Tutta la verità sui conti del Comune di Napoli. La due diligence di Realfonzo


Comune di Napoli: spunta la due diligence di Realfonzo

Il documento in possesso del sindaco de Magistris sin dall'agosto 2011

di Paolo Grassi,
Corriere del Mezzogiorno, 13 settebre 2012



Il documento è intitolato «Analisi della situazione economico-finanziaria del Comune di Napoli»; si tratta di una vera e propria due diligence sullo stato dei conti dell'amministrazione. La fa redigere, pochi mesi dopo il suo arrivo a Palazzo San Giacomo, l'ex assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo. La relazione, 24 pagine, è datata 29 agosto 2011 e non è mai stata resa nota. Reca in calce le firme dei dirigenti Gaetana Esposito, Rosaria Rossi, Paola Sabadin, oltre a quella dell'allora capostaff di Realfonzo, Stefano D'Ambrosio. Tre giorni più tardi, il primo settembre, il report viene condiviso anche da un quarto dirigente del Comune. «La presente relazione — c'è scritto in apertura del testo — è stata redatta al fine di verificare: 1) l'equilibrio di bilancio del Comune a manovre invariate. Ciò anche al fine di verificare la capacità dell'Ente di far fronte ai pagamenti essenziali; 2) la capacità di rispettare il patto di stabilità 2011 e negli anni successivi, ed effetti in caso di sforamento; 3) gli effetti di una eventuale procedura di dissesto» (!). Per la precisione, «sono stati messi sotto la lente i dati degli ultimi cinque anni relativi alla gestione degli impegni e degli accertamenti di competenza, alle riscossioni e ai pagamenti riferiti allo stesso periodo» (per il 2011 cifre e percentuali sono aggiornate ad agosto e dunque il riscontro complessivo è frutto di una previsione).
Qual è la situazione fotografata all'agosto dello scorso anno? Per rendersene conto basta scorrere il capitolo dedicato alle proposte di «misure da sottoporre all'amministrazione» al fine di generare liquidità e reperire risorse da destinare a coprire cancellazioni di residui attivi (ossia i crediti non riscossi divenuti «inesigibili»): «innalzamento di tariffe e aliquote; istituzione di eventuali nuovi tributi (es. tassa di soggiorno); incremento dei canoni concessori (ad es. quelli per la gestione dei parcheggi, per la gestione delle pubbliche affissioni, per le occupazioni di suolo pubblico); incremento dei canoni di fitto; lotta all'evasione tributaria ed extra-tributaria; rafforzamento delle iniziative finalizzate alle riscossioni, in particolare delle entrate proprie; reperimento di entrate straordinarie da realizzarsi attraverso, ad esempio, alienazione di asset non startegici e/o comunque di asset facilmente monetizzabili». E ancora: «Al fine di contenere le spese fisse mensili incidenti sulle uscite di cassa, l'amministrazione potrà valutare di intraprendere azioni di ristrutturazione delle aziende, di riorganizzazione del lavoro secondo nuovi modelli e di rivisitazione della logistica».
Alcune di queste proposte si sono nei mesi successivi trasformate in iniziative concrete da parte dell'amministrazione, altre no. Nonostante l'allora assessore Realfonzo le avesse sposate tutte. Anzi, ne avesse sollecitate anche ulteriori tra il giugno precedente — in occasione della redazione del bilancio di previsione 2011 — e l'ottobre seguente, quando in un documento di 40 pagine inviato al sindaco chiariva senza mezze misure la necessità di agire velocemente e incisivamente per risanare i conti del Comune. L'ex titolare del Bilancio, peraltro, aveva sin da subito chiarito — anche pubblicamente, con tanto di interviste — che le due strade da seguire potevano essere la dichiarazione di dissesto o l'adozione di misure radicali per rimettere in equilibrio le casse del Municipio e delle Partecipate.
Nella due diligence, a pagina 13, nel capitolo «cassa», c'è un interessante schema così titolato: «Attualmente l'amministrazione provvede al pagamento mensile delle seguenti spese». Entrando nel dettaglio, ecco alcune voci: «Contratto Asìa per circa 14,2 milioni di euro; contratto Napoli Servizi per circa 3,5 milioni di euro; fitti passivi per circa 1 milione di euro; buoni pasto ai dipendenti per circa 2 milioni di euro; utenze per circa 2 milioni di euro; compensi agli amministratori per circa 1 milione di euro». Non è chiarito, va detto, chi sia compreso nel cosiddetto insieme degli amministratori.