Agonia Campania

Agonia Campania. Intervista a Riccardo Realfonzo
di Sonia Oranges

Il Riformista, 15 luglio 2010


Non comanda più nessuno, in Campania. Nessuno che si prenda la responsabilità di elaborare un progetto politico in base al quale amministrare a livello cittadino, provinciale e regionale. E la politica è ridotta a conflitto tra bande, parla a sé stessa, ignorando che il contesto socio-economico è oramai esplosivo: non fa sconti a nessuno Riccardo Realfonzo, direttore del dipartimento di economia politica dell'Università del Sannio, protagonista nel 2009 di una breve quanto conflittuale esperienza da assessore tecnico al bilancio del Comune di Napoli. Conclusasi con dimissioni irrevocabili.

Possibile che nessuno tenga le fila di un territorio così complicato?

È quello che ci domandiamo tutti. Scopriamo che il nuovo governatore, Stefano Caldoro, è stato oggetto di gravi tentativi di aggirare il suo campo d'azione. Vicende ora pubbliche che, si spera, gli consentano di disfarsi di tutti quei personaggi che hanno lavorato per indebolirlo. A cominciare da Nicola Cosentino.

Ma Caldoro, in molti modi, ha fatto intendere che non può agire oltre le sue competenze.

Non ci sono delle buone premesse. Ma per comprendere appieno la situazione, bisogna fare un passo indietro e prendere atto che il contesto socio-economico della Campania è disastroso. Ci si ricorda della Campania solo per gli scandali, ma il fatto è che la brutta esperienza amministrativa del centrosinistra, da un lato, e i tagli dei trasferimenti operati dal Governo, dall’altro, hanno contribuito a mettere in ginocchio l'intera Regione. E la situazione è diventata esplosiva. Oltre a domandarci chi comanda, dobbiamo crederci che cosa dovrebbero gestire gli amministratori. Sarebbe necessaria una sintonia tra il Governatore e il principale partito che l'ha scelto e sostenuto, il Pdl. Invece assistiamo a un aperto conflitto tra Caldoro e Cosentino.

Cosentino si è dimesso da sottosegretario per dedicarsi interamente alla politica in Campania.

Come dicevo, pessime premesse, visto che a un quadro disastrato si affiancano condizioni politiche impraticabili per governare la Regione. I condizionamenti dei partiti sulla Giunta, producono effetti gravissimi. Il caso del centrosinistra lo dimostra. Se nel secondo mandato della giunta Bassolino si è fatto così male, è anche perché quella coalizione era pesantemente condizionata da De Mita da un lato, e da Mastella dall'altro. Mentre per fare le scelte difficili che qualcuno dovrà pur prendere, ci vuole comunione d'intenti, mentre qui sembra di assistere a un conflitto tra bande. È ovvio che, di fronte alle cronache di questi giorni, anche l’intellettualità cittadina che è assai distante dal centrodestra, esprime solidarietà a Caldoro.

E la Provincia?

È silente. Non promuove alcuna azione. Come è noto sono stato assessore tecnico al bilancio nella giunta Jervolino, nel 2009, e mi sono dimesso denunciando gli ostacoli ad una azione di rinnovamento e messa in efficienza delle partecipate comunali. Durante quell'esperienza ho conosciuto il presidente della Provincia, Luigi Cesaro. Posso solamente dire che lui non c'è su troppi temi. Ma sta lì perché le amministrazioni di centrosinistra che si sono succedute in questi anni, hanno fatto tanto male da rendere preferibile, agli occhi dell'elettorato, una destra scarsamente presentabile. Un vero capolavoro.

Il Comune di Napoli è rimasto l'ultima enclave della sinistra. Lì qualcuno comanda?

Al Comune, purtroppo, la Giunta va avanti grazie al consociativismo. Se la destra avesse voluto, avrebbe potuto farla cadere in occasione dell'approvazione del bilancio di previsione. Ma non l'ha fatto perché a Palazzo San Giacomo il potere è amministrato in modo un po' accattone. Pur di conservare le poltrone, si usa ogni strumento, senza dare alcuna risposta alla città, in termini di servizi. È un'agonia. Alla fine del 2008, sembrava che ci fosse un tentativo di cambiare, inserendo alcuni tecnici in Giunta. Ma appena abbiamo provato ad abbattere i costi delle società partecipate dal comune, tagliando i consigli d'amministrazione e scegliendo figure di vertice più qualificate, siamo stati fermati, perché avevamo toccato il sistema che si abbevera a quei rubinetti.

La sinistra ora dovrebbe essere all'opposizione. Ma De Luca, l'avversario di Caldoro nelle urne, è tornato a fare il sindaco di Salerno.

Un tentativo morto sul nascere, quello con de Luca, scelto solo perché era il principale antagonista di Bassolino. La verità è che è finita un'epoca. Il Pd è assolutamente spaccato tra il cosiddetto partito del ex-Governatore che cerca di controllare ancora qualcosa al Comune sperando di trovare un candidato sindaco, e le restanti forze minoritarie incapaci di esprimere un progetto credibile. In queste condizioni, non si fa opposizione.

Altre bande?

Il fatto è che non si vedono idee, né progetti. Solamente la politica troppo presa sé, e il contesto che si degrada quotidianamente.