"Ora serve discontinuità". Intervista a Realfonzo

di Patrizio Mannu

Corriere del Mezzogiorno

8 luglio 2009


NAPOLI - E' una «discontinuità» quella che auspica Riccardo Realfonzo, economista e da pochi mesi assessore al Bilancio del Comune di Napoli; «una nuova strategia di politica economica e sociale per la Campania e per il Mezzogiorno», dice il prof. «Vorrei discutere più di contenuti che di contenitori», continua, e l'allusione è forse a Sudd e forse a quell'alleanza fra governatori di cui si parla in questi giorni. «Quell'alleanza può essere utile a ottenere più fondi - dice Realfonzo - ma il punto è: per farne poi cosa?».

Professore, perché la necessità di ripensare quanto fatto finora per il Meridione?

«Bisogna far luce su cosa non ha funzionato nelle politiche messe in campo in questi anni dal centrosinistra sia a livello nazionale che locale. Occorre dirsi con franchezza dove si è sbagliato per formulare una alternativa».

Cosa fare e, soprattutto, come farlo sarà l'oggetto di «Mezzogiorno questione nazionale. Una critica del presente per una nuova politica di sviluppo», il tema del dibattito in programma domani (ore 16) all'Istituto italiano per gli studi filosofici, in via Monte di Dio. La relazione è affidata allo stesso Realfonzo. Ai lavori, moderati dal giurista Carlo Iannello, interverranno Rosario Patalano (economista), Luca Bianchi (Vicedirettore della Svimez) Massimo Brancato (Segretario Fiom Cgil), Sergio Marotta (giurista) insieme a numerosi intellettuali, sindacalisti e politici. Realfonzo cosa non ha funzionato nelle politiche messe in campo in questi anni per il Meridione?

«Molte cose. Al livello nazionale, non hanno generato gli effetti che alcuni si attendevano dalle politiche di precarizzazione del lavoro, avviate proprio dal centrosinistra, e di moderazione salariale. Anche la strada della moneta unica e dell'apertura dei mercati non ha innescato quel volano allo sviluppo in cui taluni confidavano. Il tutto mentre veniva demonizzata ogni forma di intervento pubblico».

Immagino che le sue critiche si appuntino anche ad un livello territoriale di interventi di sviluppo.

«Anche qui le politiche messe in campo sono fallite. Pensiamo ai fondi europei: in Campania sono stati distribuiti inseguendo la retorica delle vocazioni locali e dell'imprenditorialità diffusa. Bottom up, si dice. Su richiesta dell'imprenditore. Si è abbandonata qualsiasi strategia e infatti non si è innescato alcun meccanismo di sviluppo autopropulsivo. L'utilizzo dei fondi europei in fin dei conti è stato utile solo a mantenere consenso clientelare e intermediazioni politiche».

Cosa abbiamo ricevuto in cambio?

«Il Mezzogiorno nel suo insieme si è sempre più allontanato dal Nord. Il dualismo nel Paese si è ulteriormente accentuato».

Cosa proponete dunque?

«Propongo di arrivare a un ''manifesto politico", come esito di un processo condiviso e partecipato che coinvolga il meglio delle forze progressiste cittadine e campane. Un manifesto che, partendo dalla critica del presente, indichi una strategia di politica economica e sociale nuova per la Città, per la Campania e per il Mezzogiorno. Serve una vera discontinuità. Ad esempio sulle politiche industriali occorrerebbero interventi selettivi, per spingere le imprese verso un salto tecnologico e dimensionale. E poi è essenziale tenere in mano pubblica i servizi pubblici fondamentali. A cominciare dal servizio idrico, che dovrebbe essere gestito da un'azienda speciale».

Realfonzo che ne pensa del Patto fra governatori del Sud?

«Un alleanza che rafforzi il potere contrattuale delle regioni meridionali può essere utile a ottenere più fondi. Ma il punto è: per fare cosa?».