Atene e il Sud
Un comune destino per la Grecia e gli altri Mezzogiorni
di Riccardo Realfonzo
Corriere del Mezzogiorno, 27 gennaio 2014
Il successo elettorale della proposta antiausterity di Syriza in Grecia era per molti aspetti prevedibile. D’altronde, come quasi tutti i media del mondo hanno evidenziato, la gestione della crisi del debito greco da parte della Troika è stata un clamoroso fallimento. Mi riferisco alla situazione in cui la Grecia si trovò nel 2010 - con un debito pubblico declassato a “spazzatura” - e agli aiuti erogati solo in cambio di radicali tagli della spesa pubblica. Ai perplessi cittadini greci la Commissione Europea e il FMI spiegavano che quelle sforbiciate sarebbero stati salutari, che già nel 2012 il Paese avrebbe ricominciato a crescere e la disoccupazione si sarebbe ridotta. Raramente si sono viste previsioni più errate e per questo il New York Times titolava che la pazienza greca con gli inganni dell’austerità era finita. Da quando gli “aiuti” sono stati varati, infatti, il valore della produzione nazionale greca è precipitato di un buon 20% e la disoccupazione è più che raddoppiata, coinvolgendo ormai circa il 30% della popolazione attiva. Lo stesso FMI non ha potuto fare a meno di ammettere i suoi errori e in un rapporto “strictly confidential” svelato dal Wall Strett Journal, è emerso che gli interventi sono risultati anche tardivi per il fatto che alcuni Paesi hanno voluto dare alle proprie banche il tempo di vendere i titoli di Stato greci. E dire che la Grecia, in cambio degli aiuti, ha tagliato drasticamente la spesa pubblica, dimezzando ad esempio le risorse per la sanità. Con effetti sociali drammatici, a detta di The Lancet, secondo cui a quei tagli andrebbe addirittura attribuito il raddoppio della mortalità infantile registrata in Grecia.
Ciò che si è verificato in Grecia ci riguarda da vicino, considerato che l’austerità si è abbattuta in tutti i Mezzogiorni d’Europa, anche nel nostro Paese e in misura del tutto particolare al Sud. Con tagli molto ampi, se si pensa che ad esempio la spesa pubblica in infrastrutture nel Mezzogiorno è oggi solo un quinto di quanto si registrava in media negli anni ’70. E con effetti gravissimi, dal momento che nel Sud il tasso di disoccupazione reale è sui livelli greci e così anche i salari medi (dati Svimez). Certo, è difficile prevedere quali saranno gli effetti delle elezioni greche: se quella domanda di una Europa più redistributiva e inclusiva metterà in crisi l’impostazione germanica delle politiche europee o se finirà per catapultare la Grecia fuori dall’euro. Ma non è azzardato prevedere che il futuro imminente del nostro Mezzogiorno dipenderà ben più dagli effetti del voto greco che non dalle elezioni regionali che si terranno in primavera.