Le partecipate non si toccano. Napoletani benserviti

Partecipate, non c’è tempo per la riforma

di Ciro Crescentini

Cronache di Napoli, 21 aprile 2010

“Non c’è il tempo per la riforma delle aziende partecipate comunali”. Lo ha sostenuto ieri in Consiglio Comunale l’assessore al bilancio Michele Saggese. La linea del rigore che stava portando avanti il professore sannita Riccardo Realfonzo è stata definitivamente liquidata. Ha prevalso la “normalizzazione”. Anzi, nei prossimi giorni si utilizzerà il manuale Cencelli.
Non saranno ridotti i compensi e il numero degli amministratori delle partecipate comunali. Tra l’altro i “salari” dei membri dei consigli di amministrazione, in base alle indicazioni delle finanziarie 2007 e 2009, dovevano essere ridotti del dieci per cento. Non si procederà all’accorpamento di alcune aziende municipalizzate, non saranno nominati gli amministratori unici, non è prevista una forte riduzione delle consulenza esterne e la revisione dell’albo dei fornitori.
“Le affermazioni di Saggese offendono il Consiglio Comunale che da anni chiede la riforma delle partecipate”, sottolinea Roberto De Masi, consigliere dell’Udc. “La realtà è un’altra”, aggiunge. “Questa amministrazione non poteva produrre una vera riforma perché questo avrebbe significato mettere in crisi il sistema di potere su cui si fonda il centrosinistra”.
Un sistema di potere denunciato dall’ex assessore Realfonzo. “Sul versante delle partecipate sussistono le condizioni per azzerare numerosi consigli di amministrazione sostituendoli con amministratori unici, il cui mandato non sia continuamente prorogabile”, disse l’ex assessore. “Le resistenze esterne ed interne al cambiamento si sono rivelate forti e ben radicate. Forti resistenze anche per rivedere i contratti di servizio, sostituendo i pagamenti a piè di lista, e per ridefinire l’operato effettivo delle società”. Dunque è stata sconfitta la linea di rigore e trasparenza. Palazzo San Giacomo continuerà a riciclare uomini politici o ex assessori che hanno fallito all’appuntamento con le urne, i cosiddetti “trombati”.