di Riccardo Realfonzo
Il Corriere del Mezzogiorno, 19 novembre 2013
C’è
una timida speranza che il voto dei giorni scorsi sulla mozione di sfiducia
contro l’amministrazione de Magistris, con particolare riferimento ai temi
dell’ambiente, possa aprire una nuova pagina politica a Napoli.
Sappiamo
che l’esperienza politico-amministrativa di de Magistris è fallita e che il
sindaco ha smarrito da tempo quasi tutto il suo consenso. La sua maggioranza,
inizialmente solidissima, è ormai risicata, e resiste in un Consiglio Comunale dal
clima troppo spesso torbido, grazie al sostegno di qualche transfugo del
centro-destra. Molti si interrogano se l’esperienza de Magistris possa
effettivamente durare sino al termine naturale dei cinque anni. Difficile a
dirsi. Certo, per molti aspetti, sembra di assistere al decadimento della parte
finale del decennio iervoliniano – con un Consiglio politicamente delegittimato
a rappresentare i cittadini – che in ogni caso non impedì alla Iervolino di portare
a termine il mandato.
Sino
a ieri, l’unica nota positiva in Consiglio Comunale era rappresentata dalla
pattuglia dei tre di Ricostruzione Democratica: Gennaro Esposito, Carlo
Iannello e Simona Molisso. Eletti nelle liste che sostenevano il Sindaco e rappresentanti
di una parte di quella società civile che aveva scommesso sull’ex magistrato, i
tre hanno dovuto prenderne le distanze e passare all’opposizione oltre un anno
fa, non appena apparve evidente che de Magistris rinnegava il suo stesso
programma elettorale e voltava le spalle ai tanti che avevano creduto in una “rivoluzione”
della buona amministrazione.
Sino
a ieri, il Pd aveva tenuto un atteggiamento ambiguo su de Magistris e la sua
giunta. I consiglieri del Pd avevano sostenuto provvedimenti discutibili e
soccorso ripetutamente il sindaco. Il Pd aveva anche avviato le procedure per
un referendum sull’operato dell’amministrazione dai contorni poco chiari, poi
naufragato. Ebbene, con la mozione di sfiducia presentata dal gruppo di
Ricostruzione Democratica c’è stata finalmente una svolta. Di fronte al bivio
se votare o meno la sfiducia, il neoeletto segretario cittadino del Pd,
Venanzio Carpentieri, ha trovato la forza per fare passare una linea di chiara
opposizione al Sindaco. E, tra qualche mugugno, il Pd ha votato compatto la
sfiducia. La mozione naturalmente non è passata, ma ha raggiunto il suo reale
obiettivo: portare una ventata di trasparenza e di responsabilità politica che
fa bene al Consiglio Comunale e fa bene al Pd.
Certo,
bisognerà vedere se il Pd sarà capace di mantenere questa linea netta, se i
consiglieri la porteranno avanti con trasparenza, se le mille correnti del Pd
non la ostacoleranno, se anche dopo l’8 dicembre non interverranno da Roma
indicazioni per un qualche mutamento di rotta. Chi non dimentica le gravi
responsabilità del Pd partenopeo – dalla cattiva amministrazione del recente
passato ai pasticci delle primarie per il Comune – non può che avere
perplessità a riguardo. Ma, al tempo stesso, non può non sperare che il
passaggio sia gravido di conseguenze positive.
Dal
canto suo, quella fetta di società civile che si era schierata con de Magistris
– ancora vigile e impegnata, benché attonita e disarticolata per la delusione –
dovrebbe fare attenzione a non ripetere gli errori del passato. Mi riferisco
naturalmente ad ampi settori del mondo del lavoro e dell’associazionismo, alla
residua parte di borghesia cittadina illuminata, alle ampie forze intellettuali
come – ma certo non solo – le Assise di Palazzo Marigliano, alla cittadinanza
attiva e consapevole. Ebbene, questo nucleo avanzato di società civile che nel
passato si è affidato a un solo uomo, de Magistris, nel futuro non dovrà più
firmare cambiali in bianco. Bisognerà costruire – anche se ciò costerà grande
fatica – un percorso politico-organizzativo per selezionare una nuova classe
amministrativa che possa garantire l'attuazione del programma elettorale; un
percorso che non potrà restare indifferente alla vicenda del Pd.
Il
voto sulla mozione lascia intravedere per la prima volta uno spazio possibile
di confronto programmatico nello schieramento progressista tra esponenti della
società civile, cominciando da Ricostruzione Democratica, e lo stesso Pd, che
dovrà necessariamente coinvolgere le altre forze di sinistra che dentro e fuori
il Consiglio Comunale intendono senza ambiguità lavorare seriamente alla
costruzione di una prospettiva democratica per la Napoli del dopo-de Magistris.
Una pagina nuova si aprirebbe davvero se anche il Pd, in un rigoroso slancio di
rinnovamento, facesse tesoro dell’esperienza del recente passato e si aprisse
davvero alla nuova soggettività sociale cresciuta in questi ultimi anni.
Qualcuno scommette sul fatto che il Pd sarà in grado di raccogliere questa
sfida?