Gli investimenti del Comune strozzati dal Patto. Una intervista

Questa intervista spero chiarisca che si potrebbe e si dovrebbe andare molto oltre. Ma il governo impone il Patto che strozza gli enti locali...



di Ottavio Lucarelli

Repubblica Napoli, 11 aprile 2009

Aumento di capitali per le società Metronapoli e Napoli servizi, per il Progetto Sirena di consolidamento dei palazzi storici, per impianti sportivi, sicurezza, verde e patrimonio immobiliare. Sono alcuni degli investimenti che Riccardo Realfonzo, assessore alle risorse strategiche del Comune, apposta nel bilancio di previsione 2009 e che potrebbero essere finanziati anche il ricorso alle obbligazioni, i Boc comunali. Assessore Realfonzo, c’è troppo ricorso al debito nella finanziaria comunale?

"Al contrario, di debito nella manovra del Comune ce n’è ben poco. Nel dibattito napoletano non c’è piena consapevolezza della crisi. L’Ocse prevede nel 2009 un calo del 4,3 del Pil italiano e la piccola impresa tradizionale del Mezzogiorno rischia di essere spazzata via. La macroeconomia insegna che in recessione bisogna mettere in campo politiche espansive, che accrescano la spesa pubblica, sostenendo la domanda e le attività produttive. Il contrario di quello che fa il governo nazionale che per di più strozza gli enti locali, tagliando i trasferimenti e imponendo un Patto di stabilità che limita fortemente il ricorso al debito e dunque blocca la spesa per investimenti, con grande contrarietà dell’associazione dei Comuni italiani".

Ma Napoli come reagisce?

"Napoli subisce il taglio dei trasferimenti e i vincoli del patto di stabilità, come tutti i Comuni, tranne qualcuno amico del governo come Roma e Palermo. Nel 2009, nonostante tutto, prevediamo 670 milioni di investimenti. Di questi, la gran parte finanziati con fondi europei e solo 120 milioni con mutui. Sia chiaro: si tratta di importi insufficienti rispetto alle esigenze dell’economia e della società partenopea, ma non possiamo espandere oltre i mutui appunto per i vincoli del Patto di stabilità".

A quali forme di indebitamento si ricorrerà?

"In primo luogo alla Cassa depositi e prestiti. Poi, se non sarà sufficiente, valuteremo il ricorso al credito bancario ed eventualmente al mercato dei capitali, ma sempre in linea con i principi di prudenza e trasparenza che guidano la mia azione. Ma ribadisco: il problema non sta nella modalità di finanziamento ma semmai nella scarsità di investimenti. E chi come noi ha a cuore il rilancio dell’economia cittadina non può che esprimersi criticamente rispetto alla politica restrittiva del governo".