di Riccardo Sorrentino
Il Sole 24 Ore, 2 ottobre 2018
Il Sole 24 Ore, commentando il dibattito, scrive:
Per i politici, tutti, il discorso è molto semplice. Vivono una cultura - molto comoda perché invita a non chiedersi, di fronte a una misura fiscale: “Quanto costa?” - in cui aumentare il deficit significa comunque stimolare la crescita: un’impostazione detta keynesiana ma in realtà legata al nome dell’economista svedese Gunnar Myrdal e poi sviluppata da diverse correnti eterodosse postkeynesiane. In questa prospettiva, per esempio, Riccardo Realfonzo su economiaepolitica.it ha salutato la manovra («al netto delle perplessità sulla qualità») registrando «il tentativo di una soluzione di discontinuità con l’austerity del passato». Dove austerity significa anche la riduzione del disavanzo degli anni passati, in gran parte legata però alla riduzione della spese per interesse determinato dal quantitative easing della Bce e quindi non restrittiva.