Cometa attivista. Poche donne? Votiamo no
di Alessandra Puato
Corriere della Sera, 3 aprile 2023
"dissento da quello che gli economisti americani chiamano mainstream, il comune modo di pensare della maggioranza. La nuova generazione di economisti, purtroppo, è fatta di conformisti" (Augusto Graziani)
Compensi dei manager, Cometa vota contro Siemens e Compass
di Vitaliano D'Angerio
Il Sole 24 Ore, 2 marzo 2023
Dai convegni sulla sostenibilità alla pratica. Il fondo pensione dei metalmeccanici, Cometa, il più grande in Italia (450mila aderenti e 13 miliardi di euro di gestito) ha votato no ai compensi degli amministratori delegati di Siemens, Compass group (ristorazione) e Deere (macchine agricole): in tutte tre i casi, secondo Cometa, i compensi totali corrisposti ai ceo, superano significativamente le pratiche del settore e del mercato in termini di rapporto con i salari medi dei dipendenti del gruppo. Sono queste le prime indicazioni della politica di voto di Cometa, coadiuvato dal consulente Frontis Governance: nel corso dell’anno, il fondo pensione intende partecipare alle assemblee degli azionisti di 200 società quotate «per sostenere i diritti dei lavoratori sulla base dei principi fondanti il contratto collettivo nazionale dei lavoratori metalmeccanici».Fondo Cometa voterà in 200 assemblee per i lavoratori e l'ambiente
di Paolo M. Alfieri
Avvenire, 1 marzo 2023
La politica di voto integra e rafforza l'impegno di Cometa per la sostenibilità. Le parole del Presidente Realfonzo
Una garanzia statale per investire in Italia. La proposta di Riccardo Realfonzo
di Vitaliano D'Angerio
Il Sole 24 Ore, 18 febbraio 2023
È la proposta dell’economista Realfonzo, presidente del fondo pensione Cometa, presentata al ministero del Lavoro. Fattore chiave: la garanzia di un rendimento minimo.
I fondi pensione? Solo 4 miliardi sull'Italia. Incentivi per investire. Intervista a Riccardo Realfonzo
di Enrico Marro
Corriere della Sera, 24 gennaio 2023
Presidente, è partito il confronto sulla riforma delle pensioni. Mi pare però si manifesti un paradosso. I sindacati chiedono di abbassare l’età pensionabile. Anche il programma elettorale del centrodestra lo prevede, ma il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, avverte che l’equilibrio del sistema è a rischio per il calo del rapporto tra attivi e pensionati. Come se ne esce?
«Aumentando i lavoratori attivi – risponde l’economista Riccardo Realfonzo, presidente di Cometa il più grande fondo pensione di categoria (metalmeccanici) -. In Italia il tasso di partecipazione al lavoro è tra i più bassi in Europa. Di questo passo arriveremo a un lavoratore per un pensionato e questo non è sostenibile. Bisogna allargare la base produttiva del Paese, minata da trent’anni di politiche di austerità».
In questo quadro che ruolo può svolgere la previdenza integrativa?
«Un ruolo straordinario. Al momento la raccolta dei fondi supera i 200 miliardi di euro. Ma solo 4 sono investiti in obbligazioni e azioni di imprese del nostro Paese, perché i cda dei fondi inseguono le maggiori opportunità presenti all’estero. E così il nostro risparmio alimenta la crescita altrove. Per questo da tempo ho proposto di creare un meccanismo che incentivi gli investimenti dei fondi pensione nell’economia reale del Paese, mediante l’introduzione di una garanzia di rendimento, con una soglia sotto la quale interverrebbe lo Stato coprendo il differenziale. Tale soglia dovrebbe essere commisurata alla rivalutazione del Tfr nel lungo periodo. Le parti sociali nell’industria metalmeccanica chiedono a gran voce politiche industriali. Questo potrebbe essere uno degli strumenti per finanziarle».
Nel 2022 il rendimento degli accantonamenti per la liquidazione, il Tfr appunto, è stato di circa il 10%, battendo i fondi pensione.
«L’anno scorso è stato disastroso per i mercati finanziari. Ma quello che interessa, come dicevo, è l’andamento di lungo periodo, dove i fondi si confermano convenienti».
Finora i fondi pensione si sono diffusi soprattutto tra i lavoratori più garantiti, quelli che in teoria ne avrebbero meno bisogno. Come si fa a diffonderli tra gli altri, in particolare i giovani?
«Molto utile sarebbe la reintroduzione di un meccanismo silenzio assenso di sei mesi: se il lavoratore non sceglie tra Tfr e fondo pensione, viene automaticamente iscritto al fondo. Ma servirebbe anche ridurre la tassazione. Oggi i rendimenti annuali sono soggetti a un prelievo del 20%, ridotto al 12,5% per i titoli di Stato; poi scatta la tassazione sulle prestazioni. Si dovrebbe intervenire per ridurre il carico fiscale sui fondi a partire dalla detassazione dei rendimenti in fase di accumulo. Poi c’è un problema drammatico che riguarda i giovani che, a causa dei rapporti di lavoro precari, rischiano di avere pensioni da fame. Occorrerebbe riportare al centro il contratto a tempo indeterminato e in ogni caso introdurre una pensione di garanzia pubblica per evitare queste situazioni».
Come si prospetta il 2023 per Cometa?
«Bene. Con 460mila iscritti e un patrimonio di oltre 13 miliardi siamo il primo fondo italiano. Abbiamo fatto un grande lavoro di rivisitazione dei comparti, tenendo conto della volatilità dei mercati e dando maggiore spazio di manovra ai nuovi gestori perché la nostra prima mission e l’aumento dei rendimenti. Quest’anno, inoltre, porteremo a regime la nostra nuova politica di voto per una finanza realmente sostenibile».
Può spiegare?
«Parteciperemo a oltre 200 assemblee di società di cui possediamo pacchetti azionari, per affermare i valori e il modello sociale avanzato convenuto con il contratto dei metalmeccanici. Interverremo col nostro voto a sostenere quelle delibere che vanno nella direzione di salute e sicurezza sul lavoro, crescita occupazionale, stabilità occupazionale, tutela dei migranti, pari opportunità, welfare aziendale, difesa dell’ambiente, trasparenza dei modelli di governance. E se la conduzione aziendale fosse contraria ai nostri principi, spiegheremo le ragioni del voto contrario e arriveremo al disinvestimento».
I problemi al teatro San Carlo e il dovere della trasparenza. La petizione per la collaborazione tra le Istituzioni? La firmo anche io!
di Adolfo Pappalardo
Il Mattino, 24 gennaio 2023
Professor Realfonzo, circola un appello sul San Carlo: contro gli attacchi e per la collaborazione tra Comune e Regione.
«L’ho visto, mi pare ottimo. Si può inserire il mio nome tra i firmatari? La collaborazione tra Comune e Regione, con lo Stato, e possibilmente con l’aiuto di privati, è essenziale per l’affermazione internazionale di una straordinaria istituzione culturale come il San Carlo».
Sì ma con la sua bocciatura al bilancio previsionale per il 2023 si è consumato un attacco della Regione al Teatro.
«Questo è un modo di vedere che travisa le cose. Buttando tutto in politica si finisce col distogliere l’attenzione dal tema vero. Chiunque leggerà il mio parere sul documento previsionale, che ormai è stato fatto ampiamente circolare, potrà notare che le perplessità e le critiche che avanzo sono puntuali, specifiche, di merito. Chiedere una gestione rigorosa, efficiente e verificare che le norme siano sempre rispettate è nell’interesse del San Carlo. Altro che politica, chi ama il San Carlo pretende rigore e trasparenza».
Le risposte della Fondazione e del sindaco non l’hanno convinta?
«Ma di quali risposte parliamo? I comunicati e le dichiarazioni che ho letto sono di carattere politico. Risposte nel merito dei punti che ho sollevato non ne ho avute. Anzi, ho messo a verbale la richiesta di una serie di documentazioni e le sto ancora aspettando».
Quindi il bilancio di previsione contiene problemi rilevanti?
«Altroché. Vede, il bilancio non poteva essere approvato. Tanto per cominciare, in entrata vengono iscritti 7 milioni di finanziamenti regionali. Ma la Regione ha stanziato 5 milioni. Il 19 gennaio, come consigliere di nomina regionale, ho chiarito come al momento non vi sono altri stanziamenti e che, se verranno, saranno certamente inferiori agli ulteriori due che si leggono nel previsionale. Mi sono meravigliato, quando il sindaco, anziché rinviare la decisione, almeno per aggiornare il documento, lo ha posto in votazione».
Però i recenti bilanci del passato si sono chiusi in pareggio.
«Qui parliamo del bilancio di previsione per il 2023, non dei conti del passato. E poi attenzione: io posso sempre avere che il bilancio di un ente si chiude in pareggio, magari grazie a lauti finanziamenti pubblici, ma poi nelle sue pieghe ci sono procedure discutibili e inefficienze».
Quali sono le altre cose rilevanti che lei ha evidenziato?
«Una serie di previsioni di costi particolarmente ridotti, sui quali avevo già chiesto informazioni. Ma ad esempio anche la previsione delle entrate da bigliettazioni e abbonamenti, previste in crescita nel 2023 nonostante il fatto che il Teatro sia chiuso per 3 mesi. Poi c’è la spesa del personale e del piano di assunzioni su cui ho chiesto chiarimenti. La realizzazione della pianta organica è cosa positiva, ma deve poggiare su basi finanziariamente solide e bisogna verificare che rispetti procedure e i limiti di spesa».
Quindi c’è la questione dei costi dei dirigenti su cui tanto si è discusso anche in passato.
«Infatti. Non si capisce perché sia stata introdotta la figura del direttore generale, quando la legge attribuisce quelle stesse funzioni al Soprintendente, e nonostante siano presenti diverse altre figure dirigenziali, a cominciare dal direttore amministrativo. Si tratta di un extracosto a mio avviso ingiustificato, e non deliberato dal Consiglio di indirizzo. La questione è rilevante se consideriamo che il Soprintendente ha un compenso fissato al massimo consentito dalla legge.
Al massimo?
«Sì, la legge fissa il limite in 240mila euro tutto incluso. E qui c’è anche un piccolo mistero su cui sarà meglio fare chiarezza. Gli uffici regionali hanno verificato che fino a qualche giorno fa sul sito del San Carlo, nella sezione amministrazione trasparente, si leggeva che lo stipendio era fissato in euro 240mila, ma si faceva riferimento anche a un costo per l’abitazione di 36mila euro. Questa indicazione della casa sembra ora scomparsa dal sito. Probabilmente si trattava di un costo incluso nei 240mila o magari di un errore. Meglio chiarire».