Napoli commissariata. Dibattito pubblico


Napoli commissariata. Dibattito pubblico
Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
mercoledì 19 dicembre 2012


"Economia e Politica" contro l'austerità


Economia e Politica, appoggia lo sciopero indetto dalla European Trade Union Confederation e ripubblica la "Lettera degli economisti" del 2010. Questa la nota emessa oggi:

Economia e Politica condivide le ragioni dello sciopero indetto per oggi dalla European Trade Union Confederation (ETUC) contro le politiche di austerità che continuano a essere sostenute dai governi d’Europa. I risultati di queste politiche sono nefasti. Basti guardare al caso italiano, dove il “fiscal compact” firmato da Berlusconi e l’accelerazione imposta alle politiche di austerità dal governo Monti stanno aggravando la condizione economica del Paese. La produzione nazionale di beni e servizi continua a ridursi significativamente, il tasso di disoccupazione ha raggiunto un livello sconosciuto da decenni, le imprese continuano a perdere quote di mercato nel commercio internazionale. E nonostante tutti questi “sacrifici” l’obiettivo che il governo si era prefissato non è stato colto, se è vero che il debito pubblico italiano ha raggiunto il massimo di tutti i tempi, tanto in valore assoluto quanto come quota del Pil.
Per tutte queste ragioni riteniamo che sia necessaria e urgente una svolta di politica economica in Italia e in Europa, secondo i contenuti indicati dalla “Lettera degli economisti” contro le politiche restrittive pubblicata da questa rivista nel 2010 e sottoscritta da una parte autorevole dell’accademia italiana e straniera. Quel documento aveva largamente previsto quali sarebbero stati i rischi delle politiche di austerità e a partire da esso ha preso vita un dibattito intenso che indica una strada alternativa per lo sviluppo della nostra economia e per il benessere sociale. Riteniamo quindi che quel documento sia ancora di stringente attualità e ne riproponiamo la pubblicazione, in omaggio a tutti quanti sono scesi nelle piazze per protestare contro la politica economica ispirata all’austerità.

(14 novembre 2012)

Disoccupazione giovanile: la mano pubblica cosa può fare?



A UnoMattina (Rai 1) ne discutono Riccardo Realfonzo (Università del Sannio) e Piercamillo Falasca (Istituto Bruno Leoni).
Conduce Tiberio Timperi (10 novembre 2012).

Politiche preventive contro il dissesto


Politiche preventive contro il dissesto
di Riccardo Realfonzo
Il Sole 24 Ore, 29 ottobre 2012

Il recente decreto sugli enti locali cerca di porre un argine alle crescenti difficoltà economico-finanziario dei Comuni, introducendo controlli e sanzioni, nonché un sistema di aiuti per gli enti in predissesto, che hanno cioè serie difficoltà ad assicurare le funzioni indispensabili.
Il dissesto vero e proprio recentemente è scattato per Alessandria e Caserta, e le procedure della Corte dei Conti (che può “guidare” il dissesto sulla base della normativa sul federalismo fiscale) sono in stato avanzato per Reggio Calabria e Ancona. Ma ci sono altre città oramai al collasso, come Napoli, Foggia e Palermo. Tuttavia, al di là dei casi più eclatanti è la condizione generale dei Comuni che preoccupa. Come testimonia una recente relazione della Corte dei Conti, i Comuni registrano disavanzi di cassa sempre maggiori, segno di uno squilibrio rilevante tra le riscossioni effettive e i pagamenti. E se la capacità di riscuotere le entrate previste in bilancio è bassa, si comprende come mai cresca rapidamente il volume dei residui passivi (in certo senso, i debiti dei Comuni) che nell’aggregato è giunto a superare abbondantemente i 3 punti di PIL. Al tempo stesso, aumentano i Comuni che non riescono a stare dentro ai vincoli del Patto di Stabilità Interno (come Torino nel 2011). Ed è così che le difficoltà dei Comuni si riversano sull’economia, trasformando questi enti in killer dello sviluppo locale.
Le ragioni di questa degenerazione della finanza comunale sono diverse. Non mancano gravi responsabilità di vecchi e nuovi amministratori locali. Per questo è indispensabile rafforzare i controlli. Qui interviene il decreto “salva Comuni” per il quale il piano quinquennale di riequilibrio presentato dai Comuni in predissesto va approvato dalla Corte dei Conti e dai ministeri dell’Economia e degli Interni, e la sua esecuzione è attentamente monitorata dalla Corte dei Conti. Inoltre, viene prevista la nomina governativa del presidente del collegio dei revisori e sono introdotte sanzioni per gli amministratori responsabili dei dissesti (se tutte: l’ineleggibilità per dieci anni). Questo sistema di controlli, se rigidamente applicato, potrebbe utilmente contribuire ad affrontare uno dei problemi atavici del nostro Paese: la scarsa qualità della spesa pubblica come risultato di incompetenze amministrative ed invasività di sistemi clientelari e malavitosi (come sembra confermare anche lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria).
Ma tra i colpevoli delle bancarotte comunali va iscritta anche la politica economica nazionale che persiste nel tentativo di “risanare” la finanza pubblica a colpi di tagli dei trasferimenti ai Comuni. Basti pensare che, solo per il triennio 2012-2014, l’insieme dei tagli decisi dagli ultimi due governi vale ad oggi - prima della Legge di Stabilità in discussione - già oltre 16 miliardi (a cui si aggiungono i maggiori vincoli del Patto di Stabilità per oltre 12 miliardi). L’impatto negativo di queste manovre sulla solidità finanziaria dei Comuni è evidente. Qui interviene il decreto Monti, per il quale i Comuni in predissesto possono ottenere una anticipazione di liquidità (da restituirsi al massimo in dieci anni) mediante un Fondo di rotazione, che eroga sino a 100 euro per abitante. Alcuni considerano contenuto questo importo e ne chiedono l'incremento. Ma non servono colpi di spugna; sarebbe molto più sensato rivedere la politica generale dei tagli ai Comuni e rafforzare al massimo i controlli, in modo da assicurare la buona spesa pubblica locale che serve ai cittadini e alle imprese, piuttosto che essere costretti a correre in soccorso di quei Comuni che il governo stesso ha contribuito a dissestare.

Ballarò: la bancarotta del Comune di Napoli



Ballarò: la bancarotta del Comune di Napoli
Con alcune dichiarazioni di Riccardo Realfonzo
9 ottobre 2012


Narducci e Realfonzo, l'elogio di Travaglio: due persone perbene














In una recente intervista concessa al Corriere del Mezzogiorno, Marco Travaglio dice la sua sulle tensioni sulle tensioni emerse tra de Magistris e i due assessori usciti dalla giunta partenopea, Realfonzo e Narducci.
Il giornalista dice: "L'anno scorso in platea per il suo spettacolo c'era il sindaco de Magistris, applauditissimo. Chissà se ci sarà anche domani, e chissà se riceverà gli stessi applausi". E Travaglio osserva: "So che ci sono stati momenti difficili in Giunta, ma so anche che è più facile che si litighi tra persone per bene che tra mariuoli, i ladri si mettono sempre d'accordo. I conti di un'amministrazione si fanno sempre alla fine, però aggiungo che il mio giudizio sugli assessori che hanno lasciato il loro incarico è molto positivo. Realfonzo mi è sembrata una persona perbene". "A differenza della destra, che litiga solo con la sinistra, la sinistra litiga quasi sempre con se stessa; però governare Napoli è un'impresa titanica. E de Magistris deve fare le nozze con i fichi secchi. Anzi, senza neppure quelli".

Più tasse e più disservizi, de Magistris poteva evitarlo














Più tasse e più disservizi, de Magistris poteva evitarlo
di Riccardo Realfonzo
Corriere del Mezzogiorno, 6 ottobre 2012

Con l’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto “salva-Comuni” il prossimo futuro della città di Napoli e della amministrazione de Magistris sembra ormai segnato. Superata la ritrosia iniziale a chiedere aiuti, il sindaco aveva riposto tutte le speranze nel decreto del governo per uscire dal tunnel in cui si è cacciato. Ma il decreto non risponde alle sue speranze. Le quantità totali non sono note, ma l’intervento previsto dal fondo rotativo per i Comuni in pre-dissesto è piuttosto contenuto, dal momento che si ferma a un massimo di cento euro per abitante. Soprattutto, il governo non regala nulla imponendo un regime sostanzialmente commissariale, che prevede controlli severi sull’operato della Giunta, un piano di riequilibrio in cinque anni, aumenti di tasse e tariffe dei servizi (a copertura integrale dei costi, se si accede al fondo), pesanti tagli delle spese, riduzioni di personale.
A questo punto, il Comune di Napoli cadrà nel dissesto o in una forma conclamata di pre-dissesto, che non differisce molto dal dissesto stesso e rischia di esserne solo la premessa.
Le responsabilità politiche della bancarotta sono gravissime, e fanno capo in primo luogo al ventennio bassoliniano-iervoliniano e al sistema politico-clientelare che ha spremuto la città per anni e anni. E non mancano le responsabilità dei governi centrali, che a colpi di tagli ai trasferimenti e vincoli sempre più stringenti al Patto di Stabilità hanno aggravato le condizioni della finanza pubblica locale. Ma certo de Magistris non può illudersi di scaricare su altri tutte le responsabilità politiche. Ce ne sono tante anche sue e troppo evidenti per restare celate. Nella primavera dell’anno scorso una Città esausta, in ginocchio, gli aveva consegnato fiduciosa la grande opportunità di rompere con le politiche del passato ed avviare finalmente una azione di risanamento incisiva e veritiera. Promesse che il sindaco aveva solennemente assunto in campagna elettorale ma che poi ha tradito nei mesi successivi, giungendo ad estromettere – in piena continuità con quanto già avvenuto in passato – quanti invece avevano scritto quel programma e intendevano rispettarlo.
Un anno e mezzo fa, al momento dell’insediamento della nuova Giunta, era ancora possibile un’alternativa tra la strada che portava al dissesto e una linea di risanamento radicale. Una azione, quest’ultima, compatibile con il pieno autogoverno della Città, nonché con la realizzazione di interventi socialmente accorti e razionali, che evitassero di riversare sulla parte meno fortunata della Città e sui lavoratori i costi del riequilibrio economico. E invece la politica di de Magistris si è caratterizzata per un ridicolo appello alla finanza creativa, per una propaganda populistica spacciata per amministrazione virtuosa, restia ad affrontare i problemi atavici della Città, tutta concentrata sull’effimero dell’effetto mediatico e del tutto scollata dalle esigenze reali del tessuto sociale e produttivo. Adesso, gettato al vento quasi un anno e mezzo, la situazione è ulteriormente compromessa e la via del risanamento risulta ormai preclusa. Oggi la Giunta della “rivoluzione arancione” e dei “miracoli laici” vanta un disavanzo di oltre 400 milioni, residui passivi (cioè debiti) per 3 miliardi, ritardi dei pagamenti di 4 anni, gravissime difficoltà nel rispettare il Patto di Stabilità e nel sostenere le indebitatissime società partecipate (ANM e Bagnolifutura in testa).
Dunque la possibilità di un risanamento autonomo e socialmente equilibrato non c’è più. Il governo della Città si appresta a perdere una parte della sua sovranità e anche i rischi per gli amministratori diventano molto seri, a cominciare dalla ineleggibilità per dieci anni. E ci chiediamo: adesso de Magistris si deciderà a utilizzare più seriamente il denaro pubblico?
Ma il prezzo più salato lo pagherà la Città, per la quale l’amministrazione attuale non ha adottato le soluzioni necessarie – che pure erano tecnicamente disponibili ed erano state presentate con tutti i crismi al Sindaco. Giunti a questo punto, le risorse per la vivibilità cittadina si ridurranno ancora. Vedremo disfarsi sempre più la rete stradale e peggiorare ulteriormente il decoro urbano. I mezzi del trasporto pubblico circoleranno ancora meno. Conosceremo un incremento consistente delle tariffe per le mense scolastiche, per il trasporto dei disabili e per qualunque altro servizio comunale. Molti lavoratori delle partecipate comunali e del loro indotto rischieranno di perdere lavoro e salario. Si ridurranno i servizi sociali, aumenterà ancora la Tarsu e forse anche l’IMU sulla prima casa. Una Città alla paralisi, con i cittadini meno abbienti che pagheranno il prezzo più caro.
Insomma, a meno di una sostanziale revisione del “salva-Comuni” in Parlamento, Napoli verrà cacciata ancora una volta indietro dalla malapolitica che proprio non riusciamo a sradicare.

Meno feste, più welfare





Meno feste, più welfare

di Paolo Macry



Corriere del Mezzogiorno, 30 settembre 2012

Soffocato da una crisi economica senza precedenti, il paese sta perdendo la propria fisiologica rete di rappresentanza. Prima si sono sbriciolati i partiti, e soltanto il senso politico del (Quirinale li ha (momentaneamente) salvati, mettendoli sotto la tutela dei tecnici. Ora è la volta delle Regioni che, per viziettì o viziacci, sono finite nell`occhio del ciclone giudiziario e mediatico. L`effetto di desertificazione democratica è impressionante. Ormai, tra i cittadini e la comunità politica, non restano che i sindaci. Ma i sindaci — meglio, i sindaci meridionali — spesso non hanno una lira in tasca.
Anche Luigi de Magistris sta sperimentando le prime spine di quella che sembrava una corona d`alloro. Aveva puntato su una sorta di Rinascimento a costo zero, mettendo idealmente sul mercato le bellezze paesistiche della città, chiamando Luna Rossa davanti a Castel dell`Ovo, garantendosi qualche titolo sulla grande stampa, inventando il lungomare pop. E, per quanto l`intera operazione sia subito apparsa discutibile e culturalmente povera, essa è comunque riuscita nell`intento di smuovere le acque (e di dare lustro all`immagine del sindaco arancione). Pur con le casse vuote.
Che le casse siano vuote, tuttavia, non è un dettaglio. Il quadro finanziario di Palazzo San Giacomo ha già provocato, con la cacciata di Riccardo Realfonzo, la più grave crisi dell`esperienza demagistrisiana. E promette guai peggiori. Con ogni evidenza, camminare sull`orlo del dissesto impone scelte difficili, tanto più se la forte visibilità del sindaco provoca aspettative diffuse. Dalla protesta delle mamme, che chiedono più refettori e meno Coppe Davis, alle tensioni crescenti nel terzo settore, che pretende di essere pagato per le proprie competenze, fino ai cahiers de doléances degli abusivi delle Vele, non è soltanto l`annunciato autunno caldo che si abbatte sulle istituzioni locali. Quel che viene al pettine è il nodo di una sbandierata e chiassosa politica degli eventi che, di fronte alle urgenze economiche delle famiglie, si mostra sempre più insostenibile sul piano sociale e perfino simbolico.
Resta di attualità stringente il bivio davanti al quale l`ex assessore Realfonzo aveva inutilmente posto il sindaco: la scelta tra una finanza locale realistica — e dunque politicamente dolorosa — e il barcamenarsi più o meno abile tra le mine del bilancio disastrato. Fino a oggi, de Magistris ha scelto la seconda strada, ritenendo di poter ammortizzare i problemi reali della cittadinanza con i fuochi pirotecnici a costo zero. Ma la scorciatoia si sta rivelando senza uscita. I fuochi pirotecnici abbagliano e poi scompaiono nella notte. I problemi reali promettono invece di moltipllcarsi, sfarinando lo stesso inner circle del sindaco (già si parla di un ennesimo rimpasto di giunta). Ne de Magistris potrà continuare a prendersela con il governo di Roma. Che la sua polemica antimontiana sia giusta o strumentale, sta di fatto che la crisi di rappresentanza del sistema politico italiano gli mette sulle spalle oneri pesanti. E la sua scelta originaria di essere il deus ex machina della città rende questi oneri ancora più pesanti. Feste e farina non bastano più.

Realfonzo parla del conflitto con de Magistris


Realfonzo: "Ecco perché de Magistris mi ha cacciato dalla Giunta"


In esclusiva alle telecamere di Fanpage l'economista che per un anno è stato il braccio destro del sindaco "arancione" spiega i motivi dello scontro a Palazzo San Giacomo.

di Ciro Pellegrino
Fanpage, 14 settembre 2012

Tutta la verità sui conti del Comune di Napoli. La due diligence di Realfonzo


Comune di Napoli: spunta la due diligence di Realfonzo

Il documento in possesso del sindaco de Magistris sin dall'agosto 2011

di Paolo Grassi,
Corriere del Mezzogiorno, 13 settebre 2012



Il documento è intitolato «Analisi della situazione economico-finanziaria del Comune di Napoli»; si tratta di una vera e propria due diligence sullo stato dei conti dell'amministrazione. La fa redigere, pochi mesi dopo il suo arrivo a Palazzo San Giacomo, l'ex assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo. La relazione, 24 pagine, è datata 29 agosto 2011 e non è mai stata resa nota. Reca in calce le firme dei dirigenti Gaetana Esposito, Rosaria Rossi, Paola Sabadin, oltre a quella dell'allora capostaff di Realfonzo, Stefano D'Ambrosio. Tre giorni più tardi, il primo settembre, il report viene condiviso anche da un quarto dirigente del Comune. «La presente relazione — c'è scritto in apertura del testo — è stata redatta al fine di verificare: 1) l'equilibrio di bilancio del Comune a manovre invariate. Ciò anche al fine di verificare la capacità dell'Ente di far fronte ai pagamenti essenziali; 2) la capacità di rispettare il patto di stabilità 2011 e negli anni successivi, ed effetti in caso di sforamento; 3) gli effetti di una eventuale procedura di dissesto» (!). Per la precisione, «sono stati messi sotto la lente i dati degli ultimi cinque anni relativi alla gestione degli impegni e degli accertamenti di competenza, alle riscossioni e ai pagamenti riferiti allo stesso periodo» (per il 2011 cifre e percentuali sono aggiornate ad agosto e dunque il riscontro complessivo è frutto di una previsione).
Qual è la situazione fotografata all'agosto dello scorso anno? Per rendersene conto basta scorrere il capitolo dedicato alle proposte di «misure da sottoporre all'amministrazione» al fine di generare liquidità e reperire risorse da destinare a coprire cancellazioni di residui attivi (ossia i crediti non riscossi divenuti «inesigibili»): «innalzamento di tariffe e aliquote; istituzione di eventuali nuovi tributi (es. tassa di soggiorno); incremento dei canoni concessori (ad es. quelli per la gestione dei parcheggi, per la gestione delle pubbliche affissioni, per le occupazioni di suolo pubblico); incremento dei canoni di fitto; lotta all'evasione tributaria ed extra-tributaria; rafforzamento delle iniziative finalizzate alle riscossioni, in particolare delle entrate proprie; reperimento di entrate straordinarie da realizzarsi attraverso, ad esempio, alienazione di asset non startegici e/o comunque di asset facilmente monetizzabili». E ancora: «Al fine di contenere le spese fisse mensili incidenti sulle uscite di cassa, l'amministrazione potrà valutare di intraprendere azioni di ristrutturazione delle aziende, di riorganizzazione del lavoro secondo nuovi modelli e di rivisitazione della logistica».
Alcune di queste proposte si sono nei mesi successivi trasformate in iniziative concrete da parte dell'amministrazione, altre no. Nonostante l'allora assessore Realfonzo le avesse sposate tutte. Anzi, ne avesse sollecitate anche ulteriori tra il giugno precedente — in occasione della redazione del bilancio di previsione 2011 — e l'ottobre seguente, quando in un documento di 40 pagine inviato al sindaco chiariva senza mezze misure la necessità di agire velocemente e incisivamente per risanare i conti del Comune. L'ex titolare del Bilancio, peraltro, aveva sin da subito chiarito — anche pubblicamente, con tanto di interviste — che le due strade da seguire potevano essere la dichiarazione di dissesto o l'adozione di misure radicali per rimettere in equilibrio le casse del Municipio e delle Partecipate.
Nella due diligence, a pagina 13, nel capitolo «cassa», c'è un interessante schema così titolato: «Attualmente l'amministrazione provvede al pagamento mensile delle seguenti spese». Entrando nel dettaglio, ecco alcune voci: «Contratto Asìa per circa 14,2 milioni di euro; contratto Napoli Servizi per circa 3,5 milioni di euro; fitti passivi per circa 1 milione di euro; buoni pasto ai dipendenti per circa 2 milioni di euro; utenze per circa 2 milioni di euro; compensi agli amministratori per circa 1 milione di euro». Non è chiarito, va detto, chi sia compreso nel cosiddetto insieme degli amministratori.

Maxi debito del Comune di Napoli. Il report di Realfonzo

Maxi debito del Comune di Napoli. Il report di Realfonzo
di Paolo Grassi
Corriere del Mezzogiorno, 11 settembre 2012

Realfonzo alla festa de Il Fatto Quotidiano



Festa de Il Fatto Quotidiano
Parco La Versiliana (Marina di Pietrasanta, Lucca)
7-8-9 settembre 2012


tra i dibattiti previsti nella festa:
LA CRISI E’ DI DESTRA O DI SINISTRA?
Sabato 8 settembre
Ore 10.30 – Area Teatro
Michele Boldrin e Fabio Scacciavillani (in collegamento skype), Marco Ponti, Riccardo Realfonzo, Sandro Trento
Conducono Eduardo Di Blasi e Stefano Feltri

Il dibattito verrà trasmesso in diretta streaming su ilfattoquotidiano.it

Orlando-de Magistris e i conti in rosso

Orlando-de Magistris e i conti in rosso
di Tobia R. Toscano
Corriere del Mezzogiorno, 21 agosto 2012

Le dimissioni degli assessori al bilancio dei comuni di Napoli e Palermo, per la qualità professionale delle persone coinvolte, non consente di archiviare i due casi come espressione di normale dialettica politico-amministrativa. Intanto le analogie fra i due casi sono vistose. Si parte dall`elezione in entrambi i casi di due sindaci fuori dal coro e, a prescindere delle rispettive storie politiche, capaci di sparigliare le rituali coalizioni messe in campo dai partiti con grande dispiego di uomini e mezzi. La chiave del comune successo poggia sulla promessa, ritenuta credibile dagli elettori, che votando de Magistris e Orlando si potesse mettere finalmente in moto un processo di radicale cambiamento nella gestione della cosa pubblica cittadina. In questa ottica, la scelta di affidare la guida dell`assessorato al bilancio a professionisti di alto livello come Realfonzo e Marchetti appariva coerente con gli annunci elettorali. Qualcosa invece non ha funzionato, se soprattutto nel caso di Palermo l`assessore ha dovuto rassegnare le sue dimissioni a pochi mesi dalla nomina. A Napoli ha resistito qualche mese in più, ma alle denunce «politiche» di Realfonzo, che spiegava la sua delusione, il sindaco de Magistris ha risposto con denunce «penali». Che non è proprio il massimo del confronto democratico.
I due episodi denunciano il contrasto insanabile tra il plebiscitarismo insito nell`elezione diretta dei sindaci e la dura realtà dei bilanci cittadini, con la conseguenza che i sindaci vorrebbero ogni giorno cantare messe solenni, mentre l`assessore al bilancio (se è serio) è costretto a dire che non si può. Il vecchio adagio napoletano continua a recitare che senza soldi non si cantano messe. Semplice, ma difficile da mettere in atto. Non bisogna essere esperti di economia per comprendere che il bilancio di qualsiasi istituzione ne rappresenta lo stato di salute tradotto in cifre. E le cifre di Napoli e Palermo dicono che la salute è molto precaria e ai limiti del collasso.
Appare infatti poco credibile che i due assessori dimissionari/dimissionati abbiano esagerato le difficoltà perché non se ne riuscirebbe a cogliere l`utilità. Il punto è un altro e dice come i sindaci, una volta eletti, per non perdere la possibilità di «gestire» il consenso non possono fare a meno di assessori al bilancio che pieghino l`aritmetica delle entrate e delle uscite alle esigenze della politica. Se l`assessore non si piega, se ne va.
E vero che andare fino in fondo nelle politiche di risanamento può comportare persino la necessità di dichiarare il «dissesto» finanziario dell`Ente, che non significa bancarotta, ma è l`unico modo concreto di tagliare i ponti con il passato e fare chiarezza sulle allegre finanze da socialismo municipale fin qui invalse. La via di mezzo può essere un drastico piano di tagli, prima che il dissesto di fatto sia pagato dai cittadini con aggravi di tasse. Invece, a Napoli e a Palermo, se la prescrizione del medico-assessore al bilancio è ritenuta amara, si preferisce rivolgersi a medici più compiacenti.

Politiche pubbliche: Keynes si è fermato a Scampia

Politiche pubbliche: Keynes si è fermato a Scampia
Lo strano caso del professor Realfonzo
di Fabio Scacciavillani
Il Fatto Quotidiano, 15 agosto 2012

de Magistris paga un consulente per sprecare ancora

de Magistris paga un consulente per sprecare ancora
di Carmine Spadafora
Il Giornale, 15 agosto 2012

Da Realfonzo a Gonzalez. Così finiscono i Robin Hood

Da Realfonzo a Gonzalez. Così finiscono i Robin Hood
di Luca Rossomando
Repubblica Napoli, 9 agosto 2012

Il paradosso della querela

Il paradosso della querela
di Massimo Villone
Repubblica Napoli, 5 agosto 2012

Nemico in casa per de Magistris

Nemico in casa per de Magistris
di Antonio Calitri
Italia Oggi, 3 agosto 2012

Populismo e passerelle, così de Magistris ha tradito la rivoluzione arancione

Populismo e passerelle, così de Magistris ha tradito la rivoluzione arancione
Intervista a Riccardo Realfonzo
di Vincenzo Iurillo
Il Fatto Quotidiano, 31 luglio 2012

Giuliano Ferrara: "Sulla crisi c'è il pensiero unico perché mancano alternative"

Giuliano Ferrara: "Sulla crisi c'è il pensiero unico perché mancano alternative"
di Stefano Feltri
Il Fatto Quotidiano, 28 luglio 2012

Il destino di Masaniello

Il destino di masaniello
di Massimo Villone
Repubblica Napoli, 24 luglio 2012

La giunta de Magistris perde quelli che pensavamo fossero i pezzi migliori. Al tempo stesso, vengono fuori proposte che i più benevoli possono solo definire stravaganti, come quella di un nuovo stadio. Che succede? Consiglio, come lettura estiva, il comunicato di Realfonzo sulla sua estromissione. Il messaggio è la cacciata di chi ha cercato di raddrizzare una situazione gravissima, e in via di peggioramento. Di chi si è battuto per il buon governo e la corretta amministrazione. Di chi ha cercato di mettere ordine tra clientele, favori, società partecipate.
Una prospettazione di parte? Certo. Ma il sindaco nulla ha detto per offrire una lettura alternativa. Né il metodo imperiale della sostituzione, decisa in splendida solitudine, offre elementi di valutazione. Certo non basta il richiamo generico a dissensi e necessità di cambiamento. Cambiare perché, e per cosa?
Invece, rimangono domande cruciali. È vero o no che la città è sull`orlo del dissesto? È vero o no che esiste un insostenibile disavanzo strutturale tra entrate e spese? Che cosa si pensa di fare, quando e come? Domande decisive, mentre esplode il caso del debito pubblico degli enti territoriali. Regioni ed enti locali hanno nascosto per anni i debiti sotto il tappeto. Una cosa nota agli esperti, ma della quale non era politicamente corretto parlare. In questo paese far debiti per mantenere il consenso è stato a lungo considerato — a destra come a sinistra — onorevole. Anche il rating del Comune di Napoli è stato abbassato. A Napoli le vacche sono state sempre magre, ma fra poco rimarranno solo gli scheletri. E pensare che si parla di un nuovo aumento delle tasse in Campania, per il mancato rientro dal debito sanitario. In questo contesto preoccupante è balzana l`idea di un nuovo stadio. Ne abbiamo bisogno? A parte il fatto che i primi interessati, dal patron De Laurentiis al popolo dei tifosi, non ne vogliono sapere, ci vuole il sindaco cortesemente spiegare come, e con quali denari? Uno stadio è opera molto costosa. In una forma o nell'altra ci sarà denaro pubblico in questa iniziativa. Quale mecenate privato farebbe per bontà d`animo un regalo alla città? Se non un apporto diretto,sarà nella forma di privative per la pubblicità, la gestione di strutture, con minori introiti per il soggetto pubblico. Alla fine, un finanziamento pubblico indiretto.A Babbo Natale e al costo zero non crediamo più da un pezzo. E quante scuole riusciremmo a rimettere in sesto, quanti ragazzi potremmo togliere dalla strada, quanti anziani potremmo assistere, quante aree cittadine potremmo riqualificare, quanti mezzi per il trasporto pubblico potremmo acquistare con quei denari?
Il cambio degli assessori, la movida serale sul lungomare, gli eventi assortiti, e ora lo stadio, ci consegnano la fastidiosa impressione che il sindaco si volga a una stagione di panem et circenses. Esattamente il contrario rispetto alle promesse di palingenesi avanzate in campagna elettorale. Comunque, il contrario di quel che la situazione — del paese e della città — richiede. Governare una città è sempre difficile, dovunque. Chi amministra viene osservato e soppesato. Un atteggiamento di amichevole attesa può rapidamente cambiare in dissenso. È quel che — ad avviso di molti — sta accadendo a Napoli, con de Magistris. Nei palazzi del potere il cambio si avverte poco e in ritardo, perché sono molto frequentati da chi è pronto al sorriso e all`ossequio. Ma anche chi non vuole vedere dovrà ricordare la fine di Masaniello.

Riccardo Realfonzo intervistato da Oscar Giannino


Riccardo Realfonzo intervistato da Oscar Giannino
Nove in punto, la versione di Oscar
Radio 24, 24 luglio 2012

"Ho combattuto il partito della spesa"

Dieci grandi città a rischio crac
Un miliardo di euro di debiti e l'ombra dei crediti inesigibili

di Antonio Salvati
La Stampa, 23 luglio 2012

Qual è lo stato di salute dei conti del Comune di Napoli? Dipende a chi viene posto il quesito. «Ad un passo dal baratro», se a rispondere è Riccardo Realfonzo, fino a cinque giorni fa assessore al Bilancio. «Situazione appesantita, certo non siamo a Montecarlo, ma mi sembra che l’allarme sia ingiustificato», è l’opinione di Salvatore Palma, ex presidente del Collegio dei Revisori dei Conti del Comune. Palma è stato chiamato dal sindaco De Magistris a sostituire Realfonzo a seguito di una tensione apertasi subito dopo l'insediamento della giunta allorché, spiega Realfonzo, «io dissi al sindaco che l'alternativa era tra il dichiarare il dissesto o mettere in campo incisive azioni di risanamento. Lui scartò il dissesto ma ha anche sempre resistito alle politiche di risanamento». Chi ha ragione? «Non abbiamo aumentato di un euro il debito del Comune di Napoli, intorno al miliardo di euro - rendiconta Realfonzo - ma la situazione di liquidità è grave e questo per la scarsissima qualità dei residui attivi, i crediti, in bilancio». Sentite Palma: «Prendere in considerazione sola la massa debitoria, che è comunque consistente, è un errore. Ad esempio, analizzando gli indici di liquidità la situazione potrebbe essere quasi bilanciata vista la grossa mole di crediti che vanta il Comune”.  Che la giunta De Magistris abbia ereditato una situazione di bilancio preoccupante, è un fatto noto. Nella relazione al previsionale 2011 Realfonzo sottolineava la «difficoltà della riscossione dei crediti, il cui totale supera i 3,3 miliardi di euro, dovuta alla finanza creativa e alle previsioni di entrata ottimistiche del passato». Già nel mese di agosto, dopo la trionfale cavalcata dell'armata arancione, la giunta si è trovata nella difficoltà di reperire i soldi per il pagamento degli stipendi dei dipendenti. Solo una manovra, quella del 2011, improntata al rigore e al taglio dei troppi rivoli di spesa che da Palazzo San Giacomo sgorgavano copiosi, aveva permesso a Realfonzo di non sforare il Patto di Stabilità. “Ho gestito una situazione delicatissima – sottolinea Realfonzo – e ho faticato non poco, nel maggio scorso, a fare approvare una delibera di giunta che imponesse una ricognizione straordinaria dei residui attivi presenti in bilancio e quindi facesse finalmente emergere il buco di bilancio ereditato dal passato”. Per Realfonzo ci sono una mole di crediti che vanno cancellati perché di dubbia esigibilità. “Certo non meno di 400 milioni”, la stima. Per Palma le priorità sono diverse: “La prima cosa che ho chiesto agli uffici è di velocizzare il processo di formalizzazione del rendiconto 2011 che Realfonzo, con la revisione dei residui, aveva bloccato, per settembre dovrà essere pronto. La mole dei crediti? Dobbiamo velocizzarne la riscossione, questa è una delle leve da utilizzare per creare un ciclo virtuoso per il Comune”. De Magistris, un mese fa, si è intrattenuto in un lungo colloquio con il presidente della Repubblica Napolitano.  «Abbiamo parlato di tante cose – riferì il sindaco - di quello che stiamo facendo a Napoli e della situazione molto seria in cui versa il bilancio della nostra città per colpa di un indebitamento che abbiamo ereditato”.  “La situazione è tale che la sola politica del rigore – spiega Realfonzo - potrebbe non bastare. Ho lavorato molto per convincere il sindaco a chiedere un sostegno dal governo”. Nella relazione al bilancio di previsione del 2012 è sottolineato “il grave rischio che il rispetto del Patto di Stabilità determini il blocco delle spese per lavori con gravi ripercussioni sull'economia cittadina”. Ora, se la situazione è difficile perché cambiare assessore? “In giunta esiste un partito della spesa – sottolinea Realfonzo – che è incompatibile con la situazione dei conti. Non le dico quando ho fatto passare una delibera che limitava le spese alle sole indispensabili”. “Snellire le partecipate, combattere l’evasione e velocizzare la riscossione dei crediti”, la ricetta di Palma. “Le affermazioni di Realfonzo? Ho grossa stima di lui e spero che questi allarmi siano frutto di uno slancio emotivo”.

La finanza creativa affossa Napoli

La finanza creativa affossa Napoli
di Riccardo Realfonzo
Italia Oggi, 21 luglio 2012

La svolta arancione perde pezzi

La svolta arancione perde pezzi
di Massimiliano Amato,
L'Unità, 21 maggio 2012

L'impazzimento della polis

L'impazzimento della polis
di Paolo Macry
Corriere del Mezzogiorno, 22 luglio 2012

Volevo rigore, altri cercano solo passerelle

Realfonzo: "Volevo rigore, altri cercano solo passerelle"
di Simona Brandolini
Corriere del Mezzogiorno, 21 luglio 2012

Rivoluzione scolorita

Rivoluzione scolorita
di Fabio Ciaramelli
Corriere del Mezzogiorno, 20 luglio 2012

Luigi e Riccardo tra rimpianti e promesse

Luigi e Riccardo tra rimpianti e promesse
di Paolo Grassi
Corriere del Mezzogiorno, 20 luglio 2012

La politica selvatica

La politica selvatica
di Mariano D'Antonio
Repubblica, 20 luglio 2012

Iannello: altro che rivoluzione

Iannello: altro che rivoluzione
di Simona Brandolini
Il Corriere del Mezzogiorno, 19 luglio 2012

L'arrogante solitudine del sindaco

L'arrogante solitudine del sindaco
di Marco Demarco
Corriere del Mezzogiorno, 19 luglio 2012

It's economy, stupid!

It's economy, stupid!
di Norberto Gallo
Napoli on line/Il Mattino, 20 luglio 2012

de Magistris scassatutto. Silurato Realfonzo

de Magistris scassatutto. Silurato Realfonzo
di Ernesto Ferrante
Rinascita, 19 luglio 2012

Esplode il caso Realfonzo. "Io come Rossi e Narducci"

Esplode il caso Realfonzo. "Io come Rossi e Narducci"
di Roberto Fuccillo
Repubblica Napoli, 19 luglio 2012

de Magistris "caccia" Realfonzo, ed entra il Pd

de Magistris "caccia" l'assessore al bilancio. E in giunta entra il Pd
di Vincenzo Iurillo
Il Fatto Quotidiano, 18 luglio 2012

Ecco perchè il sindaco de Magistris mi ha sostituito in Giunta

Comunicato stampa

[Ansa - 18 luglio 2012] Con riferimento al rimpasto di Giunta con il quale il sindaco di Napoli ha sostituito l’assessore al bilancio, Riccardo Realfonzo, quest’ultimo ha dichiarato: “Desidero esprimere il mio sconcerto, in primo luogo per le modalità con le quali il sindaco ha ritenuto di disfarsi di me. Fino a ieri mattina, infatti, il sindaco mi aveva ripetutamente confermato la fiducia, invitandomi ad andare avanti nel mio lavoro. Solo ieri sera mi ha informato che stava riflettendo sulla possibilità di una mia sostituzione, per confermarmi la notizia questa mattina attraverso il vicesindaco. Non è certo questo un modo di procedere corretto, tanto più con chi lo ha aiutato sin dai primi passi della campagna elettorale. Il punto è che il sindaco sviluppa un astio verso chiunque, anche nel tentativo genuino di aiutarlo, esprime un punto di vista diverso su qualche argomento. Si ripete con me il copione già visto con Raphael Rossi e con Pino Narducci, con il quale ho condiviso numerose battaglie politiche, dalla questione della transazione Romeo alle internalizzazioni della Asia. Ma nella campagna elettorale il sindaco non aveva auspicato una giunta di persone con la schiena dritta?”
Il professore Riccardo Realfonzo ha così proseguito: “In merito alle scelte di bilancio ho riscontrato una difficoltà costante nei rapporti con il sindaco. Ancora prima dell’insediamento della Giunta, considerata la gravissima condizione delle finanze comunali, gli avevo prospettato la mia linea di gestione del bilancio, fatta di trasparenza, legalità, veridicità delle poste contabili e di quel rigore nell’utilizzo dei fondi pubblici necessario a risanare i conti del Comune e a garantire l’erogazione dei servizi fondamentali in città, soprattutto a vantaggio dei ceti meno abbienti. Per questa ragione, nelle prime settimane di lavoro feci fare una approfondita due diligence, che trasmisi al sindaco, a seguito della quale gli prospettai subito l’alternativa tra un percorso che ci portasse alla dichiarazione di dissesto e una seria politica di risanamento, che pure descrissi tecnicamente in un documento ulteriore. Il sindaco scartò subito la strada del dissesto, senza però nemmeno sostenermi in tutti questi mesi nel perseguire la strada del risanamento. Perciò diverse tra quelle mie proposte non sono state da lui accolte e sono rimaste al palo. Certo sono riuscito caparbiamente a muovere importanti passi nella direzione del risanamento, contenendo di oltre 150 milioni la spesa, battendomi con forza contro gli sprechi. Ma si è trattato spesso di risultati strappati alle stesse resistenze di un sindaco che non voleva prestare attenzione alle esigenze della finanza comunale. Sostanzialmente inascoltato è rimasto il mio invito a rafforzare la lotta all’evasione, ed estremamente difficile è stato far passare la delibera sui residui attivi che imposi nel maggio scorso, finalizzata a fare piena pulizia e verità sulle operazioni di bilancio del passato. È del tutto chiaro che la mia linea, coerente con l’impostazione già portata avanti nella mia breve stagione con la giunta Iervolino, evidentemente entrava in conflitto con la politica degli eventi da organizzare in città, e con una visione della spesa pubblica scarsamente consapevole dei problemi e non molto diversa da quelle del passato”.
Sulla questione il professore Realfonzo ha aggiunto: “Anche sul fronte delle società partecipate il lavoro che ho portato avanti è stato difficile ma importante. Sono io che ho portato avanti il lavoro di azzeramento dei precedenti cda delle partecipate e sono io che mi sono occupato di riscrivere tutti gli statuti delle società comunali. Certo alcune mie proposte sono state bloccate, come nel caso di Terme di Agnano e Mostra d'Oltremare, o hanno avuto il via libera dal sindaco con grande ritardo, come quelle relative a Stoà e a Gesac, ma è grazie al lavoro che ho coordinato che oggi disponiamo di un piano complessivo di riassetto del sistema delle partecipate che è già a buon punto di attuazione. Come nel caso della fusione tra le tre società della mobilità, che, secondo il cronoprogramma, dovrebbe essere pienamente operativo entro fine anno. Tutte operazioni condotte secondo il principio del rigore nel pubblico per la difesa del pubblico, finalizzate al massimo efficientamento e alla salvaguardia dei diritti dei lavoratori e dei cittadini”.
“Aggiungo a tutto ciò le operazioni che sono andate avanti anche rispetto al governo, al quale ho inviato numerose proposte e con il quale abbiamo intavolato, attraverso iniziativa condotta da me in sede Anci, un tavolo di lavoro per affrontare i problemi della Città. Desidero ricordare che anche la semplice idea di proporre misure di carattere straordinario al governo nazionale ha richiesto tempo e fatica per essere accettata dal Sindaco, che per un lungo periodo ha coltivato l'impossibile sogno dell'autosufficienza per un Ente in gravissima difficoltà”.
In conclusione l’ex assessore Realfonzo ha dichiarato: “Quando il sindaco per la prima volta, ieri sera, mi ha prospettato la possibilità di un mio avvicendamento in giunta, ho provato a spiegargli nuovamente quanto sia stato difficile in questo anno controllare i conti ed assicurare le disponibilità finanziarie del Comune, senza ricorrere alla “creatività” che oggi egli reclama, ma che  tanti guasti nel Comune di Napoli ha provocato negli ultimi 15 anni. E ho aggiunto che un avvicendamento all’assessorato, in questa fase, con le enormi difficoltà che il Comune continua ad incontrare, è un vero e proprio salto nel buio, che rischia di portarci rapidamente in una condizione di crisi finanziaria irreparabile. Ma lui ha ritenuto di assumersi queste responsabilità. Per quanto mi riguarda, torno ancora una volta, con piena serenità, al mio lavoro tra i banchi universitari, soddisfatto per il lavoro ma al tempo stesso preoccupato per la mia città”.

Napoli: un bilancio progressista che favorisce la ripresa

COMUNI:NAPOLI;REALFONZO, CON OLTRE 100 MLN SPINTA A ECONOMIA ASSESSORE AL BILANCIO: 'SODDISFATTO DA OK CONSIGLIO A MANOVRA' (ANSA) - NAPOLI, 22 GIU - "Sono soddisfatto per l'approvazione in Consiglio della manovra economica del Comune". E' quanto dichiarato dall'assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Riccardo Realfonzo, al termine della maratona di 27 ore con la quale è stato approvato il bilancio di previsione 2012 del Comune di Napoli.   "Il percorso che ci ha portato alla approvazione del bilancio - ha detto Realfonzo, autore della manovra - è stato particolarmente arduo, e ciò soprattutto a causa dei fortissimi tagli governativi, dei vincoli sempre più stringenti del Patto di Stabilità che stanno stritolando i Comuni e della crisi che sta investendo l'intero Paese. Malgrado ciò siamo riusciti a mettere in campo una manovra che va in netta controtendenza rispetto alla politica economica del governo nazionale".   "Il nostro bilancio previsionale, infatti, - ha spiegato Realfonzo - ha un carattere progressista, e si fonda in primo luogo su una fiscalità locale fortemente redistributiva, grazie al nuovo disegno della addizionale Irpef che avvantaggia tutti coloro che hanno redditi inferiori ai 35mila euro e allo sforzo richiesto con l'IMU a coloro che posseggono più case".  Al riguardo, l'assessore Realfonzo ha aggiunto: "Ma la nostra é anche una manovra che favorisce la ripresa dell'economia, dal momento che mettiamo in campo oltre 100 milioni di nuovi investimenti che avranno certamente un impatto positivo sull'economia locale". "Inoltre - ha aggiunto Realfonzo - abbiamo appostato le risorse in bilancio per favorire l'inserimento nella macchina comunale di personale giovane e qualificato, dando così una risposta alla dilagante crisi occupazionale". "Con questa manovra - ha poi proseguito Realfonzo - il ridisegno del sistema delle società partecipate del Comune risulta completato. Il numero delle società subisce una drastica riduzione, un dimezzamento, grazie ad alcune dismissioni, alla vendita di quote in due società partecipate e soprattutto alle fusioni in corso nei settori della mobilità e dei servizi. Queste misure, unitamente ai complessi processi di riorganizzazione ed 'efficientamento' che stiamo portando avanti, permetteranno di neutralizzare in buona misura le gravi conseguenze dei tagli dei trasferimenti dal governo e dalla Regione Campania". "Contemporaneamente - ha ancora aggiunto Realfonzo - con questa manovra abbiamo ancora portato avanti la nostra linea di trasparenza e veridicità del bilancio, muovendoci nella direzione del risanamento dei conti del Comune. Per questa ragione non abbiamo contratto nemmeno un euro di nuovi debiti, abbiamo effettuato stime prudenziali delle entrate ed abbiamo incrementato drasticamente il fondo svalutazione crediti". Infine, l'Assessore ha concluso: "Sia chiaro che la crisi economica e le difficoltà di bilancio del Comune non consentono di indulgere a facili ottimismi. La situazione resta difficile. Ma siamo sereni perché riteniamo di avere avviato con serietà, sin dallo scorso anno, il percorso che permetterà al Comune di lasciarsi alle spalle la pesante eredità del passato".

Realfonzo sulle dimissioni di Narducci

La posizione di Riccardo Realfonzo sulle dimissioni di Narducci La Repubblica Napoli, 20 giugno 2012 di Roberto Fuccillo «NON voglio fare polemiche, ho grande dispiacere per queste dimissioni e grande stima per l’ex assessore Narducci». Ecco servito anche il rammarico di Riccardo Realfonzo. Non è un assessore qualunque. La goccia che fatto traboccare il vaso di Narducci fu proprio lo scontro di un mese fa sul bilancio, e la posizione di Realfonzo, molto attenta alla nota della Corte dei Conti, venne omologata a quella di Narducci, anzi l’assessore al Bilancio venne considerato in uscita prima ancora dell’ex giudice. Lo stesso Realfonzo non nasconde che Narducci «nella lettera fa riferimento a una serie di passaggi di quest’anno sui quali spesso ci siamo trovati sulla stessa posizione. Lui poi ha deciso di dimettersi e prendere questa strada. Io al momento continuo a lavorare nella maniera più seria che posso». Si intravvede una difficoltà, anche se Realfonzo dribbla le voci di una sua uscita dalla giunta: «Ascolto queste cose, le leggo sui giornali. Per quanto mi riguarda vado avanti con serietà facendo il mio lavoro. Sono al servizio della città e finché la città mi chiederà di fare questo lavoro continuerò a farlo. C’è stato un dibattito intenso per l’approvazione del bilancio e le mie proposte alla fine sono passate e il sindaco le ha apprezzate e sostenute». Per chi ha in mente come il sindaco abbia sostenuto che Narducci ad esempio avesse sottoscritto le decisioni su Romeo, non è un bel segnale. Ma è anche vero che de Magistris ribadisce che prima di un giro di deleghe è in programma l’approvazione del bilancio. Come è ovvio Realfonzo resterà al suo posto fino a questo passaggio cruciale, una rottura prima sarebbe un harakiri per la giunta. Peraltro lo stesso de Magistris calca la mano, nelle sue dichiarazioni, sulle dimissioni, inattese, di Narducci. Un modo per evitare di essere dipinto come un mangiafuoco intento solo a tagliare i fili dei suoi assessori. Tutto sommato i due potrebbero marciare verso una separazione consensuale, senza gli stracci volati con Narducci. Ne è forse un segno anche il fatto che Realfonzo si allinea al sindaco sulla materia discussa ieri al Quirinale: «Il governo deve sostenere Napoli, prendere atto che è stata pessimamente ammini-strata nel passato e che deve essere sostenuta nel suo piano di rilancio ». Se una incertezza resta è proprio nell’iter consiliare del bilancio. Se ne doveva parlare ieri, ma l’attesa del ritorno del sindaco da Roma e le richiesta di chiarimenti sul caso Narducci hanno indotto ad aprire la discussione salvo rimandare però il grosso alla seduta di domani: se non ci saranno accordi sulla limitazione degli emendamenti (ce ne sono già circa 350 depositati, ma c’è tempo fino a domani) si rischia lo slittamento alla settimana prossima.

I sindacati apprezzano la manovra di bilancio del Comune di Napoli

COMUNI: NAPOLI; INCONTRO CON SINDACATI SU BILANCIO PREVISIONE
CGIL-CISL-UIL-UGL, "SVOLTA NEI RAPPORTI, RACCOLTE MOLTE PROPOSTE"

(ANSA) - NAPOLI, 5 GIU - Le segreterie provinciali di Cgil Cisl Uil e Ugl di Napoli si sono incontrate con il sindaco Luigi de Magistris, l'assessore al bilancio del Comune di Napoli Riccardo Realfonzo, in relazione al bilancio di previsione del 2012.
"L'amministrazione comunale di Napoli - si legge in una nota - ha operato una svolta nei rapporti e, nelle relazioni industriali con le organizzazioni sindacali raccogliendo, nel
corso dei vari incontri, recentemente intercorsi sul bilancio, molte delle proposte e delle istanze presentate dal sindacato unitario a partire, finalmente, dall'istituzione dell'Osservatorio sui servizi Pubblici Locali e dall'esigenza, urgente, di convocare tavoli tematici su lavoro, politiche di sviluppo e di riqualificazione della città e delle periferie,
riforma della macchina amministrativa, politiche sociali, cultura e turismo. La manovra prevista dal Comune di Napoli, in considerazione dei forti tagli operati dai Governi, compreso quello attuale ha, oggettivamente evitato, pesanti ricadute sul reddito dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, sulle fasce deboli".
"Si è introdotta, per la tassazione locale di competenza dell'Amministrazione Comunale, il criterio della progressività, come da tempo le organizzazioni sindacali avevano proposto, attraverso una fiscalità più equa e giusta, salvaguardando iredditi più bassi - si sottolinea - La stessa Imu, sulla prima casa, si attesterà nella media nazionale (5x1000). Positivo anche l'impatto sulle tariffe dei servizi a domanda individuale (es. mense, asili nido, ecc.), è previsto lo stesso mantenimento dei servizi, senza alcun aumento di tariffa, preservando anche qui redditi bassi e fasce deboli. E' volontà
delle parti, rinnovare l'accordo sottoscritto, dall'amministrazione comunale di Napoli e dalle organizzazioni sindacali, per il rimborso sociale della Tarsu, che sarà oggetto di una specifica riunione da realizzarsi in tempi brevi".
"La task-force, contro l'evasione fiscale, risulta essere uno strumento utile ed importante. Sono apprezzabili gli sforzi messi in campo dall'amministrazione comunale ma è necessario agire con maggiore incisività, con l'obiettivo di incamerare più risorse, da utilizzare per rafforzare le politiche per il lavoro, di sviluppo e del welfare - spiegano i sindacati - Sulle politiche sociali è sicuramente positivo che in un momento di forti tagli ai trasferimenti, l'amministrazione comunale mantenga nel bilancio preventivo, quanto già appostato nel 2011, anche se da tempo le organizzazioni sindacali confederali chiedono di impegnare più risorse, proprio in una fase di grave crisi che il Paese sta attraversando, con pesanti ricadute sulle famiglie".
La Cgil-Cisl-Uil e Ugl hanno "sottolineato, condivisa dal Comune la necessità che si accelerino i tempi dei pagamenti dei fornitori del Comune di Napoli, anche alla luce di una apprezzabile posta in bilancio di investimenti mirati per cento milioni di euro. Pur se pochi, ma importanti". "Sul progetto di accorpamento e di riassetto delle società partecipate del Comune di Napoli, l'amministrazione si è impegnata ad aprire,
come già sta avvenendo sul versante dei trasporti e con lo stesso assessore al Bilancio, un confronto di merito e di condivisione del 'piano' con le organizzazioni sindacali a tutti i livelli ispirato a criteri di efficacia, efficienza, trasparenza e con l'obiettivo di mantenere i livelli occupazionali e di migliorare la qualità dei servizi pubblici"
dicono ancora i sindacati che "relativamente alla alienazione delle quote di proprietà della società Gesac hanno chiesto all'Amministrazione Comunale di rivedere tale ipotesi e hanno avanzato la proposta, accolta dal sindaco e dall'assessore al Bilancio di tenere, insieme alle categorie interessate, una specifica riunione nei prossimi giorni".
"Un segnale positivo è sicuramente l'impegno del Comune di Napoli a confermare il livello economico del fondo per il salario accessorio dei dipendenti comunali e a breve
prospettiva, a fronte di risparmi su pensionamenti e risorse a verificare la possibilità dello scorrimento delle graduatorie degli idonei - conclude la nota - La Cgil-Cisl-Uil e Ugl ancora una volta hanno riproposto, con urgente decisione da parte dell'Amministrazione Comunale, il problema della stabilizzazione degli Lsu, da oltre 15 anni impegnati in varie qualificati lavori all'interno di servizi indispensabili del Comune di Napoli. E' prevista una specifica posta in bilancio e l'Amministrazione si è impegnata, nel concreto, a definire nei prossimi giorni gli atti deliberativi conseguenti". I sindacati, il sindaco e l'assessore al Bilancio si sono dati reciproco impegno di sottoscrivere a breve uno specifico protocollo d'intesa sulle relazioni sindacali.

Un bilancio controcorrente. Intervista a Realfonzo

Intervista a Realfonzo: iI Comune lotta contro i tagli di Francesca Pilla il manifesto, 26 maggio 2012 «C’ è stata una cascata di tagli. È stato difficile impedire che la casa crollasse». Luigi De Magistris apre così la conferenza stampa fiume sull`approvazione del bilancio di previsione 2012 del comune di Napoli, in un momento difficilissimo dove il fronte dei sindaci si allarga contro le misure del governo. E a Napoli è peggio che altrove perché ai tagli decisi da Roma, 195 milioni rispetto al 2010, 125 di prelievo Imu, si aggiunge l`eredità di un comune sull`orlo del dissesto e in passato più volte censurato dalla Corte dei Conti. L`assessore Riccardo Realfonzo, economista su posizioni keynesiane e antibocconiane, ha invece portato all`approvazione della giunta un bilancio controcorrente. Allora con un giorno di ritardo e discussioni a parte, com`è questo bilancio arancione? «Smantellato il vecchio sistema clientelare, era necessario redigere una manovra anti crisi. Ma devo dire che si è trattato di un percorso a ostacoli, dal momento che la politica di Monti sembra fatta apposta per strangolare le economie locali. Basti pensare che tra tagli ai trasferimenti e trattenuta sul gettito dell`Imu, il governo solo nel 2012 ha spremuto al comune di Napoli oltre 220 milioni di euro. Se a questo aggiungiamo l`eredità della giunta lervolino e oltre 30 milioni di tagli di trasferimenti regionali, ci rendiamo conto che chiudere una manovra per rilanciare la città era decisamente difficile. Senza parlare del patto di stabilità e gli ulteriori vincoli alla contrazione di mutui per investimenti.» E alla fine come avete fatto? «Abbiamo utilizzato tutte le leve a nostra disposizione per mettere al primo posto una fiscalità locale fortemente progressiva, che facesse pagare meno di prima ai più deboli e chiedesse uno sforzo ai cittadini con redditi più alti e proprietari di più immobili. Così per esempio l`Imu sulla prima casa viene fissata al 5 per mille, significa che, data la particolare configurazione delle rendite catastali e delle detrazioni, una famiglia media con una prima casa economica e popolare non pagherà nemmeno un euro. Sulle seconde case invece abbiamo portato l`aliquota al massimo ed è con questa misura che principalmente compenseremo i tagli del governo.» Dunque è possibile attuare un`altra politica economica? «Noi abbiamo imposto una sorta di patrimoniale che richiede ai ceti più abbienti di sostenere maggiormente il peso della crisi. Per quanto riguarda l`Irpef, abbiamo previsto un`esenzione totale fino a 10mila euro e costruito un sistema progressivo e redistributivo, con il quale tutti coloro che hanno un reddito inferiore ai 35 mila euro, la maggioranza dei napoletani, pagheranno meno rispetto al passato. E poi abbiamo tenuto bassissime, molto al di sotto dei costì, le tariffe dei servizi a domanda individuale, come mense scolastiche e asili nido. Ma non ci siamo dimenticati gli investimenti. Ci sono oltre 100 milioni di euro da spendere, finanziati senza nemmeno un euro di nuovo indebitamento, bensì con una ricognizione sui residui da mutui precedenti e dalla dismissione di alcune società partecipate non strategiche.» E la spending review? Voi come state messi? «Stiamo appunto operando una serie di interventi sulle municipalizzate, il principale è la fusione da cui nascerà il maggiore soggetto pubblico del Mezzogiorno in tema di mobilità, finalizzati a aumentare l`efficienza delle società ed abbatterne i costì. L`obiettivo è mostrare che con una politica di rigore nel pubblico è possibile avere società pubbliche efficienti. Stiamo portando avanti la trasformazione della società che gestisce il servizio idrico integrato in azienda speciale. Senza parlare dei tagli alla macchina comunale per quasi 17milioni di euro. Certo dal governo potrebbero fare molto di più.»

Realfonzo: "Per Monti i Comuni sono solo bancomat"

“Per Monti siamo solo bancomat”
di R.P.
Il Corriere del Mezzogiorno, 26 aprile 2012

La Giunta guidata dal Sindaco de Magistris si appresta a varare il bilancio di previsione. Quale è la situazione dei conti? E quale l’impatto sul Comune delle politiche contro la crisi del governo Monti?
La politica economica del governo è inadeguata – esordisce Riccardo Realfonzo, economista, assessore al Bilancio dell'amministrazione di palazzo San Giacomo -. L'esecutivo guidato da mario Monti procede con una linea di austerità, fatta di sforbiciate alla spesa pubblica, al fine di risanare i conti pubblici e abbattere il debito. Ma ormai tutti i dati mostrano che le manovre di Monti abbattono la crescita del Paese, mancando per questa ragione anche l’obiettivo del risanamento. Dal mio osservatorio la cosa risulta particolarmente evidente. La manovra del governo si affida in buona misura ai tagli dei trasferimenti ai Comuni: pensi che da quando la nostra giunta si è insediata il Comune di Napoli ha subito un taglio di circa 240 milioni di euro, oltre un terzo di quanto aveva nel 2010. E ciò impatta molto negativamente sulle economie locali.
E quali sono gli effetti maggiori di questi tagli?
In primo luogo, la grave crisi di liquidità e la conseguente difficoltà a pagare le imprese che lavorano con il Comune il che, appunto, tende ad aggravare la crisi dell’economia locale. E poi ovviamente abbiamo gravissime difficoltà a finanziare le spese fondamentali del Comune e un sistema di servizi pubblici locali dignitosi. A tutto questo si aggiungono i paradossali vincoli del Patto di Stabilità che spesso impediscono ai Comuni di spendere i pochi soldi che hanno in cassa.
Lei descrive un quadro molto grave. E la Giunta partenopea cosa fa per contrastare questa tendenza?
Tutto ciò che è in nostro potere. Lo scorso anno, con un bilancio di previsione elaborato in soli 15 giorni, siamo riusciti a contrarre di oltre 100 milioni la spesa comunale senza ridurre in alcuna maniera i servizi resi ai cittadini e preservando i posti di lavoro e i salari dei dipendenti comunali e delle aziende. E senza aumentare alcuna tassa o tariffa. Una operazione di aggressione meticolosa, caparbia e feroce agli sprechi e ai costi della politica del passato. Anche con riferimento alle società del Comune, dove abbiamo anche drasticamente ridotto le spese per i Cda ed avviato una riorganizzazione che sta già dando frutti importanti.
Critica il governo perché taglia la spesa e poi rivendica i tagli alla spesa comunale?
Gli addetti ai lavori comprendono bene che non c'è contraddizione. Vede, sostengo da tempo che per uscire dalla crisi occorrerebbe una politica espansiva. Ma nell’ordinamento italiano i Comuni subiscono le decisioni macroeconomiche del governo e delle regioni. Soprattutto nel caso dei Comuni del Mezzogiorno, la dipendenza dai trasferimenti statali è tale che se il governo taglia drasticamente i trasferimenti ai Comuni questi ultimi non possono che disporsi a contrarre la spesa. Io rivendico il fatto che sin qui la Giunta de Magistris sia riuscita ad assorbire del tutto i tagli dei trasferimenti, azzerando i costi delle politiche clientelari del passato, senza alcun onere per i cittadini e senza alcun incremento della pressione fiscale.
Si proseguirà quindi in questa direzione con il bilancio di previsione 2012?
Certo, ma il governo è andato troppo oltre. Il governo usa i Comuni come dei bancomat, prendendosi il cinquanta per cento del gettito dell’IMU, la tassa municipale sugli immobili che ha sostituito l’ICI. E nel 2012 ai cento milioni di nuovi tagli di Monti si aggiungono anche i pesanti tagli regionali, soprattutto a danno delle nostre società dei trasporti. Pensi che i tagli della Regione ai trasporti superano i cinquanta milioni negli ultimi due anni. E su tutta una serie di programmi ed opere che riguardano le nostre società, dal Caan a Bagnolifutura a Sirena, gli stanziamenti regionali si fanno attendere da troppo tempo, mettendoci in seria difficoltà. Anche sui grandi eventi come l’America’s Cup e il Forum delle Culture la Regione Campania centellina le risorse, mentre occorrerebbero investimenti massivi per aiutarci a rigenerare la città e in particolare le aree ex industriali e il centro storico. Per tutte queste ragioni, continueremo a contenere la spesa e a dare la caccia agli sprechi, ma oramai la sensazione è di non avere grandi margini di contenimento ulteriore della spesa. Non siamo praticamente più in condizione di procedere a nuovi tagli senza intaccare i servizi e garantire i posti di lavoro. E tutto ciò sarebbe disastroso. Per rilanciare l’economia cittadina servono servizi pubblici locali decorosi e non certo una disoccupazione ancora maggiore.
E quindi? Con questa premessa cosa ci riserverà il bilancio di previsione 2012? Maggiori tasse?
Noi dobbiamo tenere insieme una duplice esigenza. Da un lato, compensare almeno in parte gli ulteriori cento milioni di tagli dei trasferimenti dal centro e dall’altro difendere le fasce povere della cittadinanza, particolarmente colpite dalla crisi. Il che significa non aumentare le tariffe di cose come le mense scolastiche, gli asili e il trasporto pubblico. E ovviamente non aumentare la pressione fiscale sulle fasce di reddito più basse. Anzi io credo che compatibilmente con il quadro che sortirà dalla manovra complessivi di bilancio occorrerà fare un’attenta riflessione sull’addizionale Irpef sui redditi più bassi, che a Napoli attualmente è pari al cinque per mille, per verificare se vi sono margini per una riduzione. Farò ogni sforzo in questa direzione. Per fare tutto questo non possiamo che chiedere un contributo alla parte economicamente più solida della città. Con il sindaco e la Giunta rifletteremo in questi giorni sulle decisioni da assumere. La mia opinione comunque è che si debba utilizzare la leva dell’Imu per chiedere di più a coloro che posseggono più di un immobile, soprattutto se sfitto.
Sul versante delle società partecipate cosa dobbiamo attenderci?
La nostra politica resta orientata al rigore nel pubblico per la difesa del pubblico. Lavoriamo quotidianamente per abbattere i costi e renderle sempre più efficienti le società, senza rinunciare al controllo pubblico e difendendo i diritti dei lavoratori. E stiamo portando avanti progetti importanti, come quello della nuova società della mobilità, che nascerà entro fine anno dalla fusione di ANM, Metronapoli e Napolipark, e che sarà la più grande impresa del Mezzogiorno nel settore.
Insomma cosa si aspetta da questo bilancio di previsione?
Mi aspetto che con la guida del Sindaco la Giunta colga l’opportunità di fare una operazione che prosegua nella direzione del riequilibrio dei conti e della equità distributiva, creando le condizioni per rilanciare la macchina amministrativa, anche attraverso un futuro inserimento di giovani. Si tratta di esigenze inderogabili, perché senza enti locali risanati ed efficienti, finalmente liberi delle zavorre clientelari e della mala amministrazione del passato, e senza un sistema di sicurezza sociale minimo non ci può certo essere rilancio per l’economia locale.
Pd e a Sel entreranno in giunta?
Decide il sindaco. Ma la questione dipende anche dal Congresso del Pd e dagli assetti politici con i quali il centrosinistra si presenterà nel 2013.
Comune di Napoli: verso il bilancio di previsione 2012 - 19 aprile 2012

Realfonzo: buche stradali, "interverremo presto con la Napoli Servizi"

Realfonzo: buche stradali, "interverremo presto con la Napoli Servizi"
Corriere del Mezzogiorno, 10 marzo 2012

Sulla questione delle buche stradali è intervenuto ieri l'assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo. "Vanno registrate - dice - le attività in atto tra Amministrazione Comunale e Napoli Servizi. Con il nuovo CdA stiamo lavorando al rilancio della società stessa con azioni di riorganizzazione e di efficientamento complessivo, che stanno rendendo disponibile il 20 per cento delle risorse umane da dedicare a nuove attività e nuovi servizi per la città. Uno di questi è proprio l'intervento per la riparazione delle buche stradali”. Nel nuovo piano industriale della Napoli Servizi è prevista la creazione di un servizio di manutenzione stradale composto da circa 50 lavoratori distribuiti su più turni per garantire un intervento sulle 24 ore. Quattro squadre del turno mattutino (dal lunedì al venerdì) realizzeranno interventi di risanamento degli strati superficiali della pavimentazione stradale fino ad una profondità massima di 70-150 mm, con posa in opera fino a 10 metri cubi complessivi di asfalto a caldo. Un’ulteriore squadra sarà attiva al mattino, due di pomeriggio e una di notte e nei giorni festivi per eseguire azioni di pronto intervento stradale (come transennamenti, riempimento buche con asfalto a freddo, spargimento sale e altro). Il servizio, che ha naturalmente carattere aggiuntivo rispetto al rifacimento complessivo dei manti stradali, prevede il coinvolgimento delle Municipalità che potranno segnalare le emergenze, e sarà attivato nel corso del mese di aprile. Oltre alla maggiore percorribilità delle strade e conseguente migliore qualità dei servizi ai cittadini, un altro effetto vantaggioso per il Comune sarà la riduzione dei danni ad auto e persone che le buche creano e, di conseguenza, del contenzioso che ne deriva.
“Le azioni avviate nelle società partecipate, ed in particolare nella Napoli Servizi per aumentarne l’efficienza – ha sottolineato l'Assessore Realfonzo - dimostrano che è possibile riorganizzare il lavoro liberando risorse umane e destinandole a nuove attività per migliorare i servizi resi ai cittadini senza incrementare i costi. Il nuovo servizio di manutenzione stradale è solo una delle novità di un riassetto più complessivo del sistema delle società partecipate dal Comune che riguarda anche la Napoli Servizi.

Così propongo di riorganizzare la macchina comunale


Così propongo di riorganizzare la macchina comunale
di Riccardo Realfonzo
Repubblica Napoli, 10 febbraio 2012

Caro direttore, in relazione agli articoli apparsi ieri e il giorno precedente su queste colonne con oggetto i temi del lavoro e della macchina comunale, è indispensabile puntualizzare alcuni aspetti. Negli articoli in questione, prendendo spunto da documentazioni curiosamente contraffatte circolate in questi giorni, si assume che sarebbe mia intenzione, come assessore al Bilancio del Comune di Napoli, proporre un taglio ai salari dei dipendenti comunali.
Chiunque conosca il mio operato e più in generale la linea politica della giunta de Magistris comprende bene che ciò non è assolutamente immaginabile, né da noi è auspicato, visto che al contrario l’intera giunta è impegnata per difendere il salario dei dipendenti comunali dai tagli del governo e dal blocco della contrattazione collettiva. La verità è ben diversa. La verità è che nel quadro delle proposte per il bilancio di previsione 2012 io ho inteso proseguire lungo l’azione di rigore, risanamento ed efficientamento del Comune e delle società comunali che erogano i servizi pubblici fondamentali in città, intrapresa sin dal giugno scorso. Si tratta di una linea che chiede a tutti — in tempi di crisi e forti tagli dei trasferimenti decisi dalla politica economica nazionale — il massimo rigore nell’utilizzo dei fondi pubblici e il più grande sforzo di produttività e impegno. In questo quadro, ho avanzato anche un pacchetto di proposte concernenti la riorganizzazione della macchina comunale finalizzate a migliorare la qualità e la quantità dei servizi ai cittadini e valorizzare il personale interno. Nel merito, le proposte che ho avanzato riguardano una riorganizzazione dei tempi di lavoro tale da garantire l’apertura pomeridiana degli uffici, l’allungamento dell’orario degli asili e delle scuole materne e una diversa modalità di distribuzione del salario accessorio che possa destinare più risorse a premiare i lavoratori più produttivi. Anche una serie di altre mie indicazioni va nella direzione di esaltare la qualità del lavoro e premiare l’impegno e il merito. Ho proposto, infatti, che si proceda con i concorsi per le progressioni di carriera (già banditi ma mai realizzati), con i concorsi per i dirigenti, al fine di ridurre sempre più il numero di contratti attribuiti con nomine fiduciarie, e ho anche chiesto lo sblocco dell’attribuzione degli incarichi di responsabilità prorogati da anni. Come si vede, nessuno intende minimamente tagliare i salari dei lavoratori, fatta eccezione per i livelli più alti dei salari dirigenziali sui quali credo che una qualche riduzione — peraltro chiesta anche dal consiglio comunale — sarebbe opportuna. Certo, alcune di queste misure potrebbero determinare delle economie, ma in ogni caso esse andrebbero riversate sui lavoratori stessi, premiando l’impegno e il merito, oltre che permettendo l’assunzione di altri giovani selezionati dal concorso pubblico. Dobbiamo necessariamente superare l’assetto della macchina comunale ereditato dal passato, con tutte le sue inefficienze e incongruenze. I lavoratori del Comune devono essere posti nelle condizioni di operare al meglio e i cittadini napoletani hanno diritto a più servizi e a più qualità. In ogni caso, si tratta di questioni che saranno oggetto di discussione in giunta, in consiglio comunale e coni sindacati. E su questi temi, caro direttore, mi permetto di suggerire al suo giornale di aprire un dibattito. D’altra parte, a nessuno sfugge che per noi è un dovere morale proseguire lungo questa strada, che è semplicemente quella della buona amministrazione.

Napoli rispetta il Patto di Stabilità

COMUNI: ASSESSORE NAPOLI, PATTO STABILITA' RISPETTATO
REALFONZO, PER 2012 GOVERNO RIVEDA REGOLE DELETERIE PER CITTA'


(ANSA) - NAPOLI, 10 GEN - "Quando si è insediata la giunta il Comune di Napoli aveva sforato il patto di 63 milioni di euro, oggi siamo risciti a rispettare il patto di stabilità evitando il dissesto del Comune". Così l'assessore al bilancio del Comune di Napoli, Riccardo Realfonzo, ha presentato oggi i risultati ottenuti dall'amministrazione comunale cittadina che é riuscita a rientrare nel patto di stabilità per il 2011. "Alla metà di giugno - ha spiegato Relfonzo - il Patto di
Stabilità risultava gravemente sforato per oltre 63 milioni di euro. Grazie all'azione di risanamento, immediatamente intrapresa con il bilancio di previsione e proseguita nei mesi successivi, caratterizzata dal contenimento delle spese della macchina comunale e delle società partecipate, dal taglio ai costi della politica, dalla riduzione del ricorso all'indebitamento, dalla sospensione momentanea dei pagamenti per lavori, il Comune è riuscito a rispettare il patto evitando
conseguenze disastrose per i cittadini napoletani e sventando il rischio del dissesto". Realfonzo ha poi fatto riferimento al 'tesoretto' di 70 milioni che ora potrà essere usato dal Comune per effettuare "pagamenti per opere pubbliche di importanza strategica". "Posso affermare - ha proseguito - che questa volta Napoli
ha dato lezioni in fatto di buona amministrazione. Il Patto di Stabilità Interno è uno strumento molto discutibile, perché prociclico: l'economia italiana è in recessione e il Patto costringe i Comuni a non spendere importi che hanno in cassa,
bloccando i pagamenti e danneggiando il tessuto economico locale. Noi critichiamo il Patto, ma siamo la Giunta della legalità e quindi lo rispettiamo. Mentre grandi città, ben più prospere di Napoli, non rispettano il Patto, come Torino, o vengono aiutate, come Milano, che ottiene l'esclusione delle spese per l'Expo dai vincoli del Patto e comunque fa ricorso alla vendita di importanti assets strategici, come SEA e l'autostrada Serravalle. Per non parlare di Roma che ha sul Patto una morbida normativa specifica e che pertanto non è sottoposta a tutti i vincoli cui, tra le grandi città, in fin dei conti la sola Napoli ha dovuto sottostare". L'assessore Realfonzo afferma quindi che "per il 2012 è essenziale che il governo riveda il patto di stabilità. Dai nostri primi calcoli emerge che l'obiettivo del Patto che il
Comune di Napoli dovrebbe centrare si inasprisce ancora molto e che sarebbe ben difficilmente sostenibile oltre che deleterio per una città già duramente colpita dalla crisi". (ANSA).