Cozzolino non è votabile

Cozzolino non è votabile.
L'esito delle primarie a Napoli e il rischio di una nuova stagione laurina

di Riccardo Realfonzo

Corriere del Mezzogiorno, 25 gennaio 2011

Caro Direttore,
sin dall’estate scorsa, proprio a partire dalle colonne del suo giornale, avevo a più riprese evocato il rischio che le primarie degenerassero in una farsa. In particolare, mi preoccupava che in mancanza di una autocritica condivisa sull’esperienza amministrativa che il centrosinistra ha condotto a Napoli e in Campania, e in assenza di conseguenti atti di responsabilità dei partiti, le forze che hanno spadroneggiato in questi anni utilizzassero gli ultimi scampoli di potere per sostenere un candidato a loro organico, azzerando ogni possibilità di rinnovamento. Purtroppo, le cose sono andate proprio così e quei rischi sono divenuti realtà. Con gravi responsabilità delle segreterie nazionali e locali del Pd che, pur comprendendo la necessità del cambiamento, si sono dimostrate impotenti nel governare le dinamiche del partito, respingere la moltiplicazione delle candidature e fare muro intorno all’unico candidato democratico autorevole e innovativo, Umberto Ranieri.
L’affermazione di Cozzolino si presenta così come il colpo di coda di quel sistema di interessi affaristici e pseudo-clientelari a cui recentemente non è restato che annidarsi intorno all’amministrazione di Palazzo San Giacomo, dopo le sconfitte elettorali in Provincia e in Regione. Un sistema aggressivo e pervasivo, contro il quale ho provato a battermi nell’anno trascorso all’assessorato al bilancio del Comune, e che probabilmente - come molti denunciano in queste ore - ha fatto ricorso a un bel po’ di colpi bassi per sostenere il suo candidato alle primarie.
Il quadro che ora era viene delineandosi è dei più foschi. Nel caso di una vittoria di Cozzolino alle comunali di primavera, con buone probabilità il bassolinismo finirebbe per sfociare in una sorta di nuovo laurismo. Un “partito” trasversale della rendita e degli affari, che vedrebbe alleata la borghesia degli appalti e dei subappalti, delle consulenze e delle società partecipate, con la parte parassitaria del sottoproletariato. Un laurismo che questa volta non si radicherebbe in un partito monarchico, di destra, ma in un partito di centrosinistra. Qualcuno forse dimentica che Lauro riportò a Palazzo San Giacomo il vecchio federale del periodo fascista e con lui si alternò alla guida della città?
Uno scenario drammatico, necessariamente da evitare. Certo, sarebbe positivo se la macchina organizzativa delle primarie riconoscesse le sue falle, appurasse la presenza di eventuali brogli e in tal caso annullasse le primarie, o ne rimettesse in discussione l’esito. Una eventualità che sembra però improbabile. E allora, a meno di novità da questo fronte, non resta da attendere che il candidato Cozzolino cada alle elezioni di primavera per mano dell’astensionismo del mondo progressista partenopeo. D’altra parte, Cozzolino non può essere votato da tutti quanti comprendono l’urgenza di una radicale discontinuità. E poi non ci vuole tanta onestà intellettuale per riconoscere che l’alternanza nel governo cittadino può essere il male minore, il più basso prezzo da pagare per vedere risorgere dalle sue ceneri un centrosinistra degno e capace, e finalmente con esso la possibilità di un governo di riforme e sviluppo per Napoli. Certo, sarebbe meglio trovare una alternativa subito. Sarebbe meglio che la parte progressista della Città riuscisse a trovare la forza di reagire e ci regalasse la speranza di un altro candidato, che puntasse a marcare - senza se e senza ma - una discontinuità di programmi e di uomini rispetto agli anni di Bassolino e Iervolino. Si tratta di una speranza evanescente, appesa al filo sottilissimo della coscienza civile e politica dei nostri concittadini. Che però il meccanismo elettorale delle comunali, con il doppio turno, potrebbe tenere ancora aperta.