di Titti Beneduce
Corriere del Mezzogiorno, 8 marzo 2018
Nel 2011, quando
era assessore, lei propose di dichiarare il dissesto per evitare conseguenze più
pesanti per la città. La sua linea non passò. Crede che se la sua proposta
fosse stata accolta oggi Napoli sarebbe fuori dal guado?
Inizialmente, nel 2011 illustrai al Sindaco con dovizia la
condizione grave in cui versava il Comune. Chiarii che o si introducevano
riforme incisive, che pure proposi nel dettaglio, o sarebbe scattato il
dissesto. Fu fatto poco o nulla, nonostante le insistenze mie e di altri assessori.
Il mio ultimo atto da assessore fu ordinare una ricognizione dei conti che
portò nell’autunno 2012 a quantificare un buco di bilancio di 850 milioni. A
quel punto il Comune era di fatto in dissesto. Sarebbe stato doveroso
dichiararlo subito, per evitare aumenti continui di tasse e tariffe, lo
stillicidio di pratiche contabili a dir poco discutibili, l’azzeramento dei
servizi pubblici locali cui abbiamo assistito, a cominciare dai trasporti.
D’altronde, la mancata dichiarazione di dissesto ha fatto ampliare il buco di
bilancio, che a fine 2016 ha superato i due miliardi e mezzo.
Cosa pensa di
questa sentenza delle Sezioni Riunite?
Non conosciamo ancora il dispositivo di questa sentenza. Ciò che
è chiaro è che essa dà ragione alla Sezione Campana della Corte dei Conti, la
quale nell’ottobre scorso aveva emesso una delibera pesantissima che metteva a
nudo la verità dei conti e smascherava talune procedure contabili del Comune. In
particolare, la sentenza con cui le Sezioni Riunite condannano il Comune riguardano
i debiti fuori bilancio maturati nel 2016. Si tratta di oltre 250 milioni di debiti
che, a differenza di ciò che prevede la legge, non sono stati coperti da
opportuno stanziamento in quell’anno ma ignorati, trasferiti al futuro,
ampliando la capacità di spesa e violando – scrive la Corte – le norme sulla
verifica degli equilibri.
Ma è vero che si
trattava di debiti del passato?
In parte, come nel caso del famoso debito verso il Consorzio
Cr8. Ma per oltre cento milioni quei debiti si erano formati nel corso
dell’ultimo periodo. E comunque le norme di tutto il mondo prevedono che vecchi
o nuovi che siano, piaccia o meno, i debiti non possono essere ignorati.
Quali sono le
conseguenze di questa sentenza?
Gli effetti sicuri della sentenza sono il taglio dei
trasferimenti al Comune di Napoli per un importo pari allo sforamento
quantificato dalla Corte; il blocco delle assunzioni programmate; il blocco
degli investimenti. La delibera della Corte dei Conti campana dell’ottobre
scorso arrivava poi a ipotizzare responsabilità personali degli amministratori
in carica “consistenti – sono parole della Corte – nell’avere deliberatamente
conseguito il rispetto del saldo obiettivo dissimulando il suo sforamento” e
rinviando con ciò alla Procura. Di certo
vi dovrebbe essere il taglio del 30% delle loro indennità. Vedremo se ci
saranno azioni di danno erariale. L’individuazione di altre eventuali più gravi
responsabilità spetta ovviamente alle autorità competenti.
Ma il taglio dei
trasferimenti può portare alla dichiarazione formale di dissesto?
Non conosciamo ancora l’entità del taglio. Se fosse molto ampio,
come è possibile ipotizzare, esso avrà un impatto pesante sui disastrati conti
del Comune creando gravissime difficoltà nel deliberare il bilancio di
previsione a fine mese, portando al limite al dissesto. Ma forse vi è un’altra maggiore
insidia.
A cosa si riferisce?
Vede, la Sezione campana della Corte dei Conti ha una conoscenza
tecnica molto approfondita dello stato dei conti del Comune. E per questo già
nel 2013 aveva bocciato il Piano di Riequilibrio e chiesto lo stato di
dissesto. Ma a quell’epoca le Sezioni romane, sorprendentemente, ribaltarono la
decisione. Oggi, invece, Roma dà ragione alla Corte campana. Ebbene, chiunque
abbia letto la delibera 140 dell’ottobre scorso, sa bene che la Corte campana
non solo ha messo a nudo lo stato fallimentare dei conti del Comune ma ha anche
sollevato pesanti perplessità sul piano della legalità e della trasparenza dei
conti. In primavera questa stessa Corte dei Conti campana dovrà approvare il
nuovo Piano di Riequilibrio deliberato dalla Giunta comunale il mese scorso. Mi
domando: lo approverà?