Misurarsi con la crisi

Ho molto apprezzato questo articolo del segretario generale della Fiom-CGIL di Napoli, Massimo Brancato. E' un invito a partire dal bilancio di previsione del Comune di Napoli per sviluppare una riflessione seria sul rilancio dello sviluppo, al di là di slogan e strumentalizzazioni elettoralistiche. Ce ne sarebbe davvero bisogno. Occorrerebbe riprendere il filo del ragionamento sulla qualità della spesa e tornare a interrogarsi sulle politiche industriali.


"Misurarsi con la crisi e non con le elezioni"

Repubblica Napoli, 9 aprile 2009

di Massimo Brancato


Per la città di Napoli le prossime settimane saranno segnate, sul piano politico, dal dibattito intorno alla manovra di bilancio approntata dall’Assessore Realfonzo e approvata dalla Giunta. Dico dal dibattito che si svilupperà, prima che dall’esito del voto in Consiglio, perché è sul piano della discussione e delle posizioni espresse che si misureranno gli obiettivi delle forze politiche (e dell’insieme di quelle sociali ed associative) le quali sono chiamate a misurarsi con una crisi di tali proporzioni da imporre a tutti l’obbligo di esplicitare quale disegno strategico si intende perseguire, nell’interesse prioritario di chi e per fare che cosa.

I vincoli con cui questa manovra deve fare i conti sono stati chiariti proprio da Realfonzo nelle settimane scorse: un deficit importante (nei numeri e per la sua articolazione); l’ulteriore taglio dei trasferimenti agli Enti Locali deciso dal Governo; le inefficienze che incidono pesantemente sulle entrate e, di conseguenza, sulla cronologia dei pagamenti. Di qui, la necessità di operare scelte difficili e di predisporre interventi strutturali capaci di rimettere in ordine il conto economico e, al contempo, di indicare quale modello di governo si intende realizzare.

La crisi economica generale si abbatte su Napoli, con tutta la sua virulenza, in un frangente caratterizzato dall’oggettiva debolezza del quadro politico – istituzionale. Aggiungo che questa condizione è figlia di un progressivo deteriorarsi della partecipazione democratica intorno alla sorti della città, di un rinculare in particolarismi a volte livorosi che hanno indebolito invece di rafforzare lo spirito civico necessario in momenti del genere. E’ questo un problema che riguarda tutti, ovunque collocati, e rappresenta il vero piombo nelle ali della recente vicenda politico-sociale della città.

Allora, la manovra in discussione può rappresentare una occasione da non farsi sfuggire per rilanciare un dibattito diffuso sulla città che abbia al centro la ridefinizione del concetto stesso di interesse generale, partendo dalle condizioni date e per fare scelte che indichino direzioni di marcia e discriminanti fondamentali. Scegliere, come ha indicato Realfonzo, di non svendere i servizi pubblici essenziali, a partire dall’acqua; di sostenere lo sviluppo con progetti mirati all’ammodernamento delle tecnologie; di combattere le disuguaglianze sociali (il punto più esplicitamente critico dell’oggi ); di connettere efficienza e legalità nell’azione amministrativa, fondando sull’etica della responsabilità tutti gli interventi di riforma necessari, mi sembrano vincoli che con chiarezza compongono una strategia assolutamente condivisibile.

E’ per queste ragioni, sommariamente esposte, che ritengo di grande importanza l’attivazione da parte del Sindaco e della Giunta del tavolo di confronto anticrisi proposto dai segretari napoletani di Cgil, Cisl e Uil. Credo che inevitabilmente tale confronto dovrà partire dalla realtà, per come si presenta e per come evolverà. Penso alle aziende metalmeccaniche, numerose, insediate nel nostro comune; ai diversi progetti di rafforzamento e rilancio, già previsti per una parte di esse, che devono essere realizzati rapidamente (emblematico, da questo punto di osservazione, il destino dell’area orientale che può concretamente candidarsi a nuova frontiera dell’innovazione tecnologica applicata alle diverse attività già presenti, dall’aerospazio, al ferroviario, all’elettrodomestico); alla necessità di ripensare lo stesso utilizzo dei finanziamenti europei per meglio rispondere alle accelerazioni determinate nella dinamica socio - economica dalla crisi.

Insomma, nella durezza del momento dobbiamo tutti scegliere se piangerci addosso, se guardare alla realtà attraverso la lente delle prossime scadenze elettorali ( e di tutto ciò che si muove intorno); oppure se assumiamo nelle nostre mani, responsabilmente, i nodi che la crisi ci consegna per riattivare un ampio circuito democratico, fatto di coinvolgimento, idee, azioni concrete, pensando al bene comune come esclusivo interesse generale.