigenti, alcuni dei quali si comportano come vera e propria "casta" delle partecipate. Ho evitato di avanzare mie proposte, ma mi sono operato per chiarire che non sarebbero state prese in nessuna considerazione figure professionali non realmente adeguate agli incarichi. Ho anche impostato un osservatorio sui servizi pubblici locali nell'ambito del quale i sindacati e le associazioni dei consumatori avrebbero avuto un potere di controllo sulla qualità dei servizi.
Ecco, fin qui le buone intenzioni. E poi?
Per la verità non ero affatto considerato un portatore di “buone intenzioni”, nell’apparato… Tutt’altro. Ad ogni modo, col passare dei mesi la situazione politica si è "normalizzata", i margini d'azione si sono via via ristretti, fino ad annullarsi. E' diventato difficile per l'assessorato persino acquisire informazioni. Per ottenere dall'amministratore delegato di Napoli Servizi alcuni semplici notizie su curriculum e incarichi dirigenziali è stata necessaria la vostra campagna di stampa e la sollevazione del Consiglio comunale. Un caso simile è quello dell'ex assessore Cardillo, che fu assunto in tempi record come direttore generale dalla società Stoà, nel dicembre scorso, tre giorni dopo le sue dimissioni dalla giunta e due settimane prima di essere arrestato. Ebbene, anche in questo caso non sono riuscito ad avere informazioni sugli incarichi. L'unica cosa che ho capito è che quella società non ha rispettato il codice etico per le assunzioni approvato dal Comune.
Non credo siano gli unici casi.
Un ulteriore esempio è dato dalla Elpis, una società mista - al 51% del Comune e al 49% della srl milanese Aip - che si occupa di affissioni e pubblicità. La Elpis è una specie di buco nero. E desta stupore il fatto che si sia reso necessario ricorrere a privati, dal momento che i grandi comuni, come Milano e Roma, gestiscono direttamente il servizio ottenendo proventi che superano i 14 euro per abitante, contro i 2 euro di Napoli. Come dire che il Comune incassa ogni anno circa 12 milioni in meno di quanto potrebbe. E gli abusi sono fuori da ogni controllo. Tutto ciò la dice lunga sulla vulgata secondo cui i privati aumenterebbero l'efficienza. La verità è che la pretesa di risolvere i problemi con le privatizzazioni è priva di senso, se non quello di assecondare gli interessi di capitali privati senza idee, a caccia di mercati protetti.
Lei dice che per le pubblicizzazioni c'è un modo giusto e uno sbagliato per farle. Potrei dirle che lo stesso criterio vale per le privatizzazioni: dipende tutto da come si fanno.
Potrei ribattere che i decenni Ottanta e Novanta sono stati dominati dalle privatizzazioni e che non è andata affatto bene. Ecco perché sono in tanti a ritenere che sia tempo di sperimentare politiche pubbliche rigorose, feroci coi parassiti, ma pubbliche. Il problema è che, con le nefande strette di bilancio governative che incombono, proprio le resistenze al cambio di mentalità nelle partecipate crea un ottimo alibi per le privatizzazioni. Si tratta di un pericolo che corrono tutti i pubblici servizi, inclusa l'acqua. La recente decisione della giunta regionale della Campania di privatizzare la gestione di due acquedotti costituisce un preoccupante indizio, in questo senso. Così come la volontà del consiglio di amministrazione dell'Ato 2 di continuare a ostacolare la linea dell'acqua pubblica rappresenta un fatto gravissimo, che io non posso accettare dal momento che contrasta con la linea indicata in questi mesi dal mio assessorato e soprattutto dal Consiglio comunale. Le reticenze e i continui rinvii del consiglio di amministrazione dell'Ato 2 rischiano di portarci diritti alla privatizzazione dell’acqua. E’ anche per lanciare un allarme su questo pericolo che mi dimetto.
Ha valutato che le sue dimissioni potrebbero compromettere ulteriormente la tenuta del centrosinistra a Napoli?
I problemi che pongo vanno ben al di là della esperienza specifica mia o del Comune di Napoli. A me pare infatti che in questi anni le forze di centro-sinistra, soprattutto nel Mezzogiorno, abbiano assecondato uno scivolamento verso un uso particolaristico dei servizi pubblici, forse anche in base all'idea che le politiche di effettivo interesse collettivo non avrebbero reso, in termini di voti, quanto le gestioni piegate a fini specifici, e al limite clientelari. Ecco, io credo che questa logica sia stata disastrosa, per motivi non solo etici ma anche strettamente politici. Il motivo è semplice: sul terreno degli interessi particolari le destre riescono molto meglio, e quindi inseguendole o si finisce per diventare esattamente uguali a loro, oppure si perde. Temo fortemente che possa essere proprio questo il triste bivio della politica prossima ventura. Eppure le forze vive e oneste in questa città ci sono e mi sono state vicine, in questi mesi. La loro voglia di riscatto è tanta. Mi dimetto anche per dare una chance futura alle loro istanze. Dopotutto gli uomini possono passare, ma le idee se sono buone restano in gioco, e se riescono a diffondersi alla fine si impongono.

L'accordo con Cgil, Cisl e Uil sui rimborsi della Tarsu

Con la manovra di assestamento, a seguito di una forte azione di rigore e contenimento della spesa, ho incrementato i fondi per i rimborsi della Tarsu fino a 6 milioni di euro. A seguito di questo incremento abbiamo svolto una serie di incontri con Cgil, Cisl e Uil per ridefinire i criteri per i rimborsi ampliando la platea degli aventi diritto. Questo lavoro ha portato ad un accordo, il primo in Italia di questo genere, che rappresenta un importante risultato del tavolo anticrisi che da mesi mi vede impegnato in un confronto costante con i sindacati.
In basso il comunicato stampa emesso dai segretari provinciali delle tre organizzazioni sindacali:
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RIFIUTI: CGIL-CISL-UIL, RIMBORSO TARSU E' RISPOSTA POSITIVA

(ANSA) - NAPOLI, 3 DIC - "E' una risposta positiva e necessaria per i lavoratori dipendenti, i disoccupati ed i pensionati ed è anche il primo provvedimento di 'taglio' alla Tarsu che si è verificato in tutta Italia". E' quanto affermano, in una nota, le segreterie di Cgil, Cisl e Uil di Napoli, a proposito del provvedimento di rimborso della Tarsu approvato dal Comune di Napoli. "Dopo due mesi di contrattazione con il Comune di Napoli, Cgil, Cisl e Uil hanno ottenuto un ottimo risultato - sottolineano - che va incontro alle esigenze di circa 50 mila famiglie di lavoratori e pensionati a basso reddito, disoccupati e cassa integrati residenti a Napoli, con il rimborso della tassa dei rifiuti sino a 150 euro per nucleo familiare. I 'beneficiari' dovranno avere l'Isee inferiore o pari a 8.500 euro e uno di questi requisiti: presenza di un anziano convivente di almeno 65 anni; presenza di un disabile; presenza di tre figli, di cui almeno due minori".
"Inoltre, per le 6000 famiglie di Chiaiano, visto i disagi dovuti alla presenza della discarica sul territorio, è stato previsto un rimborso del 50% della Tarsu", aggiungono. "Il risultato oggi ottenuto - confermano Peppe Errico, Gianpiero Tipaldi ed Anna Rea, rispettivamente segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil Napoli - è il frutto di una buona e sana concertazione e lo stesso ampliamento della fascia degli aventi diritto al rimborso è stato possibile solo grazie ad una effettiva ed efficace lotta agli sprechi all'interno dell'amministrazione comunale che, di fatto, ha raddoppiato la cifra originariamente stabilita, passando dai 2 milioni e mezzo ai 6 milioni attuali previsti per il rimborso Tarsu". "Vista la positività di tale provvedimento - conclude la nota - Cgil, Cisl e Uil Napoli hanno deciso di inviare la copia dell'accordo a tutti i Comuni della Campania al fine di avere nuove adesioni in modo da far sì che altri lavoratori e cittadini della nostra regione possano beneficiare di tale strumento". (ANSA).
03-DIC-09 17:21
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Guarda il video.

Cgil, Cisl e Uil sulla gestione pubblica dell'acqua

In basso il testo dell'agenzia in cui si descrive l'incontro molto positivo con i sindacati confederali sui temi dell'acqua e del gas:
(ANSA) - NAPOLI, 2 DIC - Si è tenuto oggi un incontro tra l'assessore alle Risorse Strategiche Riccardo Realfonzo e i segretari territoriali di CGIL-CISL-UIL del settore gas e acqua, Franco Gargiulo (Filcem), Antonio Maglio (Femca) e Tina D'Antonio (Uilcem). L'assessore Realfonzo ha illustrato ai sindacati le linee programmatiche su cui il Comune di Napoli sta dispiegando la propria azione in merito alla gestione del servizio idrico integrato e di distribuzione del gas.
Com'é noto il Comune ha stabilito - anche in sede di Consiglio - un indirizzo estremamente preciso riguardo all'affidamento del servizio idrico a un soggetto interamente pubblico, in controtendenza alle recenti norme nazionali che spingono verso la privatizzazione della gestione. Pertanto, sin dal mese di maggio, il Comune di Napoli ha chiesto ufficialmente al CdA dell'ATO 2, il Consorzio di Comuni in cui rientra anche il Comune di Napoli, di esprimersi in tempi congrui per l'affidamento 'in house' del servizio idrico integrato all'ARIN, unica società totalmente pubblica nella provincia di Napoli in possesso dei requisiti adeguati per intraprendere tale attività. I rappresentanti di categoria CGIL-CISL-UIL hanno espresso piena condivisione sulle scelte illustrate dall'Assessore, ritenendo che esse siano le più idonee a tutelare i lavoratori del settore e più in generale i cittadini. Inoltre i rappresentanti delle tre organizzazioni sindacali hanno dichiarato che a loro volta chiederanno un incontro al Cda dell'ATO 2 per sollecitare l'immediato affidamento del servizio idrico integrato all'ARIN, scongiurando il rischio - sempre più concreto considerate le scadenze imposte dalla Legge Ronchi - di una privatizzazione della gestione dell'acqua con inevitabili ricadute in termini di aumento delle tariffe, caduta dei livelli occupazionali e perdita di competenze e centri decisionali locali. I sindacati di categoria hanno manifestato anche il proposito di "chiedere un incontro all'assessore regionale all'Ambiente per manifestargli la propria contrarietà alla gara per la gestione degli acquedotti del Sarno e del Torano-Biferno che di fatto rappresenta un passo verso la privatizzazione di un importante segmento del servizio idrico regionale. I rischi di marginalizzazione delle risorse sociali ed economiche presenti sul territorio paventati per il settore idrico - hanno sottolineato i sindacati - si stanno invece concretizzando nelle ultime settimane nel settore del gas, dove l'azienda titolare del servizio di distribuzione in città, Napoletanagas, vede sempre di più - nell'ambito dei processi di riorganizzazione e ristrutturazione in atto nel gruppo ENI - ridursi le prospettive di sviluppo proprio nell'ambito delle funzioni aziendali strategiche".
L'assessore Realfonzo, nel ricordare che il Comune di Napoli ha, oltre al rapporto di concessione con la Napoletanagas, in atto un protocollo d'intesa tra con l'Italgas, ha assicurato che l'Amministrazione considera la Napoletanagas un patrimonio della città da difendere e valorizzare non escludendo l'interesse per un eventuale ingresso del pubblico anche nel servizio di distribuzione del gas, laddove le condizioni legislative, finanziarie e di compatibilità strategica lo dovessero rendere attuabile nell'interesse primario dei lavoratori e degli utenti.
(ANSA).
02-DIC-09 18:35

Fitch migliora il rating del Comune di Napoli

L'agenzia Fitch ha oggi migliorato il suo giudizio sul merito di credito del Comune di Napoli, visto che nel confermare la valutazione A- ha contemporaneamente rimosso il rating watch negativo. Pur avendo in passato espresso perplessità su alcuni giudizi delle agenzie di rating, ritengo che il miglioramento della valutazione da parte di Fitch colga nel segno nel registrare un effettivo progresso delle condizioni generali delle nostre finanze.
Correttamente, infatti, l'agenzia Fitch ha rilevato "l’attenuazione dei rischi di deterioramento imminente delle finanze" comunali grazie alle diverse azioni messe in campo nel corso di quest'anno. In particolare, registro l'apprezzamento della agenzia per l'operazione svolta in occasione del consuntivo del 2008, allorché effettuammo adeguate cancellazioni di crediti inesigibili e applicammo interamente l'avanzo di amministrazione a copertura del fondo svalutazione crediti. Secondo Fitch questa azione "indica una maggiore consapevolezza della necessità di ridurre lo stock di residui attivi su tasse e tariffe".
Inoltre l'agenzia Fitch mostra di giudicare positivamente il programma di controllo della spesa e in particolare le azioni che abbiamo messo in campo per ridurre la spesa per il funzionamento della macchina amministrativa e conseguentemente il grado di rigidità del bilancio.
In definitiva, il miglioramento della valutazione di Fitch, unitamente alla fortissima contrazione dei debiti fuori bilancio che abbiamo registrato in questi ultimi mesi, ci incoraggia e testimonia che anche in una fase di aspra recessione economica come quella che stiamo attraversando è possibile operare con razionalità e rigore ottenendo significativi miglioramenti delle condizioni della finanza comunale. Naturalmente, deve restare grande l'attenzione sulla azione di risanamento: la gravità della crisi economica e la politica economica del governo ostile agli enti locali non consentono distrazioni o facili entusiasmi.
(30.11.09)

Lettera del Comitato civico per la difesa del diritto all'acqua di Nola

Ho apprezzato moltissimo la lettera indirizzatami dal Comitato civico per la difesa del diritto all'acqua di Nola (qui in basso). La mia opinione, l'ho detto e lo ripeto, è che le forze progressiste e i movimenti dovrebbero coordinarsi sul piano nazionale e su quello locale per sventare il rischio di una privatizzazione della gestione del servizio idrico integrato e andare verso una piena ripubblicizzazione dell'acqua. Personalmente, sono a disposizione di quanti volessero procedere in questa direzione e per quanto riguarda il Comune di Napoli mi batto per evitare che possano scattare le gare e per tenere l'acqua sotto il controllo del Comune e quindi dei cittadini.
Grazie al Comitato di Nola e complimenti vivissimi per il lavoro che fate.
(25.11.09)

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LETTERA APERTA ALL’ASSESSORE COMUNALE DI NAPOLI REALFONZO
Egr. Assessore Realfonzo,il Comitato civico per la difesa del diritto all’acqua di Nola è perfettamente d’accordo con Lei in merito a quanto dichiarato sul Corriere del Mezzogiorno del 30 ottobre e 14 novembre 2009 sui seri rischi di privatizzare la gestione del servizio idrico regionale, anche a seguito della pubblicazione sul bollettino regionale n. 67 del 02 11 09 della indizione da parte della Regione Campania di una gara europea per l’affidamento ad un soggetto privato del Servizio di gestione degli acquedotti regionali, quelli del Torano-Biferno e del Sarno.
Purtroppo gli utenti dell’ATO3 Campania (l’unico dei 5 della Regione Campania), comprendente 76 comuni (tra cui Nola), già dal 2004 sta vivendo il dramma della privatizzazione del servizio idrico, attraverso l’affidamento ad un gestore di nome G.O.R.I (che sta per Gestione Ottimale Risorse Idriche), nato interamente pubblico e in seguito aperto al privato attraverso l’indizione, da parte del Consiglio di Amministrazione dell’ATO, di una gara europea, andata deserta, e successivamente affidato (a trattativa privata) all’ACEA, assorbendo inizialmente il 19% delle quote azionarie, fino ad arrivare ad oggi a detenere il 49% delle quote societarie dell’Ente gestore, privatizzando di fatto il servizio idrico integrato.
Nel novembre 2004 ai cittadini di Nola fu recapitata la prima bolletta del nuovo gestore (GORI), fino a quel momento il servizio era stato gestito dal Comune.
In Città ci furono i primi fermenti, si cercò di sapere di più di questo nuovo gestore e chi aveva aderito. Ben presto scoprimmo che il Comune di Nola il 15 marzo del 2004, attraverso il suo Commissario Prefettizio dott. Pasquale Manzo, delegando il suo sub, dott. Ruocco, aveva trasferito con un accordo la rete idrica (gran parte rifatta negli anni ‘80 dal Comune con i soldi dei cittadini) al nuovo ente gestore. Tutto questo a meno di tre mesi dal rinnovo del Consiglio Comunale. L’accordo non fu ratificato né da un atto deliberativo del Consiglio Comunale da parte del Commissario né dal nuovo Consiglio Comunale eletto nel giugno 2004.
Tutto questo portò alla costituzione del Comitato nel febbraio 2005. Iniziammo una battaglia per la ripubblicizzazione dell’acqua nella indifferenza totale dei partiti politici locali, provinciali e nazionali. Ben presto iniziammo una battaglia per non riconoscere l’accordo fatto dal Commissario straordinario. Circa il 60% dei cittadini non pagò le bollette ed oggi, attraverso delle azioni legali intraprese, pendono oltre 500 ricorsi presso i giudici di pace e i giudici ordinari per il non riconoscimento dell’accordo.
Tra l’altro il Consiglio Comunale, su proposta del Comitato, indisse per il 21 dicembre 2008 un referendum consultivo che chiedeva ai cittadini di esprimersi sulla ripubblicizzazione dell’acqua. Votarono 8.300 elettori e il 98% si espresse per la ripubblicizzazione.
A cinque anni dalla privatizzazione del S.I.I. nell’ATO3 Sarnese-Vesuviano questi sono i risultati: abbiamo un Ente Gestore GORI con 798 dipendenti (tutti assunti per lottizzazione politica), gli Enti Comunali hanno ancora a proprio carico il 100% dei dipendenti utilizzati per la manutenzione del servizio. Il Comune di Nola per i 13 dipendenti della manutenzione (che utilizza per altri servizi?) paga circa 400mila euro all’anno e la Regione Campania si era impegnata a fare un regolamento attuativo per il trasferimento del personale dai Comuni all’Ente Gestore in sei mesi. Sono trascorsi 5 anni e del regolamento non c’è traccia. L’Ente Gestore GORI ha chiuso l’esercizio 2008 con una perdita di 31 milioni di euro, tanto che il Consiglio di Amministrazione dell’ATO3 il 31 dicembre 2008, su richiesta dell’amministratore delegato dell’ACEA (parte privata), dott. Tempesta, ha chiesto un adeguamento della tariffa per coprire le perdite. Il Consiglio di Amministrazione, prima aumentò del 38% la tariffa media, poi revocò la delibera.
Il Consiglio di Amministrazione dell’ATO3, con deliberazione n. 9 del 10 luglio 2009, ha approvato il regolamento del servizio idrico integrato e il regolamento delle agevolazione tariffarie per le utenze deboli. Per gli utenti che hanno un ISEE pari a 6mila euro all’anno la fascia di gratuità dell’erogazione idrica passa da 15 mc. a 25 mc. a trimestre, e poiché tale situazione porta una riduzione dei ricavi di circa 6 milioni di euro, le tariffe per le fasce non agevolate vengono nuovamente aumentate.
Oggi, egr. Assessore Realfonzo, noi utenti dell’ATO 3 siamo soggetti a cinque fasce tariffarie a trimestre: I fascia per consumi essenziali fino a 23 mc a trimestre, si paga € 0,5775; II fascia utenza normale da 23 mc. a 46mc. a trimestre per il bacino I, si paga € 1,1550 mc., mentre per il bacino II € 1,0700; fascia III da 46 mc. a 92 mc. a trimestre per il bacino I, si paga € 1,6170 a mc, mentre per il bacino II € 1,4980; IV fascia da 92 mc. a 138 mc a trimestre € 2,1945 a mc. per il bacino I e € 2,0330 per il bacino II. Infine V fascia superiore a mc. 138 € 2,8875 a mc. per il bacino I, € 2,6750 bacino II. Queste le tariffe attuali. Fino al 2004, con la gestione comunale la fornitura dell’acqua veniva pagata a 0,42 euro a mc. Come si vede, dal 2004 ad oggi la privatizzazione ha triplicato le tariffe! Quindi una famiglia media di quattro persone annualmente per il solo servizio di fornitura paga € 320,00 + € 6,50 a trimestre per quote fisse. Se a questo ci aggiungiamo i costi degli autoclave e la manutenzione degli stessi per circa 320,00 euro annui (in quanto la pressione dell’acqua è così bassa che non raggiunge nemmeno i primi piani degli edifici), l’acquisto di acqua minerale per altri 280,00 euro annuali e altri 70 euro annuali per manutenzioni varie a causa della durezza dell’acqua che riduce la vita media degli elettrodomestici di oltre un terzo, arriviamo alla somma annua di 1.016,00 euro per la sola voce "acqua" del bilancio familiare.
Figuriamoci con la privatizzazione della gestione delle reti regionali di quanto aumenterà ancora la tariffa! All’Assessore Ganapini che dice che questo comporterà un risparmio di circa 10 milioni di euro per le casse regionali, noi rispondiamo: perché non intervenire su tutti i contributi a pioggia che vengono elargiti ad associazioni clientelari e i debiti delle partecipate, anziché appesantire i bilanci familiari?
COMITATO CIVICO PER LA DIFESA DEL DIRITTO ALL’ACQUA - NOLA

I commenti alla manovra di assestamento

Positiva la rassegna stampa relativa alla approvazione in Giunta della manovra di assestamento di bilancio. L'attenzione delle cronache si è soffermata sulla forte contrazione dei debiti fuori bilancio, sull'incremento dei rimborsi per la Tarsu e sulla contrazione delle entrate per le multe. Si rimanda ad esempio agli articoli usciti su Repubblica Napoli e sul Corriere del Mezzogiorno.
Positivi anche i commenti dei sindacati. A riguardo si veda l'articolo apparso su Il Denaro.

Dalla politica di rigore più rimborsi per la Tarsu

Oggi (23 novembre) la Giunta del Comune di Napoli ha approvato la "mia" manovra di assestamento di bilancio, che ora passerà all'attenzione del Consiglio Comunale. La manovra presenta due eccellenti notizie per i cittadini napoletani. La prima concerne il dato estremamente positivo relativo ai debiti fuori bilancio. Infatti, dopo una apprezzabile contrazione del volume di questi debiti già registrata nella prima parte dell'anno, ora la tendenza si consolida al punto che nel bimestre settembre-ottobre i debiti fuori bilancio si fermano poco oltre i 5 milioni contro i circa 22 milioni di euro maturati nello stesso periodo del 2008. Mai negli ultimi anni si era registrato un valore così contenuto.
La forte contrazione dei debiti fuori bilancio scaturisce da una azione complessiva di rigore e controllo della spesa iniziata con la elaborazione di un bilancio di previsione 2009 calibrato sulle effettive esigenze di spesa. Tale azione è proseguita con l'incisivo provvedimento, approvato a giugno, che ha rivisto radicalmente la procedura di formazione e riconoscimento dei debiti fuori bilancio responsabilizzando i dirigenti, e ha trovato un ulteriore momento significativo a luglio, quando con la modifica della Convezione che regola i rapporti con la Napoli Servizi si è eliminata una delle fonti principali di formazione dei debiti. Come molti ricorderanno, entrambe le delibere suscitarono malumori e qualche ostilità in parti dell'apparato comunale e in settori dell'Amministrazione per il sistema di controlli e disciplina che esse introducevano. Oggi apprezziamo inequivocabilmente i risultati positivi di questa azione di rigore ed è chiaro che se ci saranno le condizioni per proseguire fino in fondo lungo questa strada, ad esempio intensificando l'azione sulle società partecipate del Comune, sarà possibile ottenere ulteriori importanti risultati già nel medio periodo, con effetti a tutto vantaggio dei cittadini.
Questa manovra di assestamento si caratterizza anche per una serie di economie e significativi tagli alla spesa che hanno raggiunto il consistente importo di 13 milioni di euro. Mi rendo conto che taluni di questi tagli potranno suscitare qualche malcontento, ma quando le risorse sono scarse diventa tanto più importante indirizzarle senza indugio verso quelle che sono le effettive priorità per i cittadini. E qui veniamo alla seconda eccellente notizia per i napoletani. Infatti è proprio grazie alla politica di rigore che è stato possibile reperire le risorse per incrementare fortemente i rimborsi della Tarsu.
Tutti sanno che per contrastare gli effetti del nefasto incremento della Tarsu voluto dal governo abbiamo varato una campagna contro l'evasione ed incrementato i rimborsi portandoli dai 140mila euro del 2008 ai 2,5 milioni stanziati con il bilancio di previsione. Tuttavia, l'assurda impopolarità dell'incremento tariffario impostoci e la pressione della crisi economica ci hanno obbligato – in tutta coscienza – a concentrare gli sforzi sull'incremento dei fondi per la Tarsu. Pertanto, il fondo per le famiglie in condizioni di disagio socio-economico è stato portato a 5 milioni di euro, raggiungendo così il massimo importo auspicato dal Consiglio Comunale e da Cgil, Cisl e Uil nell'ambito dei lavori del tavolo anti-crisi; inoltre viene istituito un fondo apposito, dotato di un milione di euro, per i rimborsi alle famiglie residenti nel quartiere di Chiaiano sottoposte a disagi ambientali per la presenza della discarica. Grazie a questo sforzo complessivo di 6 milioni di euro sarà possibile quindi rimborsare non meno di 50mila famiglie napoletane, con importi con in alcuni casi supereranno largamente il 50% del totale della somma da pagare. A questo punto riteniamo di avere fatto, con serietà, tutto ciò che era nelle nostre possibilità per attenuare il violento impatto dell'incremento della Tarsu sulla città di Napoli.
Pur in presenza di un ulteriore calo delle entrate previste per le contravvenzioni, grazie al controllo della spesa corrente e alla contrazione dei debiti fuori bilancio, la manovra di assestamento prevede anche alcuni stanziamenti aggiuntivi per la manutenzione degli immobili comunali e per le politiche socio-assistenziali (in particolare per l'affidamento dei minori). Per quanto riguarda gli investimenti, sono previste - tra l'altro - risorse aggiuntive per il trasporto su ferro e il sistema delle biblioteche comunali. Finanziamenti statali e regionali sono pervenuti, tra l'altro, in particolare per i lavori relativi all'Albergo dei Poveri.
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Guarda il video.

Lotta all'evasione e necessità di più fondi per i rimborsi della Tarsu

Questo articolo, apparso su Repubblica Napoli, fa il punto sui primi 45 giorni di lavoro della task force contro l'evasione della Tarsu. Risultati molto incoraggianti. Ma ora occorre trovare ulteriori fondi per i rimborsi Tarsu, a costo di effettuare tagli di spesa e rivedere alcune priorità.
Sui rimborsi della Tarsu segnalo anche quest'altro simpatico articolo.

Comune e Regione ancora divisi

Mi pare che questo articolo apparso sul Sole-24 Ore colga bene il dissenso tra Comune di Napoli e Regione Campania in merito alla gestione dell'acqua.
Comune e Regione ancora divisi

di Prisco Francesco
Il Sole-24 Ore, 20 novembre 2009
L'acqua è un bene di tutti: non ci sono spiragli per il business privato. Anzi, no: aprire ai privati il ciclo delle acque migliorerà gli standard qualitativi del servizio e razionalizzerà i costi di gestione. In Campania sul tema si misurano con toni animosi l'assessore al Bilancio del comune di Napoli Riccardo Realfonzo e quello regionale all'Ambiente Walter Ganapini. Entrambi di centro-sinistra, eppure il primo si oppone a qualsiasi ipotesi di privatizzazione del servizio e il secondo ha bandito, proprio in questi giorni, una gara internazionale per l'affidamento degli acquedotti del Biferno e di Sarno.
A Napoli la gestione della risorsa è affidata alla municipalizzata Arin che contano miiioni di fatturato, 372 dipendenti e utiliper4,6 milioni nel 2008 (contro i 2,6 milionidel2006). «L'acqua è un simbolo prima che una risorsa e a prescindere dalle scelte del legislatore - spiega Realfonzo - troveremo il modo di lasciare l'approvvigionamento idrico in mano all'Arin, società al 100% pubblica». ln quanto a standard di qualità gli utenti napoletani tutto sommato non si lamentano: la tariffa annua per 200 metri cubi è pari 219 euro per famiglia, contro i 261 euro di media nazionale. Le perdite degli acquedotti Arin si attestano sul 23%, a fronte di una media italiana del 30,1. Nel resto della Campania la situazione cambia radicalmente, se è vero che le perdite toccano il 38 per cento. A favore della gestione pubblica anche l'amministratore unico di Arin Maurizio Barracco.
Di tutt'altro avviso Ganapini: «La nuova modalità gestionale - dichiara - di un bene che comunque rimane di proprietà pubblica genererà un risparmio di almeno io milioni rispetto ai costi del passato». Almeno per quanto riguarda gli acquedotti oggetto del bando lanciato nei giorni scorsi, ha insomma intenzione di procedere spedito.

I rimborsi della Tarsu

Questa sera ho portato alla approvazione in Giunta (in collaborazione con gli assessori Riccio e Giacomelli) due delibere relative ai rimborsi della Tarsu, la tassa sui rifiuti fortemente aumentata nei comuni campani a seguito della imposizione operata da una pessima legge nazionale.
La maggiore novità introdotta rispetto al tradizionale sistema dei rimborsi riguarda la collaborazione tra gli uffici comunali ed Equitalia che permette di detrarre il rimborso direttamente dall'importo della tassa mediante un “buono” che sarà attribuito alle famiglie aventi diritto. In poche parole, queste famiglie riceveranno un “buono” con il quale pagheranno direttamente una parte della tassa. Ciò significa che sarà superata la modalità che prevedeva l’anticipazione del pagamento preventivo di tutte le rate Tarsu da parte del cittadino per poi attendere i tempi burocratici del rimborso.
Il piano prevede una prima misura a vantaggio delle famiglie che dimostreranno di avere un indicatore sintetico di reddito (ISEE) inferiore a 7500 euro. Il contributo andrà fino a 150 euro e sarà erogato in base alle seguenti condizioni: presenza di un anziano convivente di età pari o superiore a 65 anni; presenza di un componente disabile; presenza di almeno tre figli minori conviventi. Restano valide - naturalmente – le agevolazioni per gli altri casi già previsti dal regolamento Tarsu, in particolare quella per gli occupanti abitazioni ultra popolari.
Una seconda misura riguarda tutti gli abitanti del quartiere di Chiaiano i quali avranno un contributo pari al 50% della Tarsu, indipendentemente dai valori del reddito, come riconoscimento del particolare disagio dovuto alla presenza della discarica cittadina.
L’importo appostato per i rimborsi della Tarsu con il bilancio di previsione è di 2,5 milioni di euro. Si tratta di un importo già molto accresciuto rispetto all’anno passato, quando lo stanziamento era di circa 200mila euro. Lo stanziamento attuale consentirebbe di garantire i rimborsi a 23mila famiglie napoletane. Ma io credo che occorra fare ancora di più, anche in considerazione della dilagante crisi economica. Occorre dunque reperire ulteriori risorse – a costo di nuovi tagli e contrazione di altre voci di spesa ! – con la manovra di assestamento di bilancio che sarà portata da me alla attenzione della Giunta e poi del Consiglio Comunale a fine novembre.
(17 novembre 2009)

Sull'acqua il Pd deve dire come la pensa

Incredibile la vicenda del bando di gara regionale per l'affidamento a privati della gestione di due importanti acquedotti campani. L'articolo qui in basso ricostruisce gli eventi:
Sull'acqua il Pd deve dire come la pensa
di Riccardo Realfonzo
Corriere del Mezzogiorno, 14 novembre 2009

Nei giorni scorsi mi sono rivolto con una lettera aperta (“Corriere del Mezzogiorno”, 30 ottobre 2009) al presidente Bassolino invitando la Regione Campania a compiere dei passi concreti in difesa dell’acqua pubblica, seguendo la scia dei recenti provvedimenti adottati dalla Regione Puglia e soprattutto sostenendo la linea politica del Consiglio Comunale di Napoli, che nel luglio scorso approvò una importante mozione con la quale riconobbe che l’acqua è un diritto fondamentale, il bene comune per eccellenza, e che pertanto deve essere gestita da un soggetto pubblico che abbia a cuore l’interesse collettivo e non certo il profitto. Insomma, chiedevo al presidente Bassolino di aiutarci a contrastare l’indirizzo di forte privatizzazione dei servizi pubblici locali, a cominciare dall’acqua, che il governo sta portando avanti con la conversione in legge del decreto Fitto-Calderoli.
Ebbene, il 3 novembre scorso - sempre sul “Corriere del Mezzogiorno”, in un articolo dal titolo “Sulla gestione dell'acqua Realfonzo ha ragione” - l’Assessore Regionale all’Agricoltura Gianfranco Nappi, che come è noto è uno stretto collaboratore del presidente Bassolino, conveniva sul fatto che “solo una gestione e, in ogni caso un indirizzo pubblico, possono assicurare l’effettivo perseguimento di finalità e obiettivi di interesse generale” e proponeva un incontro istituzionale per definire una gestione comune più efficiente della risorsa acqua. Si tratta di posizioni che anche altre esponenti del Pd hanno ripreso nei giorni successivi (si veda ad esempio l’articolo del consigliere regionale Antonio Amato, apparso il 7 novembre su “Repubblica”), anche rivendicando la presentazione di una proposta di legge regionale per “la costituzione di una Spa a totale capitale pubblico per la gestione e manutenzione della rete idrica regionale”. Abbiamo dunque assistito a una serie di interventi di esponenti del Pd partenopeo che si sono mossi nella traccia della linea assunta dal gruppo del Pd in Consiglio Comunale, che ha sostenuto unanimemente la mozione sull'acqua pubblica.
Alla luce di tutto ciò, stupisce non poco leggere sul Bollettino regionale n. 67 del 2 novembre scorso che la Regione Campania ha indetto (con Decreto dirigenziale 731 del 16 ottobre 2009) una gara per l’affidamento ad un soggetto privato del “Servizio di Gestione degli Acquedotti Regionali”, attività di gestione sino ad ora effettuata direttamente dalla Regione e in particolare dal Settore Ciclo Integrato delle Acque. Non può sfuggire che con questo atto la Giunta Regionale pone le basi per la privatizzazione della gestione di due importantissimi acquedotti campani, quello del Torano-Biferno e quello del Sarno. Insomma, il sistema dei grandi acquedotti regionali rischia di essere privatizzato proprio nel momento in cui più forte è la richiesta che l’acqua e la sua gestione rimangano pubbliche e siano gestite da un soggetto interamente pubblico. E ciò avviene proprio mentre autorevoli esponenti del partito che sostiene la Giunta Regionale fa grandi esternazioni in difesa dell'acqua pubblica.
Di fronte a tali contraddizioni sarebbe il caso che i responsabili del Pd campano chiarissero quale sia la posizione del partito sulla questione dei servizi pubblici locali, e in particolare della gestione dell’acqua. Se, come ci auguriamo, il Pd abbandonasse le ambiguità e facesse propria la linea della difesa dell’acqua pubblica, allora sarebbe bene che agisse di conseguenza, invitando la Giunta regionale ad annullare immediatamente la gara in corso e a fornire una chiara indicazione nel senso della proprietà e della gestione pubblica dell’intero sistema dei servizi idrici, dai grandi acquedotti fino al rubinetto di casa. A mio parere questa è da considerarsi una condizione necessaria per avviare proficuamente gli incontri istituzionali proposti da Nappi. Nel frattempo il Comune di Napoli procede speditamente in questa direzione ed ha già chiesto formalmente all’ATO2 – il Consorzio di Comuni che gestisce il servizio idrico integrato del quale fa parte il Comune – di deliberare attribuendo la gestione dell’acqua a un soggetto interamente pubblico.

Contro la privatizzazione di due acquedotti regionali

ACQUA: NAPOLI; REALFONZO, COORDINAMENTO CONTRO GARA REGIONE
(ANSA) - NAPOLI, 13 NOV - "Desta stupore la notizia del bando apparso nel Bollettino regionale del 2 novembre scorso con il quale la Regione Campania indice una gara per l'affidamento a privati degli acquedotti campani del Torano-Biferno e del Sarno. Siamo al cospetto di una vera e propria svolta privatizzatrice che va in direzione opposta alle istanze di difesa dell'acqua pubblica da tempo sostenute da movimenti e associazioni e recepite dal Consiglio Comunale di Napoli". Lo dice, in merito alla gara indetta dalla Regione Campania per la gestione degli acquedotti regionali, l'assessore alle Risorse Strategiche del Comune di Napoli, Riccardo Realfonzo.
Realfonzo ha così concluso: "A questo punto nell'interesse dei cittadini campani sarebbe opportuno avviare un coordinamento tra le forze progressiste, le organizzazioni civiche e i movimenti che da sempre sostengono l'acqua pubblica per chiedere alla giunta regionale di ritirare immediatamente il bando di gara ed per esprimere unitariamente la necessità di garantire oggi e per il futuro una piena gestione pubblica del servizio idrico". (ANSA).

Per l'Università pubblica

Mi è sembrato opportuno - come economista e docente universitario - aderire a questo appello per l'Università pubblica.

Il punto sull'acqua pubblica

Sono lieto per il fatto che diversi esponenti di rilievo del Pd campano - a partire dall'assessore regionale Gianfranco Nappi (Corriere del Mezzogiorno, 3 novembre 2009) - siano tornati sulla mia recente lettera aperta a Bassolino esprimendosi pubblicamente a favore dell'acqua pubblica e in particolare sulla necessità di contrastare la linea privatizzatrice del governo in materia di servizi pubblici locali. Conto dunque in una iniziativa legislativa regionale sulla scorta di quanto sta facendo la Regione Puglia. E intanto - coerentemente con la ben nota mozione approvata dal Consiglio Comunale di Napoli - spingo affinchè l'Ato metta rapidamente in sicurezza l'acqua pubblica (evitando la gara che altrimenti scatterebbe in vista dello scadere delle concessioni in essere che avverrà il 31 dicembre 2010) attribuendo la gestione del servizio idrico del napoletano all'Arin, società al 100% pubblica.
Sul piano nazionale aderisco alla mobilitazione finalizzata a una profonda modifica dell'ordinamento italiano e contro la conversione in legge del decreto 135, che modifica ed integra il già pessimo art. 23 bis della legge 133 del 2008. Serve una mobilitazione permanente, sempre più estesa, a partire proprio dalle città, per contrastare in parlamento e davanti alle corti di giustizia anche internazionali le liberalizzazioni a senso unico e le mortificazioni della volontà popolare. La battaglia sull'acqua pubblica e sulla ripubblicizzazione di tutti i servizi pubblici essenziali non deve vederci sconfitti.
(8 novembre 2009)

Contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Lettera aperta al Presidente Bassolino

Questa lettera aperta al Presidente della Regione Campania propone una azione politica di raccordo con la Regione Puglia allo scopo di ostacolare la privatizzazione dei servizi pubblici locali voluta dal governo Berlusconi.
Contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali
Lettera aperta al Presidente Bassolino

di Riccardo Realfonzo
Corriere del Mezzogiorno, 30 ottobre 2009

Caro Presidente, il tema cruciale della gestione dei servizi pubblici locali è tornato nuovamente alla ribalta, con il recente tentativo del governo Berlusconi di dare avvio a una nuova ondata di privatizzazioni. Infatti, con il decreto Fitto-Calderoli il governo impone la gara come metodo ordinario di affidamento dei servizi, stabilisce che nelle società a partecipazione pubblica quotate in borsa la quota in mano agli enti locali debba drasticamente ridursi e soprattutto stabilisce che gli affidamenti diretti alle società interamente pubbliche potranno realizzarsi solo in casi “eccezionali”. Resta d’altra parte fissata la scadenza del 31 dicembre 2010 con la quale avranno termine gli affidamenti attuali e la gestione dei servizi pubblici locali sarà posta sul mercato. A tutti è chiaro che se questi provvedimenti dovessero effettivamente porsi in essere un nuovo processo di privatizzazione risulterà inevitabile. Ed è bene chiarire che la polpa degli affari sarà proprio qui, nel Mezzogiorno, con le grandi imprese del Nord e le multinazionali che si spartiranno la torta di un mercato protetto e redditizio. Le nostre imprese pubbliche rischiano seriamente di essere spazzate via, con tutte le conseguenze nefaste a cui già abbiamo assistito in molti altri casi: l’incremento delle tariffe, l’azzeramento dei meccanismi perequativi, la perdita di posti di lavoro.
Come lei sa, il Consiglio Comunale di Napoli ha assunto recentemente una serie di delibere che, pur in quadro normativo ostile, cercano di orientare la gestione dei servizi in direzione esattamente opposta a quella indicata dal governo nazionale. Ad esempio, il Consiglio comunale ha assunto una delibera con la quale ha dichiarato la rilevanza strategica delle attività svolte dalla società Napoli Servizi, interamente posseduta dal Comune, scongiurandone in tal modo la privatizzazione. E, soprattutto, nel luglio scorso il Consiglio ha approvato una mozione sul servizio idrico che fissa principi e impegni per i quali da anni si battono i movimenti a sostegno dell’acqua pubblica: la gestione pubblica del servizio idrico, l’introduzione del “minimo vitale garantito”, la negazione del principio secondo cui l’acqua deve essere assoggettata alle regole di mercato, l’affermazione secondo cui essa è il bene comune per eccellenza. Per quanto mi riguarda, come assessore alle Risorse Strategiche del Comune di Napoli, ho contribuito alla definizione di tali indirizzi e sto facendo tutto ciò che mi compete affinché essi siano rispettati, anche nel segno di un uso sempre più trasparente ed efficiente dei fondi pubblici destinati ai servizi, secondo il principio che definisco di “rigore nel pubblico per la difesa del pubblico”. Per questa ragione ho, tra l’altro, predisposto uno schema di delibera che mira ad affidare il servizio idrico integrato dei comuni del napoletano all’Arin, la spa al 100% del Comune di Napoli. Ed ora mi aspetto che l’ATO 2 (il consorzio tra comuni di cui è parte il Comune di Napoli) proceda in questa stessa direzione.
Tuttavia, è ben chiaro che i margini di manovra che la normativa vigente concede ai comuni per difendere la gestione pubblica dei servizi locali, e in particolare dell’acqua, sono molto ridotti. Tuttavia nei giorni scorsi la Regione Puglia, su impulso del Presidente Vendola, ha deciso di impugnare l’art. 15 del decreto Fitto-Calderoli in Corte Costituzionale e al tempo stesso di avviare in tempi serrati il lavoro per la definizione di una legge regionale sui servizi pubblici locali che restituisca agli amministratori locali la possibilità di optare per una gestione pubblica e diretta dei servizi, a cominciare da quello idrico. Ebbene, io credo che la regione Campania potrebbe sostenere e rafforzare questa iniziativa, impugnando il decreto legge Fitto-Calderoli in coordinamento con la Regione Puglia e istituendo immediatamente un tavolo di lavoro congiunto per una legge regionale in tema di ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali.
Questa è un’epoca di trapasso nella quale i vecchi dogmi dell’ideologia liberista crollano di fronte all’evidenza dei guasti che essi stessi hanno contribuito a provocare. Come mostrano le ricerche più autorevoli, il settore dei servizi pubblici è stato uno dei più colpiti dal furore ideologico dei mercatisti e dei privatizzatori. L’auspicio mio e di molti altri è che Lei, Presidente, possa impegnarsi a far sì che in questo scorcio di legislatura regionale si pongano in essere i provvedimenti necessari a garantire non solo alla città di Napoli ma all’intera regione Campania un segnale politico di svolta, che riaffermi l’obiettivo chiave della gestione pubblica e massimamente efficiente dei servizi locali.

Risanamento e "cose" di sinistra: intervista a Liberazione

Questa intervista fa il punto sulla mia attività all'assessorato e sul sostegno che ho ricevuto in questi mesi da parte di Rifondazione Comunista e della sinistra in generale.
“Risanamento e cose di sinistra, chi dice che non stanno insieme?”
Intervista a Riccardo Realfonzo

di Checchino Antonini
Liberazione, 29 ottobre 2009
L'acqua di Napoli non sarà messa in vendita come prevederebbero, invece, le norme capestro entro il 31 dicembre 2010. La delibera comunale fa seguito all'obiettivo - assunto a luglio - di giungere al più presto al «minimo vitale idrico gratuito» per tutti e di far gestire il servizio da un soggetto interamente pubblico. «Si tratta di una delibera di indirizzo che fa di Napoli un'avanguardia nella campagna per l'acqua pubblica, una soluzione in linea con molti dei comitati del Forum per l'acqua pubblica, con associazioni ambientaliste come il Gruppo 183, e soprattutto con il Comitato per il Contratto mondiale sull'acqua - spiega a Liberazione, Riccardo Realfonzo, assessore al Bilancio e alle risorse strategiche della Giunta Iervolino - è chiaro però che a livello comunale abbiamo evidenti limiti di competenza. La piena ripubblicizzazione dell'acqua dovrà passare per una battaglia sociale a tutto campo».
Realfonzo. 45 anni, docente di Economia politica all'Università del Sannio, critico del pensiero unico liberista, occupa da dieci mesi una delle poltrone più scomode della politica italiana. Chiamato per sostituire l'inquisito Cardillo e tentare di dare nuovo impulso a una giunta comunale attraversata dagli scandali e afflitta dalla crisi politica e finanziaria.
Realfonzo, fu una decisione sofferta visto che un pezzo della sinistra, il Prc, aveva deciso di uscire dalla Giunta.
Appena insediato ho definito una linea di rigore e massimo sostegno alle famiglie meno abbienti su cui ottenni l'immediato appoggio del partito e, in tutte le fasi, il forte sostegno dei due consiglieri di Rifondazione.
In una fase di crisi generale delle casse pubbliche, si intravedono segnali di controtendenza nelle finanze di Napoli, come nel caso della diminuzione dei debiti fuori bilancio. Ma è possibile coniugare risanamento e politiche di sinistra?
Ho assunto le redini dell'assessorato a gennaio, in una fase drammatica successiva allo scandalo Romeo e in piena crisi economica. La situazione finanziaria trovata era grave. Scontavamo tra l'altro gli effetti della scellerata politica economica del governo Berlusconi, che ha tagliato i trasferimenti e inasprito i vincoli del Patto di stabilità interno. Per queste ragioni abbiamo rapidamente avviato una azione di risanamento dei conti formulando un bilancio di previsione all'insegna della trasparenza dei conti e del deciso taglio agli sprechi. Proprio questo ci ha consentito di trovare le risorse per confermare - e laddove possibile incrementare - la spesa in campo sociale e nei servizi pubblici. Il successo di questa difficile manovra è scaturito soprattutto dal pieno e costante appoggio dei consiglieri Prc e delle altre forze della sinistra. Un dato, questo, di cui solo qualche variabile impazzita, del tutto isolata e con interessi che poco hanno a che fare con la politica, sembra incapace di tener conto.
Ma l'aumento della Tarsu non smentisce il nuovo corso?
L'incremento della tassa sui rifiuti, a copertura del 100°/o del costo del servizio, è una folle imposizione di legge del governo a tutti i comuni della Campania. Per alleviarne i danni sulle famiglie meno abbienti abbiamo stanziato un importo significativo per i rimborsi.
Insisto sulle questioni della proprietà e della gestione pubblica delle aziende partecipate. E' possibile che la “ripubblicizzazione” dei servizi locali possa diventare una opzione strategica per la sinistra prossima ventura?
La crisi economica in corso sta producendo effetti devastanti, ma al tempo stesso smaschera l'ideologia mercatista e privatizzatrice. E' bene allora trarre dalla crisi le logiche conseguenze, ripristinando la centralità di una gestione pubblica e massimamente efficiente dei servizi fondamentali. Per quel che mi compete, ho annullato una procedura di messa a gara di un depuratore riaffidandone la gestione a una società del comune, e ho lavorato affinché fosse evitata la privatizzazione della società Napoli Servizi (alla quale invece puntava il mio predecessore). Attenzione però: a Napoli e nel resto d'Italia è anche indispensabile inaugurare una nuova stagione nella gestione delle società comunali, all'insegna del rigore, del razionale utilizzo delle risorse, della crescita della quantità e qualità di servizi resi ai cittadini. Si tratta di una linea che ho definito di “rigore nel pubblico per la difesa del pubblico”, che si pone in antitesi a certe tentazioni clientelari che hanno attraversato in questi anni anche il centrosinistra e che non hanno certo aiutato a far maturare nel nostro paese una forte coscienza collettiva a favore del servizio pubblico.
Una spinta rinnovatrice, quella dell'assessorato, che incontra non poche resistenze, anche in seno alla maggioranza. Torno alla domanda di partenza: c'è ancora margine per una politica di sinistra a Napoli?
Questa esperienza è iniziata in una situazione di assoluta emergenza politica. Ero stato chiamato in qualità di “tecnico”, e credo sia stata la prima volta nella storia recente del Paese che un “tecnico” abbia portato avanti un indirizzo politico chiaramente di sinistra. Rifondazione e le altre forze della sinistra hanno salutato con entusiasmo questo nuovo corso, che grazie a una serie di circostanze favorevoli si è imposto più volte nell'indirizzo generale della maggioranza. Queste tracce di “nuova politica” hanno fatto bene alla città, e andrebbero quindi consolidate. Se c'è margine andrò avanti, altrimenti potrò serenamente chiudere ma con una piccola soddisfazione: aver dimostrato che anche in tempi così avversi una politica economica di sinistra è possibile.

Né il "partito della spesa" né quello "del rigore"

Segnalo questo mio editoriale sui conflitti interni al governo:


Né il "partito della spesa" né quello "del rigore"

di Riccardo Realfonzo

Liberazione, 25 ottobre 2009

Gli scontri a cui abbiamo assistito in questi giorni tra i ministri del governo Berlusconi sono stati interpretati come segnali della esistenza di due anime in seno al governo: un “partito della spesa”, uno dei cui sostenitori sarebbe il ministro Scajola, e un “partito del rigore”, di cui Tremonti sarebbe l'esponente di punta. In realtà la contesa è più complessa e va probabilmente declinata nei termini di un conflitto tra uno schieramento pienamente appiattito sulle posizioni di Confindustria e un altro schieramento che cerca di tessere dinamiche aggregative più complesse, anche interclassiste, mettendo insieme gli interessi della piccola borghesia settentrionale e quelli dei lavoratori. La Lega Nord e in buona misura lo stesso Tremonti si collocano in questo secondo orizzonte. Certo, sono spesso costretti a qualche salto mortale logico e propagandistico. Qualche contraddizione c'è pure, infatti, se Tremonti dopo avere nel 2003 sostenuto l'approvazione della legge 30 (la cosiddetta legge Biagi) oggi esalta le virtù del “posto fisso”. E qualche altra contraddizione viene pure fuori se lo stesso Tremonti dopo avere a più riprese attaccato il quadro delle regole di Maastricht può essere annoverato oggi, nei fatti, tra i ministri dell'economia europei più fedeli a quelle regole.
Naturalmente Tremonti potrebbe difendersi, sottolineando che la sua politica economica rigorista ha permesso di tenere sostanzialmente sotto controllo i conti pubblici e in particolare il deteriorarsi dei rapporti deficit/pil e debito/pil che in altri paesi di Europa sono peggiorati in maniera più vistosa che da noi, a causa della crisi. Ma la realtà è che il contenimento della spesa che Tremonti propone non aiuta in alcun modo il rilancio del sistema economico. Insomma, Tremonti pratica prudenza, rigore e tanto attendismo, nella speranza che sia il resto del mondo a ripartire trainando con sé le nostre esportazioni. Una politica di rigore inaccettabile, anche se certo ben pochi vorrebbero vestire i panni di un ministro che comunque qualche rischio di trovarsi al cospetto di un attacco speculativo contro i titoli pubblici pure lo corre.
Dall'altro lato del governo la politica proposta è delle più insulse. I ministri confindustriali chiedono infatti di allentare il rigore di bilancio nella maniera peggiore possibile: quella del taglio alle imposte che gravano sulle imprese e in generale della contrazione dei costi di produzione. Come se non fosse ormai dimostrato che il taglio del cuneo fiscale è stata, tra tutte, la più inutile e deleteria azione dell'ultimo governo Prodi.
Inutile dire che il Paese avrebbe bisogno di ben altro. Non serve vendere illusioni o proteggere i più ricchi dalla crisi. Servirebbe piuttosto una politica espansiva fondata sul sostegno dei redditi da lavoro tramite una politica fiscale nuovamente progressiva, e sul sostegno della occupazione attraverso investimenti pubblici ecologicamente sostenibili nelle infrastrutture materiali e immateriali.

La sinistra sulla manovra di bilancio

Positivo questo comunicato della sinistra in Consiglio Comunale:
COMUNI: NAPOLI; EQULIBRI BILANCIO;
RIFONDAZIONE C.,SINISTRA D., VERDI, SDI, SL, UDEUR, GRUPPO MISTO

(ANSA) - NAPOLI, 13 OTT - "La manovra degli equilibri di bilancio appena approvata dal Consiglio Comunale di Napoli è un buon segno per la maggioranza che sostiene il sindaco Iervolino. Va dato merito all'Assessore alle Risorse Strategiche, Riccardo Realfonzo di aver condotto con responsabilità istituzionale una discussione non facile ed insidiosa per i conti dell'ente". E' quanto affermano, in una nota, i consiglieri comunali di Napoli di Rifondazione Comunista, di Sinistra Democratica, dei Verdi, dei Socialisti Democratici Italiani, di Sinistra e Libertà , dell'Udeur e del Gruppo Misto.
"Ci sono alcuni segnali in controtendenza come la diminuzione dei debiti fuori bilancio (da 30 a 18 milioni), vi è la sistematizzazione dei rapporti con la società in house Napoli Servizi (rimodulazione della Convenzione e del Contratto), si intraprende senza timidezza la razionalizzazione delle aziende partecipate pubbliche e si rinnova la loro strategicità ", aggiungono.
"L'azione riformatrice intrapresa dal Sindaco e dall'Assessore Realfonzo deve nutrirsi di altre scelte significative ad esempio come la pubblicizzazione del ciclo idrico integrato e l'allargamento della base degli usufruitori delle prestazioni socio-assistenziali, la fuoriuscita dalla precarietà di lsu e csu, la graduale pedonalizzazione del centro storico, un migliore utilizzo del patrimonio pubblico abitativo. Infine, l'Amministrazione Comunale ha assunto l'impegno di reperire ulteriori cifre, entro l'attuale esercizio finanziario (2009), così come incessantemente richiesto dalle forze della Sinistra nelle ultime settimane, a favore del fondo per i rimborsi Tarsu alle famiglie in difficoltà socio-economiche", conclude la nota.(ANSA).

Dirigenti di società comunali, stipendi top secret

Molto buono questo articolo sulle difficoltà incontrate nel conoscere gli stipendi dei dirigenti delle partecipate del comune di Napoli.

Anche questo articolo precedente è molto significativo.

Approvati gli equilibri di bilancio: ancora un passo avanti verso il rigore e la difesa del pubblico

Oggi, 13 ottobre, è stata approvata la manovra sugli equilibri di bilancio. Questo il comunicato da me diramato:

Comunicato Stampa dell’Assessore al Bilancio del Comune di Napoli
Realfonzo: con la manovra di riequilibrio di bilancio un altro passo in avanti sulla strada del risanamento dei conti del comune e delle partecipate

In merito all’approvazione della manovra degli equilibri di bilancio avvenuta oggi in Consiglio Comunale, l'assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo, ha dichiarato: “Esprimo soddisfazione per l'approvazione della manovra con la quale il Comune di Napoli compie un altro passo avanti verso il risanamento dei conti e l'utilizzo sempre più efficiente e trasparente delle risorse del Comune e delle società partecipate, nell'interesse dei cittadini napoletani. Si è trattato di un passaggio difficile, accompagnato da polemiche strumentali relative soprattutto all'incremento della Tarsu impostoci dal governo in carica, ma sono lieto di registrare che la maggioranza in Consiglio Comunale abbia pienamente accolto le proposte della Giunta per una linea di rigore e difesa del pubblico”.
“La delibera relativa alla Napoli Servizi chiude i conti col passato eliminando il problema della creazione di debiti fuori bilancio generati dalle clausole del vecchio rapporto contrattuale. La nuova convenzione e il nuovo statuto della società partecipata attuano le norme europee sul controllo analogo in modo da rendere l'azienda “braccio operativo” del comune, sottoposto ai controlli opportuni e a regole di carattere pubblicistico, nell'interesse dei cittadini e dei lavoratori stessi della società”.
“Grazie ai primi effetti della recente delibera sul contenimento dei debiti fuori bilancio, con la quale è stato imposto un giro di vite sulle spese senza copertura, il volume dei debiti fuori bilancio non legati alla vicenda di Napoli Servizi si è ridotto nei primi otto mesi dai circa 30 milioni del 2008 ai 18 milioni di quest'anno”. “Si tratta – ha continuato Realfonzo – di un risultato che delinea una tendenza positiva, anche considerando che la nuova procedura per il riconoscimento dei debiti fuori bilancio non ha potuto ancora esplicare tutti i suoi effetti dal momento che essa risale a giugno. Credo che una ulteriore decelerazione nella formazione dei debiti fuori bilancio potrà essere apprezzata al termine del 2009 e, in misura più sensibile, nel 2010”.
“Sarà solo grazie a questa linea di rigore se riusciremo a trovare nei prossimi mesi ulteriori risorse per incrementare il fondo per i rimborsi della Tarsu. Si tratta di una ferma intenzione della Amministrazione e mia, oltre che di una volontà chiaramente espressa in aula dall'intero centrosinistra per la quale siamo determinati a reperire, tra le pieghe del magro bilancio, risorse ulteriori rispetto ai due milioni e mezzo già stanziati con il previsionale”.
L'assessore Realfonzo ha così proseguito: “Già oggi, con questa manovra, anche grazie ad alcuni incisivi tagli di spesa, abbiamo reperito le risorse per affrontare una serie di urgenze, come quella del rifacimento della rete fognaria di via Ben Hur - Alveo S. Antonio a Soccavo per il quale il Comune stanzia oltre 3 milioni di euro. Inoltre, sono stati stanziati oltre 10 milioni di euro per interventi concernenti il controllo del traffico e il rifacimento della segnaletica stradale. Di rilievo sono anche gli interventi che riguardano la manutenzione straordinaria della linea 1 e della linea 6 della metropolitana per i quali sono disponibili 14 milioni di euro. Ancora, va segnalato l'incremento delle cifre appostate per il verde pubblico nonché per il piano di sviluppo del Fotovoltaico nei parchi cittadini per oltre 3 milioni di euro. Di rilievo, infine, è anche lo stanziamento relativo alla manutenzione straordinaria delle scuole per un importo di circa 6 milioni di euro. Sempre sul versante delle spese l’Amministrazione ha dovuto far fronte agli oneri per l’adeguamento contrattuale del personale e ha inoltre appostato le somme necessarie all'espletamento del concorso pubblico per l'assunzione di personale che si svolgerà nei prossimi mesi”.
L'assessore Realfonzo ha così concluso: “La manovra correttiva oggi approvata offre naturalmente solo alcune risposte alle esigenze maturate in questi mesi: il quadro economico e finanziario complessivo, e del Comune di Napoli, resta critico. Le attuali condizioni sociali in cui versa la città – colpita dalla crisi economica in maniera più grave anche rispetto alle previsioni – imporrebbero di fare ancora di più soprattutto in termini di investimenti per la crescita produttiva. Al riguardo non mi stancherò di sottolineare quanto sia scellerata la politica economica restrittiva del governo centrale che continua a tagliare risorse agli enti locali del Mezzogiorno, salvo effettuare qualche sovvenzione straordinaria “amichevole”, come è capitato a Roma, Catania e a Palermo”.

Tarsu: l'offensiva del Comune

Molto chiaro ed esaustivo questo articolo tratto dalla pagina napoletana di Repubblica:

Tarsu, l´offensiva del Comune. Realfonzo: vogliamo proteggere gli onesti

di Cristina Zagaria

Repubblica Napoli, 9 ottobre 2009

Sono almeno 40 mila gli “evasori” della Tarsu. Ed è una stima per difetto. Si tratta di evasori totali, cioè di cittadini che non hanno mai pagato la tassa sui rifiuti o di cittadini per cui risultano incongruenze e irregolarità, incrociando le varie banche dati. E il Comune decide di andarli a stanare uno ad uno. Un´operazione trasparenza.
Nella battaglia per la tassa sui rifiuti arriva la task-force di 25 esperti, contro i furbi. «Sia chiaro lo spirito di questa iniziativa – chiarisce subito l´assessore alle Risorse Strategiche Riccardo Realfonzo – Non sono un poliziotto e non amo i comuni gestiti da sceriffi. Questa è un´operazione di giustizia. Non andiamo a caccia dei cittadini, ma l´obiettivo è l´esatto contrario: è proteggere gli onesti».Palazzo San Giacomo ha già spedito, appunto, 40 mila questionari ai napoletani che, per qualche motivo non risultavano in regola con il pagamento della Tarsu. «Non definiamoli però evasori e non facciamo stime – chiede Realfonzo – perché le informazioni di base sono scarse e potrebbe essere tutto in regola. È una verifica». L´operazione ha un obiettivo preciso: «Far pagare tutti e così, speriamo già entro l´anno prossimo, abbassare le tariffe».
Realfonzo crede fino in fondo a quello che dice. Presenta personalmente la task force negli uffici di Corso Arnaldo Lucci 81, dove da una settimana c´è l´assalto dei cittadini che chiedono spiegazioni e riduzioni sulle bollette, arrivate (quest´anno) con un aumento del 62 per cento. «È stato il governo nazionale, che contro il nostro parere, ha imposto un repentino e intollerabile aumento della Tarsu, in una fase in cui oltretutto non sembra assolutamente lecito parlare di fine dell´emergenza rifiuti – - afferma l´assessore – Perciò abbiamo pensato a quest´operazione: combattere l´evasione è un dovere morale anche perché l´aumento della Tarsu fa tanto più rabbia quanto più si pensa che esiste chi non paga. Noi siamo contro questi furbi e la task-force potrà avere effetti non solo per questo aspetto, ma anche per contrastare l´evasione dell´Ici e della Cosap, il canone per l´occupazione permanente di spazi e aree pubbliche e per aiutare il passaggio da tassa a tariffa, che noi auspichiamo, anche se manca ancora una normativa nazionale a riguardo».
La task-force è composta da 25 persone specializzate e con l´esclusivo compito di individuare gli evasori. Si tratta di dipendenti comunali, provenienti in maniera volontaria da diversi uffici che, dopo un periodo di addestramento (svoltosi a settembre), sono già operativi. La squadra è stata dotata di postazioni informatiche per la consultazione delle banche dati sia interne all´amministrazione, sia esterne come il registro delle imprese e l´anagrafe tributaria.Realfonzo, ieri mattina, fa un giro al quinto piano di corso Lucci 81, nelle nuove stanze della task-force, accompagnato dalla direttrice dell´ufficio Gaetana Esposito. «Stiamo ultimando anche i dettagli di una doppia intesa – spiega l´assessore al personale – con la Guardia di Finanza e con l´Agenzia delle Entrare, proprio per attivare dei protocolli di legalità e per controlli sempre più capillari e mirati».
A fine giro l´assessore non si risparmia la fossa dei leoni. Sono le 11,20 e scende al primo piano, nel salone dove da giorni centinaia di cittadini armati di bollette, documenti e numeretto cercano giustizia agli sportelli comunali.«Assessore è un´ingiustizia – lo avvicina subito una donna, che mostra una bolletta intestata ad Antonio De Martino – Io per una casa di 20 metri quadrati devo pagare 317 euro. È un furto». E la donna mette tra le mani dell´assessore la bolletta, una piantina della casa con una parte evidenziata con un pennarello giallo e un fascicolo di carte. Con pazienza l´assessore guarda tutto. E confrontando piantina del catasto e bolletta osserva: «Signora faccia un controllo sulla bolletta c´è scritto che la sua casa è di 67 metri quadri e non di 20. Se c´è un errore, lo faccia notare e vedrà che otterrà il rimborso».Proprio sul rimborso si moltiplicano le domande dei cittadini: «Lo avremo?». «Quando?» «Ma dobbiamo pagare per forza tutta la cifra?». E Realfonzo al centro dello stanzone, mentre la fila procede lentamente e i numeri sul display scorrono, spiega: «Da quest´anno, a Napoli, la Tarsu è aumentata del 60 per cento, un incremento voluto dal governo che non potevamo evitare. Abbiamo la documentazione che prova il nostro tentativo di evitare che la tassa aumentasse, ma non c´è stato nulla da fare. Però, per i cittadini delle classi più deboli abbiamo pensato a un fondo comunale per il rimborso del pagamento, che quest´anno è passato da circa 200 mila euro a 2,5 milioni di euro. Servono ora i bandi per fare la richiesta del rimborso a cui sta lavorando l´Assessorato comunale alle Politiche sociali». «Per il passato – conclude Realfonzo – il fondo già esisteva, ma si trattava di poche migliaia di euro e i cittadini venivano rimborsati con notevole ritardo. Il rimborso potrà partire dalla fine del 2010 e trattandosi appunto di un rimborso solo dopo aver pagato la tassa». «Assessore, volesse il cielo», quasi lo prega una signora che tenta di stringergli le mani. Alle 12,15 non ci sono più domande. La sala è quieta. La task-force e i dipendenti agli sportelli sono al lavoro. L´assessore Realfonzo torna a San Giacomo.

"Così proteggiamo gli onesti"

Oggi - 8 ottobre - ho presentato la task force contro l'evasione della Tarsu. A riguardo ti invito a leggere l'articolo pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno on line.

Chi sono

Riccardo Realfonzo (1964), allievo di Augusto Graziani, è ordinario nell'Università del Sannio, dove insegna Fondamenti di economia politica e presiede il Corso di Laurea in Economia Aziendale. Nel 2008 ha fondato la rivista on line Economia e politica e da allora ne è coordinatore. Ha pubblicato decine di saggi e libri di impostazione keynesiana su temi di teoria del circuito monetario, teoria della distribuzione, economia italiana, storia dell'analisi economica. I suoi lavori sono stati pubblicati da alcune tra le principali case editrici internazionali (Macmillan, Elgar, Ashgate) e tra le più prestigiose riviste scientifiche. È stato promotore dell’appello degli economisti per la stabilizzazione del rapporto tra debito e Pil (2006) in contrasto con le politiche di abbattimento del debito pubblico; ha fatto parte del comitato scientifico di “Industria 2015”; nel 2010 ha promosso la Lettera degli economisti contro le politiche di austerità. Sulle pagine del "Sole 24 Ore" ha sostenuto la necessità di sforare il vincolo europeo sul deficit. Nel settembre 2013, ha promosso il "monito degli economisti" pubblicato dal "Financial Times". Il documento elabora una previsione: se non si pone fine all'austerity alcuni paesi europei saranno costretti ad abbandonare l'euro. È stato assessore tecnico al bilancio del Comune di Napoli e ha denunciato il sistema clientelare che continua a saccheggiare Napoli nel libro "Robin Hood a Palazzo San Giacomo". I suoi interventi critici sono stati ripresi più volte, tra gli altri, da Roberto Saviano. Ha diretto il dipartimento di scienze economiche dell'Università del Sannio. Svolge attività di editorialista per "Il Sole 24 Ore" e "L'Unità"; partecipa frequentemente a trasmissioni radio-televisive (Omnibus, UnoMattina, Rainews 24). E' membro del comitato promotore del referendum contro il Fiscal Compact.

Gli aumenti della tarsu imposti dal Governo

In merito alla questione degli aumenti della Tarsu - imposti dal Governo a tutti i Comuni della Campania - rinvio alla mia intervista al "Mattino" del 4 ottobre 2009.
Sottolineo che l'incremento della tarsu a copertura del 100% del costo del servizio fu voluto inizialmente dal governo Prodi (con decreto legge 61 del 2007) che però ne rinviò l'applicazione al 2009. Il governo Berlusconi non ha accolto le reiterate richieste del Comune di Napoli per un nuovo rinvio e con una lettera del Direttore Generale delle Finanze (la prof. F. Lapecorella) ha imposto l'applicazione immediata del decreto.

Una politica economica fallimentare

Il nostro Tremonti, con i suoi Tremonti-bond, proprio non è riuscito a rimettere in moto il mercato del credito. E le imprese italiane continuano a restare senza liquidità. A riguardo vi invito a leggere l'editoriale pubblicato da Liberazione.

Una politica economica fallimentare
di Rosario Patalano e Riccardo Realfonzo
Liberazione, 2 ottobre 2009
È di queste ore la notizia che il consiglio di amministrazione dell’Unicredit ha varato all’unanimità un aumento di capitale di 4 miliardi di euro, senza procedere – come recita il comunicato – “all’emissione di strumenti di capitale destinati alla sottoscrizione da parte del ministero dell’economia e delle finanze italiano”. In sostanza, l’operazione di aumento di capitale del più grande gruppo bancario italiano ignora completamente, come già aveva fatto l’Intesa San Paolo qualche giorno prima, lo strumento di rifinanziamento conosciuto come Tremonti Bond. Per il board di Unicredit “il clima sui mercati è cambiato e sarebbe anacronistico richiedere gli aiuti di Stato”. Nelle stesse ore uno dei primi gruppi bancari europei, Bnp- Paribas, annunciava l’emissione di nuove azioni destinati al rimborso di azioni privilegiate dello Stato francese, chiudendo così la fase del ricorso ai sussidi statali, una tendenza che si sta ormai consolidando in tutto il mondo.
Insomma, il mondo bancario sta dando un preciso segnale nel senso dell’indipendenza e dell’autonomia dal potere politico, mentre la crisi è ancora in atto. E dunque sembrerebbe già tramontata l'epoca dei Tremonti Bond, varati poco meno di un anno fa, nel bel mezzo della tempesta finanziaria. I Tremonti Bond sono obbligazioni emesse dalla banche e sottoscritte dal Tesoro che così intendeva sostenere la capitalizzazione degli istituti di credito e per questa via favorire il credito alle imprese . La sottoscrizione di questi strumenti finanziari impone alle banche una serie di vincoli: una valutazione istruttoria della Banca d'Italia, l’impegno da parte delle banche ad assicurare un flusso di crediti alle piccole e medie imprese e alle famiglie e l'adozione da parte degli istituti bancari di un codice etico che stabilisce limitazioni agli stipendi dei vertici amministrativi. Lacci e lacciuoli che evidentemente sembrano ora non necessari (lo ha dichiarato il presidente dell’Abi Corrado Faissola) e troppo costosi. Ora è più vantaggioso ricorrere alla liquidità presente nei mercati, approfittando dei "tassi zero", o alienare cespiti patrimoniali non strategici.
Con ciò di fatto fallisce completamente l’unico strumento messo in campo dal governo per orientare e controllare il mercato del credito a favore delle imprese. Mentre altri paesi hanno proceduto sulla strada delle nazionalizzazioni in modo massiccio e rapido, o hanno direttamente sostenuto l’accesso al credito delle imprese, in Italia l’intervento del governo è stato tardivo e del tutto inefficace rispetto gli scopi. I Tremonti bond in fin dei conti restano quel che sono sempre stati: una riserva assicurativa da utilizzare nel momento della difficoltà, ma non un metodo sistematico di rifinanziamento, né uno strumento concreto per indurre gli istituti di credito a fornire ossigeno all’economia depressa. Si è persa quindi una grande opportunità per ristabilire il primato di indirizzo della politica sul mercato creditizio. Il potere finanziario italiano, nato e cresciuto dal potere politico, oggi finisce per sovrastarlo completamente e neppure questa drammatica crisi è valsa ad invertire questa tendenza. Il colbertismo del nostro ministro del Tesoro si è quindi fermato definitivamente sulla soglia del potere finanziario.

Tante resistenze alla mia linea del rigore

di Riccardo Realfonzo
Corriere della Sera - Corriere del Mezzogiorno, 1 ottobre 2009

Caro Direttore, sono in molti a chiedermi lumi in questi giorni sulla situazione finanziaria e politica del Comune di Napoli. Di fronte a tante richieste, non posso che ribadire con ancor più forza quanto sostenuto nel recente passato: i dati contabili e i relativi segnali politici indicano che stiamo attraversando una fase ad alto rischio, ed è giunto il tempo di lanciare un allarme ulteriore, sul piano sia del bilancio che della gestione politica in corso.
Sul versante finanziario, è nota a tutti la pesante eredità delle gestioni passate. Ed oggi la crisi aggrava ogni problema, poiché riduce le entrate e al tempo stesso accresce le esigenze di sostegno ai ceti disagiati. A livello nazionale, insisto, occorre farla finita con le finanziarie “light” e le operazioni a somma zero di Tremonti: i principali istituti internazionali ci dicono che il governo italiano è irresponsabilmente fermo, proprio nel momento in cui urge una concreta svolta di politica economica espansiva. A livello locale ci hanno invece tolto quasi ogni autonomia, e dovremo quindi necessariamente proseguire lungo la linea del rigore. In questo senso, immediatamente dopo il mio insediamento abbiamo operato forti tagli agli sprechi con il previsionale 2009, abbiamo iniziato una lotta senza quartiere ai debiti fuori bilancio con la delibera del giugno scorso, abbiamo effettuato ingenti cancellazioni di crediti inesigibili che gonfiavano le possibilità di spesa e, con l’ultimo consuntivo, abbiamo applicato l’intero avanzo di amministrazione 2008 al fondo svalutazione crediti. Ed ancora, per affrontare l'emergenza economico-finanziaria abbiamo agito anche rispetto alle società partecipate, spingendole verso un uso sempre più efficiente delle risorse e monitorando attentamente l’attività degli amministratori. In particolare, nella manovra di assestamento che presento in questi giorni viene aggredito e risolto il nodo della società Napoli Servizi. Si tratta di una società al 100% del Comune, con circa 1500 dipendenti, che offre – tra gli altri - servizi di pulizia, vigilanza e manutenzione. Ebbene, il rapporto con questa società è stato sin qui assai insoddisfacente: si pensi che solo nel 2008 da esso sono scaturiti circa 40 milioni di debiti fuori bilancio. Con questa manovra di assestamento affrontiamo finalmente il problema implementando l’attività di controllo e assegnando un budget che non potrà essere sforato in modo da risolvere alla radice la questione della creazione di debiti fuori bilancio.
Vengo però adesso ai segnali politici degli ultimi tempi. È inutile negare che questa linea di rigore nella gestione del bilancio comunale incontra non poche resistenze da parte di settori politici e amministrativi che si illudono ancora di poter prosperare grazie alla espansione dei debiti fuori bilancio, agli sprechi e all’erogazione di prebende verso una città in gravissimo affanno. L’impressione di molti è che in parte per le tensioni e i riassetti in corso con il congresso del Pd, in parte per l’approssimarsi delle elezioni regionali, il centro-sinistra stia ripiegando nuovamente su sé stesso. Il rischio è che si punti a rimettere in moto i vecchi e ormai deteriorati meccanismi di formazione del consenso, e che si chiudano definitivamente i canali di comunicazione con le forze vive della società. Se così fosse ci troveremmo di fronte a un grave errore. Il punto da comprendere è che la politica della finanza facile e della spesa improduttiva non soltanto è inqualificabile sul piano morale, ma probabilmente è anche ormai inefficace sul piano della costruzione del consenso politico.
E’ opinione mia, e dei tanti che si sono raccolti in questi mesi attorno all’azione innovatrice dell’Assessorato al Bilancio, che solo grazie a una gestione finanziaria rigorosa e a un uso efficiente delle risorse scarse si potranno creare spazi di manovra per gli investimenti produttivi, per il buon funzionamento dei servizi e per la difesa dei ceti sociali maggiormente colpiti dalla crisi. Solo attraverso una linea di trasparenza e rigore si potrà tentare di ricostituire un rapporto di fiducia con i cittadini e di aprire un dialogo vero con le forze sociali e intellettuali migliori della città. La crisi finanziaria e la crisi politica sono insomma due facce del medesimo problema. La nostra proposta di soluzione per uscire dall’attuale situazione è quella che abbiamo avanzato fin da gennaio: “rigore nel pubblico per la difesa del pubblico”. Che vuol dire, per esempio, azioni coordinate di forte intervento sulla vivibilità urbana (strade, trasporti, igiene), ma anche la “messa in sicurezza” dei servizi pubblici essenziali (in particolare del servizio idrico) rispetto alle mire dei veri “rapaci”, vale a dire degli aspiranti monopolisti privati, incapaci di far profitti in condizioni di concorrenza e desiderosi di guadagnare posizioni di rendita attraverso il controllo dei servizi pubblici. È mia convinzione che se non superiamo queste due emergenze, se non aggrediamo il problema politico-finanziario e non diamo prova di una decisa volontà di cambiamento, consegneremo con certezza la regione e poi la città alle destre. Sappiamo che nel centro-sinistra esiste una diffusa consapevolezza delle questioni che abbiamo sollevato. L’auspicio è che le azioni future siano conseguenti.