Robin Hood a Palazzo San Giacomo. Il libro



Napoli in ginocchio. L’amministrazione comunale inerte, tra scandali, clientele e inchieste della magistratura. L’economia in crisi profonda. A inizio 2009, l’economista progressista Riccardo Realfonzo diventa assessore al bilancio. E prova a dire la verità sui conti, a fermare gli affaristi, a restituire servizi pubblici dignitosi ai cittadini. Ma dura solo un anno. Dopo alcuni risultati, viene bloccato e si dimette. Il sindaco Iervolino prova a difendersi e dichiara: voleva fare il “Robin Hood”.

Rassegna stampa (principale)

"Cantone: a Napoli un'amministrazione di cacicchi", di Ciro Crescentini, Cronache di Napoli, 18 marzo 2011.

"Robin Hood dalla parte di de Magistris", di Adriano Biondi, Fanpage, 16 marzo 2011.

"Le miserie di Palazzo San Giacomo", di Rita Pennarola, La voce delle voci, anno XXVIII, n. 3, marzo 2011

"Napoli, non solo camorra. È il clientelismo che governa", di Enrico Pugliese, Liberazione, 23 febbraio 2011

"Riccardo Realfonzo: il Robin Hood della politica", di Enza Nunziato, Il Sannio, 23 febbraio 2011

"La corruzione, la malapolitica e il Mezzogiorno", di Rosaria Rita Canale, Economia e politica, 31 gennaio 2011

"Pregi e limiti di Robin Hood", di Raffaele Tecce, Il Corriere del Mezzogiorno, 18 gennaio 2011

"Le clientele della sinistra", di Manuele Bonaccorsi, Left, 24 dicembre 2010

"Primarie, percorso a ostacoli", di Ottavio Lucarelli, Repubblica Napoli, 19 dicembre 2010

"Intervista a Rai 3", 18 dicembre 2010

"Iervolino bifronte", di Geo Nocchetti, Corriere del Mezzogiorno, 18 dicembre 2010

"Il libro-denuncia di Realfonzo", di Ernesto Ferrante, Rinascita, 18 dicembre 2010

La presentazione del libro di Realfonzo, TV Luna, 18 dicembre 2010

"Napoli, il Robin Hood urbano", di Francesca Pilla, il manifesto, 17 dicembre 2010

"Realfonzo: i dieci anni peggiori", di Simona Brandolini, Corriere del Mezzogiorno, 15 dicembre 2010

"Esplode la parentopoli all’ombra del Vesuvio", di Gian Marco Chiocci e Simone Di Meo, Il Giornale, 14 dicembre 2010

"Pd, a Napoli hai fallito", di Alessio Postiglione, Terra, 14 dicembre 2010

"Troppe nomine disinvolte nella pubblica amministrazione", di Alessio Postiglione, Repubblica Napoli, 11 dicembre 2010

"Napoli, la legalità non è un'utopia", Micromega, 9 dicembre 2010

"Robin Hood nella politica clientelare", di Ottavio Lucarelli, Repubblica Napoli, 5 dicembre 2010

"L’ex assessore spara a zero: Sprechi e clientele al Comune", di Claudio Silvestri, Roma, 4 dicembre 2010

"Monnezza comunale", Il Foglio, 4 dicembre 2010

"Non solo monnezza. Robin Hood scudiscia Rosetta", Il Foglio, 24 novembre 2010


Il libro è uscito in anteprima nazionale a Napoli nella metà di dicembre 2010. Sarà nelle altre librerie italiane dal marzo 2011.

E' possibile acquistare il libro anche attraverso il sito della Tullio Pironti Editore.

Il libro è su facebook.

Competitività e sviluppo in Italia. Un seminario

L'Università di Macerata e il Laboratorio Vicarelli hanno organizzato un confronto sul tema: "Competitività e sviluppo in Italia: quali percorsi?".
Relatori: Riccardo Realfonzo (Università del Sannio), Salvatore Rossi (Direttore centrale della Banca d'Italia per la Ricerca economica e le relazioni internazionali), Stefano Perri (Università di Macerata).
Il seminario si terrà presso l'Università di Macerata, Facoltà di Economia, mercoledì 1° dicembre, alle ore 15,00.

L'acqua resti pubblica

L'acqua resti pubblica

di Riccardo Realfonzo

Corriere del Mezzogiorno, 24 novembre 2010

Caro Direttore,

la sentenza della Corte Costituzionale sui servizi pubblici locali, che rigetta i ricorsi di alcune Regioni contro i principi privatizzatori del decreto Ronchi e bolla come incostituzionale una legge della Regione Campania, mi induce a fare il punto sulla battaglia per l’acqua pubblica a Napoli. Inutile dire che la sentenza scontenta tutti quanti valutino appieno i rischi delle privatizzazioni, ma non giunge inattesa. La Corte, infatti, ribadisce – purtroppo senza aperture al movimento referendario per l’acqua pubblica – un principio esplicitato dalla normativa di questi anni: i servizi pubblici locali devono normalmente essere dati in affidamento a privati mediante gare, e l’unica forma per tenere in mano pubblica i servizi fondamentali (come l’acqua) consiste negli affidamenti diretti a società per azioni a capitale interamente pubblico. Un principio che in tanti troviamo contestabile, ma che purtroppo è legge dello Stato.
La sentenza della Corte, deve farci guardare in retrospettiva le vicende napoletane degli ultimi anni, anche per capire che fare per il futuro.
È a tutti noto che la Giunta partenopea ha tentato la privatizzazione dell’acqua. Soprattutto nel 2004 e poi con il piano predisposto nel 2008 dall’assessore Cardillo. Quando, nel gennaio 2009, presi le redini dell’assessorato al bilancio del Comune, con uno sforzo coordinato insieme a un gruppo di intellettuali e una parte del Consiglio Comunale provammo a cambiare radicalmente la politica dei servizi pubblici locali. Dopo che il Consiglio approvò, con il bilancio di previsione 2009, anche la svolta per l’acqua pubblica, predisponemmo una delibera tecnicamente perfetta che avrebbe potuto segnare una svolta storica per la provincia di Napoli e il movimento per l’acqua pubblica. Il testo prevedeva l’attribuzione del servizio idrico della provincia a una Spa interamente del Comune di Napoli (l’Arin), predisponendo anche la trasformazione di quella società in un ente di diritto pubblico appena la normativa lo avesse concesso.
In base alla legge quella delibera doveva essere assunta dall’ATO2, che è il consorzio di Comuni e Provincia che decide in materia. Per questa ragione, nel maggio del 2009 – con il centrosinistra ancora in Provincia e in Regione – inviammo formalmente la bozza di delibera al consorzio, predisponemmo i cambiamenti allo statuto dell’Arin e invitammo i rappresentanti del Comune di Napoli nel CdA dell’ATO a fare approvare la delibera.
Ma la delibera non fu mai approvata. Quei rappresentanti non la sostennero come avrebbero dovuto, anche perché avevano predisposto un progetto diverso, che prevedeva la creazione di una nuova società e portava alla privatizzazione. Né le pressioni presso il Sindaco furono utili a sostituire quei rappresentanti; né ci fu una sufficiente spinta da parte della società civile tale da costringere l’ATO2 ad deliberare. Per di più, la Regione Campania mise a gara la gestione di due importanti acquedotti.
Insomma, la logica clientelare e degli affaristi ebbe la meglio.
E oggi siamo ancora inchiodati a quel punto. La sentenza della Corte ha ormai confermato che per evitare le privatizzazioni non c’è alternativa all’affidamento a una Spa interamente pubblica. Le gare dovrebbero scattare il 31 dicembre. È ovvio che il Comune di Napoli non potrà che prorogare l’attribuzione del servizio cittadino all’Arin, anche per non sospendere il servizio pubblico. Ma è altrettanto ovvio che, a norma di legge, i Comuni non sono i soggetti che possono deliberare in materia e dunque ogni atto in quella direzione è debole. Insomma, al momento il pallino è ancora nelle mani dell’ATO2. E l’unica proposta sensata resta quella che giace nei cassetti dal maggio del 2009: affidare il servizio idrico di Napoli e provincia all’Arin.
È da quella bozza di delibera che dovrebbe riprendere la nostra battaglia, anche se molto tempo è andato perso e tutto ora è più difficile.

UE a rischio sopravvivenza

E' notizia di oggi - La Repubblica on line, 16 novembre 2010 - che secondo Herman Van Rompuy, presidente della UE, la zona euro non "sopravviverà se i problemi del debito di alcuni Paesi non saranno risolti". "Siamo di fronte a una crisi per la nostra sopravvivenza", ha detto durante un discorso a Bruxelles. "Dobbiamo lavorare tutti insieme per permettere alla zona euro di sopravvivere. Infatti, se l'euro non sopravvive, neanche l'Unione europea sopravvive" Ma ha aggiunto: "Ho fiducia che supereremo questo momento". L'intervento di Herman Van Rompuy arriva mentre la zona euro attraversa una nuova fase di turbolenza a causa degli attacchi speculativi contro Irlanda, Portogallo, Grecia e Spagna, e una nuova impennata dei differenziali dei rendimenti del debito pubblico di questi paesi rispetto ai bund tedeschi.
Secondo Van Rompuy l'Irlanda dovrebbe accettare gli aiuti del Fondo anticrisi - aiuti in cambio di più austerità - e in generale occorrerebbe che i paesi periferici praticassero politiche ancora più restrittive, per abbattere deficit e debito. Non gli sovviene minimamente il sospetto che queste politiche stiano peggiorando le cose, perchè abbattono il Pil e portano a una contrazione delle entrate fiscali. Che occorrerebbe piuttosto rilanciare la domanda e che i primi a muoversi in tal senso dovrebbero essere i paesi che hanno avanzi delle bilance commerciali e conti pubblici più robusti, a cominciare dalla Germania.
Comunque, almeno è un bene che comincino a rendersi conto della estrema gravità della situazione. Si tratta di un dato che io ed altri avevamo già sottolineato con la "Lettera degli economisti" pubblicata a giugno scorso da economiaepolitica.it e dal Sole 24 Ore. E in tutto il dibattito che aveva fatto seguito alla Lettera.
Purtroppo, in tutti questi mesi si è continuato a proporre una politica restrittiva, che sta aggravando seriamente le difficoltà dei paesi periferici.

Tornare al gold standard?

Tornare al gold standard?
di Marco Valsania
Il Sole 24 Ore, 9 novembre 2010

Conti di Napoli, scoppia la polemica

Conti di Napoli, scoppia la polemica
di Gianni Trovati
Il Sole 24 ore, 9 novembre 2010

Scoppia la polemica a Napoli sui dati del bilancio del comune, dopo che nell'analisi proposta sul Sole 24 Ore di ieri il capoluogo campano è finito in cima alla classifica delle città con il più alto squilibrio di parte corrente (le spese correnti superano di 194,7 milioni le entrate stabili, una somma che vale il 12,3% del bilancio).
Ad accendere le polveri è stato Riccardo Realfonzo, docente di macroeconomia e assessore al bilancio a Palazzo San Giacomo nel 2009, che ha parlato di «rischio bancarotta del comune», e ha accusato «chi non vuol capire che le politiche del consenso pseudoclientelari non si sposano con le esigenze di bilancio e il diritto dei cittadini a ottenere servizi pubblici dignitosi».
L'attacco di Realfonzo ha provocato la reazione dell'attuale assessore alle Risorse strategiche del comune, Michele Saggese, che se l'è presa però con i numeri pubblicati sul Sole 24 Ore. «Dati incredibilmente errati – ha fatto sapere l'assessore tramite comunicato stampa –, perché lo squilibrio di parte corrente è di 62,5 milioni (invece dei 194,7, ndr), ed è finanziato dall'avanzo di amministrazione. I revisori – ha aggiunto – ha soltanto registrato una lentezza nella riscossione».
I numeri pubblicati sul Sole 24 Ore di ieri, però, sono tratti dal preventivo 2010 del comune e dal parere reso dal collegio dei revisori (da cui è tratto anche il dato sui 222,6 milioni di entrate previste da alienazioni immobiliari). I revisori nel documento hanno parlato di «notevole peggioramento» del saldo si parte corrente (riportando un valore analogo a quello pubblicato ieri), e hanno sottolineato il rischio di «conseguenze irreparabili per l'ente».

Comune di Napoli sull'orlo del baratro

Comune sull'orlo del baratro
L'ex assessore al Bilancio: «C'è chi non vuol capire che le politiche del consenso pseudoclientelari sono dannose»
Corriere del Mezzogiorno, 8 novembre 2010.

Il rischio crack del Comune di Napoli

Il rischio crack del Comune di Napoli

Opportunamente, Il Sole 24 Ore ("Maxibuco nei conti delle città", di Gianni Trovati, 8 novembre 2010) sottolinea il rischio default del Comune di Napoli.
Si tratta di una situazione estremamente grave, che ho denunciato a più riprese nel periodo in cui sono stato assessore tecnico al bilancio del Comune(dal gennaio al dicembre 2009), e anche in seguito.
Come è noto, nel dicembre 2009 ho rassegnato le mie dimissioni dall'incarico, denunciando gli ostacoli che erano stati frapposti alla mia linea di rigore, che intendeva affrontare alla radice anche le tante difficoltà del sistema delle società partecipate del Comune. In quella occasione manifestai la mia più grande preoccupazione per il fatto che gli sforzi fatti nel breve periodo del mio assessorato sarebbero stati rapidamente vanificati.
Purtroppo, c'è chi non vuol capire che le politiche del consenso pseudoclientelari, oltre ad essere inaccettabili sul piano politico della "questione morale", non si sposano con le esigenze di bilancio e il diritto dei cittadini napoletani ad ottenere servizi pubblici dignitosi.
A riguardo chi volesse documentarsi può leggere, tra gli altri, i seguenti articoli:
1) Realfonzo: disastro al Comune, ho ereditato una voragine, di R.C., Corriere del Mezzogiorno, 4 marzo 2009;
2) Tante resistenze alla mia linea del rigore, Corriere del Mezzogiorno, 1 ottobre 2009;
3) L'assessore Realfonzo si dimette. E accusa, di Marco Demarco, Corriere del Mezzogiorno, 10 dicembre 2009.
Questa primavera, ho anche avuto modo di tornare sulla questione, esprimendo forti perplessità sulle previsioni di entrata formulate nel bilancio per il 2010, in particolare per quanto attiene alle entrate relative alle dismissioni del patrimonio immobiliare (uno dei punti sui quali si sofferma l'articolo del Sole 24 Ore) e delle multe. E ho ribadito quanto sia inaccettabile quel tipo di politica di gestione del sistema delle partecipate.
Tra l'altro, si veda a riguardo: Realfonzo: Il bilancio? Elettorale, di Fabrizio Geremicca, Corriere del Mezzogiorno, 11 aprile 2010.
Tutte le mie preoccupazioni e le mie denunce per la pessima amministrazione del Comune di Napoli - che genera già pesantissime ripercussioni sulla qualità dei servizi resi cittadini (a cominciare dalla questione dei rifiuti), oltre a un ritardo dei pagamenti ormai insostenibile per l'insieme delle imprese che lavorano per il Comune - si confermano ogni giorno di più.
La giunta in carica lascia una eredità pesantissima ai suoi successori.
Ma almeno - tra pochi mesi - lascia.