Se de Magistris resta, Napoli nei guai. Intervista a Riccardo Realfonzo










Se il sindaco resta, Napoli nei guai
Intervista a Riccardo Realfonzo
di Simona Brandolini
Corriere del Mezzogiorno, 7 aprile 2013

NAPOLI – In estrema sintesi il ragionamento dell’ex assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo è il seguente: se Luigi de Magistris continuerà ad amministrare Napoli per la città saranno guai seri. E poi: “concordo con Luciano Brancaccio, bisogna preparare subito la sua successione, andando oltre i partiti tradizionali”.

Professor Realfonzo perché è così definitiva la sua critica?
“Perché c’è tanta amarezza nel dovere prendere atto che questa esperienza amministrativa è fallita e le speranze che aveva suscitato sono andate deluse. Ci ho creduto, e come me la parte migliore della Città. Però la rapidità con cui de Magistris ha distrutto la sua credibilità dimostra che lui è una sorta di sindaco per caso”.
Sindaco per caso?
“La sua elezione è scaturita da una concatenazione di eventi maturati con la fine della giunta Iervolino e la crisi dei partiti. Ma è ormai chiaro che lui non ha la caratura del sindaco. Ha dimostrato di non avere la cultura amministrativa per governare una città complessa come Napoli, né le qualità politiche, né quelle caratteriali”.
Cosa intende per mancanza di cultura amministrativa? Può fare degli esempi?
“Cultura amministrativa significa impegnarsi a fare il meglio possibile nel quadro delle leggi e nei vincoli della politica economica nazionale. Piacciano o no. Come cittadini possiamo criticare quanto vogliamo, ma il sindaco non può trascinare una grande Città in contenziosi politici con il governo o teorizzare la disapplicazione delle norme in base a proprie letture della Costituzione. Più di una volta de Magistris ha sostenuto che il debito del Comune dovesse essere ripudiato. Per non parlare delle delibere rivoluzionarie, che hanno tanto fatto ridere sui social network. È rivoluzionario fare assunzioni in violazione delle norme sulla spesa del personale? Cultura amministrativa significa anche conoscere la macchina comunale e rispettare le competenze che sono al suo interno”.
Lei parla anche di mancanza di qualità politiche.
“Guardi, io credo che il sindaco di una grande città debba svegliarsi la mattina e pensare esclusivamente a come renderla più efficiente, produttiva e a misura d’uomo. Non certo usare il suo ruolo per tentare scalate politiche nazionali. Napoli ha bisogno e merita un sindaco in servizio permanente”.
Quali sono, infine, i limiti caratteriali di de Magistris?
“Assenza di disponibilità all’ascolto, incapacità di valorizzare le competenze e di fare squadra, indisponibilità a mettersi in discussione”.
Lei considera conclusa questa esperienza, ma se de Magistris, democraticamente eletto, decidesse di non mollare cosa succederebbe?
“Sarebbe un vero guaio per Napoli. Dobbiamo sperare che ciò non si verifichi e che lui decida dignitosamente di dimettersi. In alternativa, dobbiamo augurarci che i consiglieri di maggioranza si assumano fino in fondo le loro responsabilità, sfiduciandolo. Dovrebbero comprendere che continuare a tenere in vita questa amministrazione è un male per la città. E in ogni caso, guardi, credo che de Magistris dovrebbe fare bene i suoi conti. Le manifestazioni di questi giorni dimostrano che il sindaco rischia che una lunga agonia la città non gliela consenta, che si arrivi a dimissioni a furor di popolo”.
Ma perché lei afferma che altri tre anni di de Magistris sarebbero un guaio?
“Soprattutto perché il Comune di Napoli è sostanzialmente al dissesto e per rilanciare l’economia cittadina servivano una serie di incisive riforme della macchina comunale e delle società partecipate che io avevo indicato nel programma elettorale e in una serie di documenti. Quel poco che è stato fatto o che è in corso, lo rivendico, ma lui ha bloccato quella azione riformatrice”.
Ma c’è un piano di riequilibrio per accedere ai fondi nazionali della legge Salva comuni.
“Certo, ma questo piano non contiene alcuna riforma. Nulla che possa farci sperare in maggiore efficienza, miglioramento dei servizi, taglio degli sprechi e capacità di superare la crisi di liquidità che è figlia principalmente della incapacità di riscossione del Comune. Le uniche certezze di questo piano fatto redigere da de Magistris, che fa acqua da tutte le parti, sono l’aumento dell’Imu, che arriverà al massimo anche sulla prima casa; l’aumento al massimo dell’addizionale Irpef; gli ulteriori aumenti della tassa sui rifiuti; l’aumento della Cosap del  50 per cento. Per non parlare delle tariffe degli asili nidi, che dovrebbero essere triplicate, e delle mense scolastiche. In più ci sono i tagli ai servizi pubblici locali e al sociale. Questa manovra pesantissima in assenza delle riforme cui accennavo è del tutto inutile. Serve solo a tenere in vita questa amministrazione e rappresenta una gravissima cappa sullo sviluppo della città. Se de Magistris resta, Napoli si ferma del tutto”.
De Magistris nelle ultime ore sta però dando segnali di apertura alle altre forze del centrosinistra. Se il Pd per esempio decidesse di entrare in giunta e il sindaco cambiasse l’esecutivo non sarebbe un’inversione di marcia sufficiente?
“No. Francamente no. I partiti in città arrancano e hanno serie difficoltà a comprendere e rappresentare le esigenze dei cittadini. Forze politiche che puntano a recuperare credibilità non possono certo permettersi di dare una mano a una amministrazione morente, sarebbe una operazione miope e suicida. Un pastrocchio che nessuno comprenderebbe, una pagina di vecchia politica fuori tempo massimo”.
Come capita spesso ai più smemorati, qualcuno già dice quasi quasi ci viene da rimpiangere la Iervolino. Lei è stato assessore anche in quella giunta. Anche lei la rimpiange?
“Dal punto di vista dei tratti umani concordo, ma non credo che Napoli possa rimpiangere quel passato perché molti dei problemi attuali nascono allora. Dobbiamo guardare avanti e sperare in questo civismo ritrovato. Le manifestazioni di questi giorni dimostrano che a Napoli c’è un’inattesa tenuta sociale, che c’è un risveglio di pezzi di città che nel passato sono stati colpevolmente silenti. Quando mi dimisi dalla giunta Iervolino inizialmente mi sentii solo. Poi scrissi il libro “Robin Hood” e intorno a me si costruì una rete che ha contribuito ad eleggere de Magistris. Oggi c’è un rinnovato civismo che sfrutta i social network, si autoconvoca. Prima c’era solo l’Assise di Palazzo Marigliano, oggi c’è un proliferare di associazioni e movimenti. Dobbiamo lavorare su questo, mettere in rete queste esperienze, trasformarle da protesta in proposta, per costruire un futuro per la città”.
L’ha mai più sentito o incontrato de Magistris?
“No. Che io sappia, le ultime parole che il sindaco ha rivolto nei miei riguardi erano minacce di querela per l’intervista critica che rilasciai al Fatto Quotidiano. E le confesso che non ci tengo proprio a incontrarlo”.