Referendum in cerca di autore. Guerra all'austerity

Un comitato di economisti e giuristi ha depositato in Cassazione 4 quesiti referendari contro il Fiscal compact. Cosa faranno adesso i partiti? Parla l'economista Realfonzo
di Luciano Capone
Il Foglio, 16 giugno 2014

Dopo essere stato il fulcro delle elezioni Europee, il Fiscal Compact, ovvero il patto di bilancio sottoscritto da 25 paesi dell’Unione Europea, potrebbe presto tornare al centro del dibattito politico italiano. La scorsa settimana sono stati depositati in Cassazione quattro quesiti referendari contro il trattato europeo e le politiche di austerity. Il Comitato promotore è composto da giuristi ed economisti di diversa estrazione politica ma di comune matrice keynesiana, si va dall’ex viceministro dell’Economia del governo Berlusconi Mario Baldassarri all’ex ministro del Lavoro del governo D’Alema Cesare Salvi,  poi economisti come Gustavo Piga (Scelta Europea), Riccardo Realfonzo (una volta vicino a Rifondazione Comunista), giuristi come Paolo De Ioanna e sindacalisti come Danilo Barbi della Cgil.
Naturalmente il referendum non potrà chiedere l’abrogazione diretta del Fiscal compact né del pareggio di bilancio che, in quanto trattato internazionale e norma costituzionale, non possono essere sottoposti a referendum. I quesiti saranno quindi rivolti verso quattro disposizioni della legge n.243 del 2012, che è la norma attuativa del principio costituzionale del pareggio di bilancio. Ovviamente si tratta di un escamotage il cui significato politico è la bocciatura del Fiscal compact e dell’austerità europea da cui derivano vincoli come il pareggio di bilancio, il tetto al 3 per cento del deficit/pil e l’abbattimento in 20 anni del debito pubblico che eccede il 60 per cento del pil.
Secondo i promotori, l’austerità non è la cura della crisi europea, ma una medicina sbagliata che ha prodotto disoccupazione, recessione, aumento del deficit e del debito pubblico. Insomma, nonostante l’elevata spesa pubblica e l’enorme debito pubblico lo Stato italiano non può permettersi di tenere i conti a posto; al contrario dovrebbe spingere sulla spesa e sul deficit per far ripartire l’economia. Di questo ne è convinto il professore ultra-keynesiano Riccardo Realfonzo, direttore della rivista economiaepolitica.it, sulla quale ha appena pubblicato uno studio sul tema del referendum. “Ormai è dimostrato che non c’è compatibilità tra austerità e crescita - dice al Foglio il promotore del Comitato referendario – e se continuiamo a mettere in fila avanzi primari non usciremo dalla palude in cui siamo immersi, anche l’abbattimento del debito non può essere perseguito senza crescita”.
La proposta referendaria, presentata come eterodossa e controcorrente, potrebbe essere in realtà condivisa da tutti i partiti. Durante la campagna elettorale delle europee, infatti, non c’è stata una sola forza politica dal M5S alla Lega, da FI a Sel fino allo stesso Pd che abbia difeso il Fiscal compact. La strada per i referendari dovrebbe essere quindi in discesa: “Abbiamo costituito un comitato eterogeneo proprio per cercare di ottenere il supporto più ampio possibile – continua Realfonzo – e il fatto che l’obiettivo sia condiviso da studiosi di approcci così diversi fa capire quanti danni producano le politiche di austerità”. Il problema è che i partiti che protestano contro l’austerity sono gli stessi che in Parlamento o al governo hanno firmato e recepito il Fiscal compact e i relativi vincoli. La sensazione è che in questi anni ai partiti abbia fatto comodo scaricare le responsabilità delle proprie scelte su Bruxelles e su Angela Merkel, ma ora il referendum potrebbe metterli spalle al muro, o da una parte o dall’altra. “Staremo a vedere se alle parole seguiranno i fatti - prosegue Realfonzo – e siamo curiosi di sapere anche quale sarà la posizione di Renzi sul tema, considerato che inizialmente aveva speso parole molto dure contro l’austerità, ma poi la manovra economica sta dentro i vincoli sul deficit e sul debito”. L’obiettivo più difficile è la raccolta delle 500mila firme, pensate di farcela? “Molto dipende dal sostegno che forze sociali e politiche, al di là delle chiacchiere, vorranno sostenere la battaglia contro l’austerità. Per il momento siamo molto lieti che tra i membri del comitato ci sia un esponente della segreteria della Cgil, Danilo Barbi, e ciò è garanzia dell’impegno del sindacato”.