Pregi e limiti di "Robin Hood"

Pregi e limiti di "Robin Hood"
di Raffaele Tecce*
Il Corriere del Mezzogiorno, 18 gennaio 2011

Se il libro di Robin Hood chiama all’appello la Napoli migliore per lasciar viva la speranza di un riscatto, sento la necessità e il diritto di offrire il mio contributo politico, apprezzando lo scritto coraggioso e lucido di Riccardo Realfonzo.
Cosa esplicita, in particolare, il libro di Realfonzo? Una modalità cinica ed indifferente nella gestione della cosa pubblica.
Perchè e quando questa esperienza delle giunte democratiche e di sinistra a Napoli, iniziata con vero entusiasmo popolare dopo la vittoria di Bassolino nel 93, cui anche il mio partito diede apporto e contributi, è, nel tempo, regredita fino a creare degrado, illegalità ed assenza di prospettive di sviluppo,di vivibilità e di futuro per i giovani napoletani?
La mia opinione è che, ad un certo punto,e segnatamente a partire dalla fine del 1998, quando Bassolino accettò il “doppio incarico“ nel Governo D'Alema, si imposero sempre più in città grandi interessi - speculativi edilizi e finanziari, professionali eccetera - che vennero premiati attraverso accordi urbanistici derogatori del piano regolatore, presenza nei consigli di amministrazione delle partecipate, consulenze e dirigenze esterne ed un modo di governare sempre più discrezionale e, di fatto, subalterno ad interessi affaristici e clientelari.
Le pagine di Riccardo, sotto una apparente ironia, delineano con lucidità come nelle stesse ore in cui si simulava un ritorno alle sudate carte e allo studio da parte di Cardillo, si provvedeva ad assicurarne l’assunzione a tempo indeterminato a Stoà, nelle stesse ore in cui Nugnes veniva a mancare ai suoi figli, si organizzava il sistema per tirare fuori il Sindaco dagli scandali che si stavano preparando sul fronte giudiziario, e nelle stesse ore, si riorganizzava la “macchina comunale” in funzione di un asservimento totale e silenzioso alla realpolitik.
Peraltro l’unica vera preoccupazione che ha reso più difficile la battaglia di chi chiedeva rigore nel pubblico per la difesa del pubblico - di Realfonzo e nostra - era ed è quella non già di conservare poltrone ma di evitare di compiere atti che,seppur indirettamente, aiutassero il passaggio della città nelle mani della destra.
Il problema non è, però, quello di un sindaco che riesce a far “apparire del tutto marginale qualsiasi difficoltà, a scaricare su altri la responsabilità, ad apparire financo debole e ignara...”. Per questo basterebbe cambiare le persone, invocare la legalità, oppure proporre qualche delibera modificativa o qualche “nome” meno compromesso con la gestione clientelare. Vorrei tanto che fosse così. Il fatto vero è che a Napoli, o forse in genere, nel Meridione, si è andati oltre e se si vuole il riscatto serve qualcosa in più della “chiamata” degli onesti, dei sassi nello stagno, dei manifesti programmatici come dice Realfonzo o dell’intervento della magistratura da molti invocato.
Oltre alla riflessione puntuale ed attenta di Realfonzo bisogna oggi intendersi sulla azione riformatrice ispirata a principi ed istanze di carattere collettivo e generale.
Il piano regolatore generale di Vezio De Lucia oltre ad essere caratterizzato da una visione pubblicistica e di tutela del paesaggio e dell’ambiente, era caratterizzato da un assetto normativo piuttosto rigido e certamente non improntato a culture derogatorie: fin da subito venne stravolto con l'operazione Risanamento e dal cattivo utilizzo dei 350 miliardi destinati all'Edilizia pubblica.
Naplest, Bagnoli futura Spa che chiede di aumentare la quota di edilizia residenziale alterando la previsione di equilibrio con ambiente e attività produttive, l’urbanistica degli accordi di programma in deroga, il cedimento totale a tutte le esigenze dei privati allora rappresentati dalla Mededil ed oggi da Agorà6, la mancata bonifica e la conservazione della colmata erano già tutti elementi facilmente prevedibili ed indicano un modo errato di gestire la città e il territorio.
Se si vuole avviare un sistema nuovo di governo democratico e di sinistra della città bisogna partire da queste consapevolezze, da queste verità e non limitarsi a sperare in una momentanea “debolezza” della politica, ma costruire una modalità di gestione della città, con i suoi punti di forza e le sue criticità, totalmente e profondamente diversa : una gestione che parta dai bisogni dei giovani, dei cittadini, del popolo e cerchi modelli e soluzioni funzionali non ai titolari del potere ma agli abitanti della città, con le loro esigenze di salute, civiltà, sviluppo, crescita economica e culturale.

*Responsabile nazionale enti locali di Rifondazione Comunista