«Corruzione e sperperi nelle società miste»
di Fabrizio Geremicca
Corriere del Mezzogiorno, 27 febbraio 2010
«Le società partecipate mancano di ogni controllo e coordinamento da parte degli enti territoriali. I soggetti incaricati della gestione(manager e dirigenti, ndr) seguono logiche e decisioni che non rientrano in – peraltro spesso inesistenti – scelte pianificate di politica finanziaria».
Le accuse
Affonda il bisturi Michael Sciascia, presidente facente funzioni della sezione giurisdizionale della Corte dei conti, alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario che si svolgerà oggi. La toga riprende le critiche che furono già espresse lo scorso autunno dall’ex assessore al Comune di Napoli, Riccardo Realfonzo il quale si dimise, infatti, dopo avere invano chiesto trasparenza e dati che non ottenne mai. Incalza il magistrato contabile: «Si denotano cedimenti all’illegalità, con assunzioni di comodo, corresponsioni di incentivi a pioggia, senza alcun collegamento al raggiungimento di obiettivi che spesso non sono neppure posti». Sciascia sottolinea, inoltre, «il ricorso disinvolto alle consulenze esterne, peraltro molto gravose per l’erario, pur in presenza di professionalità adeguate, ma non valorizzate, che esistono nell’apparato amministrativo». Nel complesso, riflette, «la corruzione è in particolare sviluppo nella regione, soprattutto in materia di appalti e non solo nella pubblica amministrazione».
Le degenerazioni
Tanti i fenomeni degenerativi osservati ed indicati nella relazione di apertura dell’anno giudiziario 2010. La gestione del ciclo dei rifiuti resta un nodo irrisolto: «In numerose pronunce sono stati rilevati disarmonie e ritardi dovuti a confusione organizzativa, sovrapposizione di competenze e sottovalutazione del fenomeno». Il bubbone sanità si è ulteriormente incancrenito. Sciascia parla di «sperpero di risorse». Per fermarlo aggiunge «bisognerebbe avere manager competenti e condizionati il meno possibile dal potere politico».
L’appello alla vigilanza sugli appalti di lavori e servizi pubblici, indispensabile ai fini, tra l’altro, del contrasto alla criminalità organizzata, offre a Sciascia l’opportunità di una riflessione quanto mai attuale, relativa alla tendenza ad introdurre strumenti eccezionali in deroga alla legislazione comune. Il presidente fa esplicito riferimento alla Protezione civile, al centro della bufera giudiziaria e mediatica. Dice: «L’eccezionalità, se non di breve durata e ben motivata, appare pericolosa. Copre infatti scelte affrettate e a volte ingiustificate, finendo per contrapporsi alla legalità». Ancora più esplicitamente, sostiene: «Non vengono rispettati i controlli che possono garantire l’imparzialità». Inoltre: «Tutti gli organismi extra ordinem, sia temporanei che stabili, possono nascondere sacche di privilegio e di illegalità». La Corte denuncia, inoltre «la schizofrenia gestionale di enti che spesso non conoscono neppure quali siano i cespiti dei quali sono proprietari, ovvero li concedono ad altri enti e contestualmente ne prendono in locazione altri a costi elevati».
La connivenza
Il caso Campania, letto attraverso le sentenze pronunciate nel 2009 dalla Corte, è anche la storia di una regione in cui «i finanziamenti europei sono stati spesso purtroppo destinati ad iniziative fittizie ed ottenuti attraverso falsificazioni documentali, in un quadro di scarsi controlli, di inefficienza e di connivenza». La relazione lascia inoltre trapelare un altro filone di indagine: la cattiva manutenzione dei depuratori e il mancato controllo degli scarichi abusivi.
Bacchettate per tutti, dunque, ma questa non è un’inaugurazione dell’anno giudiziario come le altre. Proprio il presidente della Corte dei conti della Campania, Mario Sancetta, è infatti indagato dalla Procura di Firenze, nell’ambito dell’inchieta sugli appalti blindati a favore di una “cricca” di imprenditori ammanigliati con la pubblica amministrazione. Tra i corridoi della sede della magistratura contabile l’imbarazzo è palpabile. Sancetta, contattato sul cellulare, non parla: «Per rispetto della magistratura è opportuno tacere». Sciascia dice: «Le istituzioni sono per loro natura pure. Gli uomini non sempre sono in condizioni di esprimere il meglio».
Una considerazione che si potrebbe estendere a più di un amministratore e pubblico funzionario, se è vero che nel 2009 la Corte dei conti campana ha irrogato sanzioni per diciannove milioni e mezzo di euro. Molte sentenze pronunciate un anno fa si riferiscono a vicende ormai lontane, che sono già state esaminate dalla magistratura ordinaria. I lavori di ammodernamento dello stadio San Paolo, per esempio; la gestione liquidativa della flotta Lauro, le mazzette incassate da amministratori e tecnici per la realizzazione delle fognature a Forio d’Ischia e perfino la vicenda delle tangenti sulla metropolitana di Napoli, che parte dalla metà degli anni settanta e arriva fino ai primi anni novanta. Altre decisioni sono relative a questioni meno remote. Le condanne per danno erariale inflitte ad alcuni sindaci dei Comuni che non hanno conseguito la percentuale minima di differenziata nel 2004 e nel 2005, per esempio. Oppure il pronunciamento nei confronti di Sandra Lonardo, presidente del consiglio regionale, attualmente sottoposta al divieto di dimora in Campania nell’ambito dell’inchiesta sull’Arpac. La Procura della Corte le contestò, due anni fa, di avere acquistato nel 2005, a spese della regione, 600 piatti natalizi destinati ai familiari dei dipendenti (3.902 euro il costo complessivo) e 60 medaglie d’oro commemorative per i consiglieri regionali (14.040 euro la spesa). Il sei luglio 2009, sentenza numero 752, la Corte ha stabilito che quella spesa fu illegittima, sebbene nel comportamernto di lady Mastella non abbia ravvisato i requisiti della «colpa grave».
Ventotto mesi— secondo le cifre fornite dalla Corte — il tempo medio che intercorre tra il deposito della citazione da parte della Procura regionale e la decisione della sezione giurisdizionale. L’organico è sottodimensinato, lamenta il presidente Sciascia. Nel 2010 arriveranno tuttavia tre nuovi magistrati. Grava in particolare sul carico di lavoro il contenzioso pensionistico: pendevano nel 2009 ben 13338 giudizi. Nei primi mesi di quest’anno sono stati già depositati 1487 nuovi ricorsi. Oggi tocca al Procuratore generale Arturo Martucci di Scarfizzi. Evidenzierà ulteriori motivi di preoccupazione. La sua relazione dedicherà ampio spazio alla voragine sanità. « Vaniloquio normativo » l’espressione che ha utilizzato per definire la pioggia di norme e regole che avrebbero dovuto disciplinare il settore. Proprio sulla Soresa, la società incaricata di centralizzare gli acquisti e i pagamenti dei debiti in materia di sanità, si incentra una delle ultime indagini aperta dalla Procura.
Almeno 700.000 euro di dotazione finanziaria non sarebbero stati utilizzati per pagare i debiti verso terzi. Se l’ipotesi è veritiera, una pioggia di contenziosi e di condanne pecuniarie travolgerà nei prossimi anni le casse della sanità campana.