Lentezza europea, velocità della crisi e rischio default
di Riccardo Realfonzo
economiaepolitica.it, 24 aprile 2020
Il Consiglio Europeo esclude la monetizzazione dei deficit e dice “no” alla proposta italiana sugli eurobond. Resta il recovery fund, di cui però non si sa nulla sul “come”, sul “quanto” e sul “quando”. Intanto l’Italia va verso un debito al 160% del pil, avvicinandosi pericolosamente all’area default.
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"dissento da quello che gli economisti americani chiamano mainstream, il comune modo di pensare della maggioranza. La nuova generazione di economisti, purtroppo, è fatta di conformisti" (Augusto Graziani)
Il Consiglio lumaca e l'area default
Il Consiglio lumaca e l'area default
di Riccardo Realfonzo
Rassegna Sindacale, 24 aprile 2020
[LEGGI L'ARTICOLO]
di Riccardo Realfonzo
Rassegna Sindacale, 24 aprile 2020
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Se resta solo il MES saranno guai. Realfonzo al Tg3 LineaNotte
Se resta solo il MES saranno guai. Realfonzo al Tg3 LineaNotte
Tg3 LineaNotte, 22 aprile 2020
Con lentezza l'Europa studia come sostenere gli investimenti dei Paesi, come se fuori dalla finestra non ci fosse la crisi peggiore dell'ultimo secolo. Una monetizzazione dei deficit, la strada migliore per intervenire, non sarà seguita. E probabilmente non avremo nemmeno gli eurobond. Se resta solo il MES saranno guai seri.
Tg3 LineaNotte, 22 aprile 2020
Con lentezza l'Europa studia come sostenere gli investimenti dei Paesi, come se fuori dalla finestra non ci fosse la crisi peggiore dell'ultimo secolo. Una monetizzazione dei deficit, la strada migliore per intervenire, non sarà seguita. E probabilmente non avremo nemmeno gli eurobond. Se resta solo il MES saranno guai seri.
La fase 2, la sicurezza dei lavoratori, l'Europa e il debito italiano. Realfonzo a RaiNews 24
La fase 2, la sicurezza dei lavoratori, l'Europa e il debito italiano. Realfonzo a RaiNews 24
RaiNews 24, 17 aprile 2020
I dati ci dicono che è ancora presto per cessare il lockdown. E poi con quali garanzie per i lavoratori? Quali controlli sul rispetto delle condizioni di sicurezza soprattutto nelle piccole e medie imprese? Una recrudescenza dell'epidemia sarebbe drammatica.
Un mio intervento a RaiNews 24.
RaiNews 24, 17 aprile 2020
I dati ci dicono che è ancora presto per cessare il lockdown. E poi con quali garanzie per i lavoratori? Quali controlli sul rispetto delle condizioni di sicurezza soprattutto nelle piccole e medie imprese? Una recrudescenza dell'epidemia sarebbe drammatica.
Un mio intervento a RaiNews 24.
La soluzione alla crisi passa da Francoforte
La soluzione alla crisi passa da Francoforte
di Riccardo Realfonzo
Il Sole 24 Ore, 17 aprile 2020
La strada maestra per sostenere le politiche contro la crisi del coronavirus consiste nel finanziamento da parte delle banche centrali. La monetizzazione dei nuovi deficit, infatti, permetterebbe di attivare le risorse necessarie a costo zero e senza appesantire il debito pubblico dei Paesi. Anche l’eurozona dovrebbe seguire questo percorso, prevedendo politiche fiscali concertate e finanziate dalla BCE, anche mediante l’acquisto di titoli di debito comune da parte della BCE. Una alternativa è l’emissione di questi titoli verso il mercato: una possibilità più costosa, ma che consentirebbe di non contabilizzare una crescita del debito dei singoli Paesi. Al contrario, strumenti come il Fondo Salva-Stati (MES) si traducono in crediti che vengono contabilizzati come nuovo debito. La discussione in Europa è ancora aperta, ma in assenza di una veloce soluzione, i Paesi con la finanza pubblica più debole – tra questi l’Italia – potranno venire a trovarsi già nel medio termine in una condizione di insostenibilità del debito. Con la conseguenza di essere indotti a scelte drammatiche.
Una versione estesa di questo articolo è apparsa su economiaepolitica.it
di Riccardo Realfonzo
Il Sole 24 Ore, 17 aprile 2020
La strada maestra per sostenere le politiche contro la crisi del coronavirus consiste nel finanziamento da parte delle banche centrali. La monetizzazione dei nuovi deficit, infatti, permetterebbe di attivare le risorse necessarie a costo zero e senza appesantire il debito pubblico dei Paesi. Anche l’eurozona dovrebbe seguire questo percorso, prevedendo politiche fiscali concertate e finanziate dalla BCE, anche mediante l’acquisto di titoli di debito comune da parte della BCE. Una alternativa è l’emissione di questi titoli verso il mercato: una possibilità più costosa, ma che consentirebbe di non contabilizzare una crescita del debito dei singoli Paesi. Al contrario, strumenti come il Fondo Salva-Stati (MES) si traducono in crediti che vengono contabilizzati come nuovo debito. La discussione in Europa è ancora aperta, ma in assenza di una veloce soluzione, i Paesi con la finanza pubblica più debole – tra questi l’Italia – potranno venire a trovarsi già nel medio termine in una condizione di insostenibilità del debito. Con la conseguenza di essere indotti a scelte drammatiche.
Vediamo, quali sarebbero gli scenari possibili per le
finanze italiane in assenza di una
soluzione europea per il finanziamento dell’emergenza. A fine 2020 il rapporto
tra debito pubblico e pil in Italia balzerà verso l’alto, per tre motivi. Il
primo è la contrazione del pil. Ad esempio, Confindustria stima, forse con
ottimismo, una riduzione del pil del 6%; mentre all’opposto Goldman Sachs si
spinge a pronosticare un meno 11,6%. Gli altri due motivi rimandano all’aumento
della spesa pubblica e al vistoso calo delle entrate fiscali. Da ciò possiamo
desumere due possibili scenari per il debito italiano. Assumendo una contrazione
del pil del 6% nel 2020 e limitandoci a contabilizzare il conseguente calo del
prelievo fiscale e solo le maggiori spese che scaturiscono dai decreti di marzo
e aprile (circa 70 miliardi), il debito pubblico salterebbe dal 135% del pil
del 2019 al 153% a fine anno. Viceversa, ipotizzando un calo del pil dell’11%,
il debito balzerebbe intorno al 164% del pil.
Ebbene, con un
debito compreso tra il 153% e il 164% del pil l’Italia si verrebbe a situare in
un campo di difficile sostenibilità del debito. Infatti, facendo ricorso
alla nota condizione di sostenibilità del
debito si può verificare quale sarebbe, sul piano contabile, l’avanzo
primario (ovvero l’eccedenza delle entrate fiscali sulla spesa pubblica di
scopo) che stabilizza il rapporto debito pil, evitandone l’ulteriore incontrollato
aumento. Anche ipotizzando - ottimisticamente, senza un sostegno europeo - per
il 2021 un rimbalzo del 2,5% in termini
nominali e un costo percentuale del debito invariato, ne seguirebbe la necessità di avanzi primari del 2,3% e del
2,8% nei due scenari. Uno sforzo imponente: già nel 2021 il governo
dovrebbe costringere la spesa pubblica al di sotto del prelievo fiscale per
oltre 40 miliardi. Uno sforzo anche vano, perché ormai sappiamo che queste
politiche di austerità generano decrescita e quindi tendono a fallire nella
stabilizzazione del debito.
A ben vedere,
nei due scenari la capacità di tenere sotto controllo il debito verrebbe a
dipendere da variabili che sfuggono al
controllo del governo nazionale, ponendoci pericolosamente in balia degli
eventi internazionali. Nessuna stabilizzazione del debito sarebbe infatti
possibile se il costo del debito crescesse, ad esempio se la BCE ponesse fine
alle politiche di acquisto differenziato dei titoli del debito pubblico, oppure
se i Paesi europei decidessero di tornare al Patto di Stabilità ora accantonato.
Né il governo potrebbe ricorrere all’inflazione, perché nell’eurozona tale
decisione sfugge al potere dei singoli Paesi. Resterebbero altre strade particolarmente impervie, deflazionistiche,
come la ristrutturazione del debito, il drastico incremento dell’imposizione
fiscale, forme di espropriazione di ricchezza. Infine, l’Italexit, il ritorno alla sovranità monetaria, con la possibilità
di ripagare il debito in una moneta emessa dallo stato italiano.
Oggi è ancora possibile evitare questi scenari drammatici. L’Unione Europea può decidere la monetizzazione
degli extradeficit da parte della BCE o l’emissione di titoli di debito comune
per il mercato. Solo queste soluzioni, non il MES, potrebbero evitare
l’esplosione dei debiti pubblici. A tutto vantaggio dei Paesi con le finanze
più deboli ma a ben vedere dell’Europa nel suo insieme.
Una versione estesa di questo articolo è apparsa su economiaepolitica.it
La fase 2, la sicurezza dei lavoratori, l'Europa e il debito italiano
La fase 2, la sicurezza dei lavoratori, l'Europa e il debito italiano
Riccardo Realfonzo al Tg di RaiNews24, 16 aprile 2020
Come e quando la fase 2? Quali garanzie per i lavoratori? Perchè è indispensabile trovare una soluzione europea per il finanziamento dei piani anti-crisi? E perchè il debito italiano può diventare insostenibile? Con quali conseguenze
A queste domande Riccardo Realfonzo ha risposto al TG di RaiNews (16 aprile 2020)
Riccardo Realfonzo al Tg di RaiNews24, 16 aprile 2020
Come e quando la fase 2? Quali garanzie per i lavoratori? Perchè è indispensabile trovare una soluzione europea per il finanziamento dei piani anti-crisi? E perchè il debito italiano può diventare insostenibile? Con quali conseguenze
A queste domande Riccardo Realfonzo ha risposto al TG di RaiNews (16 aprile 2020)
Finanziamento delle politiche e scenari del debito dopo il covid-19
Finanziamento delle politiche e scenari del debito dopo il covid-19
di Riccardo Realfonzo
economiaepolitica.it, 15 aprile 2020
In assenza di un finanziamento centralizzato delle politiche anticrisi, da parte della BCE o con titoli di debito comune (non il MES), il debito italiano schizzerà in alto, a un livello a cui sarà difficilmente sostenibile. Ipotesi e dati alternativi, strumenti di stabilizzazione del debito, un Paese in balia degli eventi internazionali e decisioni drammatiche. Con la consapevolezza che tutto questo si potrebbe ancora evitare.
[LEGGI QUI]
di Riccardo Realfonzo
economiaepolitica.it, 15 aprile 2020
In assenza di un finanziamento centralizzato delle politiche anticrisi, da parte della BCE o con titoli di debito comune (non il MES), il debito italiano schizzerà in alto, a un livello a cui sarà difficilmente sostenibile. Ipotesi e dati alternativi, strumenti di stabilizzazione del debito, un Paese in balia degli eventi internazionali e decisioni drammatiche. Con la consapevolezza che tutto questo si potrebbe ancora evitare.
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Un appello di 101 economisti al governo: "Non firmate quell'accordo"
Un appello di 101 economisti al governo: "Non firmate quell'accordo"
Micromega, 14 aprile 2020
Micromega, 14 aprile 2020
LA CARICA DEI 101: NO A UN ACCORDO EUROPEO CHE NON PREVEDA UN FINANZIAMENTO DELLA BCE AI PIANI ANTI-VIRUS
Economisti italiani e stranieri sottolineano la necessità che la banca centrale dell'Unione Monetaria Europea faccia la banca centrale e finanzi gli sforzi dei Paesi per contrastare la crisi del coronavirus. Il governo non firmi alcuna soluzione diversa. Meglio fare da soli.
Ue, l’accordo all’anno zero
L’accordo raggiunto dall’Eurogruppo il 9 aprile scorso sugli interventi europei per fronteggiare la pandemia e le sue gravissime conseguenze economiche è insufficiente, prefigura strumenti inadatti e segna una continuità preoccupante con le scelte politiche che hanno fatto dell’eurozona l’area avanzata a più bassa crescita nel mondo.
L’accordo raggiunto dall’Eurogruppo il 9 aprile scorso sugli interventi europei per fronteggiare la pandemia e le sue gravissime conseguenze economiche è insufficiente, prefigura strumenti inadatti e segna una continuità preoccupante con le scelte politiche che hanno fatto dell’eurozona l’area avanzata a più bassa crescita nel mondo.
La strada maestra è la monetizzazione degli extradeficit. Il MES non serve
La strada maestra è la monetizzazione degli extradeficit. Il MES non serve
Riccardo Realfonzo a RaiNews 24
9 aprile 2020
La strada maestra per finanziare le politiche anti-virus, per l'Italia e per l'Europa, è la creazione di moneta da parte della BCE. In alternativa, eurobond che non gravino sui debiti pubblici dei singoli Paesi. Il ricorso al MES non serve e il SURE è ben poca cosa.
Più morti dalla crisi che dal covid-19? L’ultima bufala di Trump
Più morti dalla crisi che dal covid-19? L’ultima bufala di Trump
di Emiliano Brancaccio, Mattia Filomena e Riccardo Realfonzo
www.economiaepolitica.it, 7 aprile 2020
Secondo Trump la crisi economica farà più morti del covid-19, e dunque bisogna tornare subito al lavoro. Una tesi che piace alle confindustrie di mezzo mondo. Ma si tratta solo di una bufala, smentita dalla ricerca scientifica. La verità è che il coronavirus pone una sfida epocale, che va affrontata con una moderna pianificazione pubblica.
[LEGGI QUI L'ARTICOLO]
di Emiliano Brancaccio, Mattia Filomena e Riccardo Realfonzo
www.economiaepolitica.it, 7 aprile 2020
Secondo Trump la crisi economica farà più morti del covid-19, e dunque bisogna tornare subito al lavoro. Una tesi che piace alle confindustrie di mezzo mondo. Ma si tratta solo di una bufala, smentita dalla ricerca scientifica. La verità è che il coronavirus pone una sfida epocale, che va affrontata con una moderna pianificazione pubblica.
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