Il caos della tassa Napoli l'abolisce, Bari e Bologna no

Ecco finalmente in basso un buon articolo in cui si chiarisce la posizione del Comune di Napoli in merito all'obbligo di incremento della tassa sui rifiuti (Tarsu) nel 2009 e il futuro passaggio da tassa a tariffa.


Il caos della tassa Napoli l'abolisce, Bari e Bologna no
di Antonella Baccaro

Corriere della Sera, 2 giugno 2009

Odiatissima Tarsu. La tassa sui rifiuti solidi urbani, che ha incendiato gli animi di Palermo, ha compiuto 16 anni ma non pare neanche quest'anno destinata a finire in cantina. La facoltà data ai comuni di passare alla Tia (tariffa integrata ambientale), se entro il 30 giugno il ministero dell'Ambiente non avrà emanato il proprio regolamento sulla tariffa, non sembra entusiasmare le amministrazioni locali. Lo spiega bene l'assessore al Decoro urbano di Milano, Maurizio Cadeo: “Non mi pare il momento di cambiare. Con la crisi attuale ci conviene aspettare per tutelare la gente che reagirebbe male al passaggio al sistema a tariffa”.
Ma perchè la Tia dovrebbe aumentare la pressione sui contribuenti? La risposta sta nella sua struttura: una delle differenze tra la Tarsu e la Tia è che mentre nella prima non c'è l'obbligo della copertura integrale dei costi del servizio, essendo sufficiente che il Comune ne assicuri il pagamento al 50%, nella Tia invece questo obbligo c'è. In pratica sui contribuenti vengono fatti pesare “in toto” i costi dell'organizzazione del servizio, come le quote di ammortamento degli impianti, i costi dello spazzamento delle strade e persino le spese di amministrazione, come gli stipendi del personale d'ufficio, i contenziosi, le perdite finanziarie.
Alla fine il conto da pagare presentato dalla società che gestisce i rifiuti finisce per essere più elevato di quello della Tarsu. Sarà per questo che in due dei Comuni che andranno a elezione nel prossimo fine settimana, Bari e Bologna, di passaggio alla Tia se ne parla con molta cautela: “Ci stiamo lavorando - dice l'assessore al Bilancio del Comune di Bari, Gianni Giannini - : faremo in modo di essere pronti alla scadenza prevista. Noi... o chi verrà dopo di noi”. Quanto al Municipio guidato da Sergio Cofferati, il discorso langue. Ne sa qualcosa la società che gestisce la raccolta dei rifiuti di Bologna, la Hera, che da tempo reclama che si passi alla Tia come è stato già fatto in altri Comuni, come Modena, Rimini e Riccione.
A Napoli, dove l'emergenza rifiuti è ancora molto sentita, il Comune si dice pronto al passaggio alla tariffa per questioni di equità e redistribuzione. “Per forza – spiega l'assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo – nei Comuni campani una legge varata dal governo Prodi nel 2007, sospesa nel 2008, ma adesso tornata in vigore, impone la copertura al 100% del costo dei servizi”, proprio come sarebbe se ci fosse già la Tia. Per questo il Comune, un ventina di giorni fa, ha dovuto mettere in bilancio un aumento degli introiti della tassazione sui rifiuti pari al 60%. “Un'operazione discutibile – dice Realfonzo – perchè l'emergenza rifiuti non è conclusa, perchè c'è la crisi e perchè il sistema della Tarsu è iniquo”. Di qui la decisione di passare alla Tia: “La tariffa - continua l'assessore -, a differenza della tassa, tiene conto non solo della metratura dell'abitazione, ma anche del numero dei componenti del nucleo familiare. A questo noi vorremmo aggiungere criteri come la localizzazione della casa, la capacità contributiva del soggetto e la presenza d'impianti di trattamento dei rifiuti nel quartiere”. Intanto, per sedare la prevedibile ribellione popolare, sono stati aumentati i rimborsi per le famiglie meno agiate.
L'unica grande città che è già passata alla tariffa dal 2003 è Roma dove esiste la Ta.Ri., commisurata alla metratura dell'abitazione e al numero di occupanti, direttamente gestita dall'azienda comunale Ama. Ma anche per il sistema applicato nella Capitale ci saranno cambiamenti se e quando il ministero dell'Ambiente adotterà il regolamento sulla nuova tariffa.
Intanto a Palermo proprio la decisione del Comune di aumentare la Tarsu del 35% per ripianare i conti dell'azienda comunale Amia, ha fatto scoppiare la protesta. Non senza qualche ragione: un altro aumento, pari al 75%, era stato varato tre anni fa. Con il risultato che il 40% dei palermitani non ha pagato un euro.