di Riccardo Realfonzo*
Il Corriere del Mezzogiorno, 17 gennaio 2009
Caro direttore, nel corso dell'ultima settimana sono stato più volte sollecitato a fornire una prima cornice della politica economica che intendo portare avanti in qualità di assessore al Bilancio del Comune di Napoli. Dal momento dell'insediamento sono passati solo pochi giorni ed è ovviamente ancora in corso un esame approfondito dei conti.
Rilevo tuttavia che dall'esterno piovono sul bilancio pareri e suggerimenti talvolta strategicamente disfattisti, talaltra ingenuamente ottimistici e in generale di dubbia rilevanza. Ritengo pertanto opportuno fare il punto della situazione sugli andamenti economici e di bilancio e più in generale sulla linea di indirizzo che reputo corretta e praticabile.
La crisi. Sarà un'impressione, ma credo non sia chiaro a tutti che siamo di fronte alla più grave recessione dai tempi del dopoguerra. A Napoli e nel Mezzogiorno l'onda della crisi sarà molto più dura che altrove e potrebbe mettere radici profondissime. Oggi sappiamo che le cause di fondo di un tale tracollo risiedono nelle politiche liberiste che si sono irresponsabilmente poste in atto a livello globale, nazionale e persino locale. Chi sosteneva che per risolvere ogni problema sarebbe bastato liberalizzare i mercati, abbattere la spesa pubblica, eliminare le tutele dei lavoratori e privatizzare i servizi pubblici essenziali, adesso appare basito eppure cerca di resistere ideologicamente. Questa resistenza culturale, questo enorme ritardo di percezione della gravità della crisi e della inadeguatezza degli strumenti convenzionali di politica economica rischia di costarci carissimo. Per uscire da una recessione così intensa ci vorrebbe infatti il coraggio di una svolta nella politica economica nazionale, ma di questa in Italia non si vede per adesso nemmeno l'ombra. Il governo centrale ha posto in atto un risibile provvedimento anti- crisi e si è assunto pure la grave responsabilità di legare le mani agli enti locali. Abbiamo assistito a un ulteriore irrigidimento del Patto di stabilità interno, che penalizza il finanziamento in disavanzo della spesa delle amministrazioni periferiche. Inoltre, ai comuni sono state sottratte ingenti risorse ed è stata cancellata quasi ogni autonomia sul versante delle entrate. È bene chiarire che nel tempo una tale morsa finanziaria potrebbe rivelarsi insostenibile per molti enti locali. Continuamente ci giungono dati drammatici sulla crescita della disoccupazione, della cassa integrazione e sulla conseguente caduta dei redditi dei cittadini. Pertanto, non semplicemente Napoli ma tutte le amministrazioni potrebbero a breve registrare crescenti difficoltà di riscossione delle entrate. Non disponendo di leve alternative le sofferenze di bilancio diventeranno inevitabili. Il governo insomma sta gestendo male la crisi, e specialmente al Sud potremmo dover scontare per anni gli errori che si stanno collezionando in questi mesi. In un simile scenario dobbiamo tutti augurarci che della esigenza di un cambio di percorso ci si renda conto in tempo utile. Sarà mio dovere sottolineare le gravi responsabilità dell'esecutivo nazionale, un giorno sì e l'altro pure, di fronte a una situazione che richiederebbe risposte tempestive.
No alla svendita. La crisi morderà ferocemente sui bilanci ma questo non dovrà indurci a una corsa sconsiderata verso la dismissione, la privatizzazione e la svendita, che in fondo sono sempre stati gli obiettivi di chi ha agito per strangolare le finanze pubbliche. Detto in altri termini, questa non sarà l'amministrazione degli affari facili, oppure alternativamente non sarà la mia amministrazione. La gestione dell'acqua è e deve restare in mano pubblica. L'erogazione dei servizi fondamentali pure.
I problemi relativi all'efficienza dei servizi pubblici non si risolvono con la scorciatoia dell'affidamento della gestione ai privati. L'esperienza ha dimostrato che queste politiche possono danneggiare i cittadini dal momento che si traducono in un aumento delle tariffe molto più che dell'efficienza. È tempo di comprendere che spesso le privatizzazioni e le dismissioni invece di favorire l'interesse pubblico lo danneggiano gravemente, soprattutto se effettuate in fretta, sull'onda di una emergenza.
Sviluppo economico. Attendo un chiarimento sul perimetro delle mie effettive possibilità di intervento nel campo decisivo delle politiche industriali e del lavoro. Di certo mi aspetto da questa amministrazione una svolta nella gestione dei fondi europei, che abbandoni la vecchia, pedestre logica dei finanziamenti a pioggia e che punti invece a quei mirati programmi di modernizzazione che si rendono indispensabili per far avanzare la frontiera tecnologica del tessuto produttivo locale e rilanciare una equilibrata prospettiva industriale per l'area orientale di Napoli.
Solidarietà sociale. Il divario tra ricchi e poveri non è mai stato così ampio da un secolo a questa parte. Il nostro paese batte molti record in tema di disuguaglianze sociali. Soprattutto a Napoli i differenziali di ricchezza costituiscono ormai un fattore di scatenamento del caos e della violenza. Sappiamo bene che il sistema della camorra prospera esattamente in questo immane scarto tra i fortunati e i disperati. Il governo nazionale ci ha sottratto l'autonomia fiscale e finanziaria, ma nei limiti delle residue competenze rimaste mi impegno affinché ogni provvedimento sia finalizzato non ad ampliare ma a ridurre i divari tra i redditi. Dalle mense scolastiche, agli asili, alla distribuzione dei carichi fiscali, ogni misura dovrà assumere finalità perequative.
Efficienza. In questi primi giorni di insediamento ho avuto modo di apprezzare la competenza, l'abnegazione e il senso dello Stato di tanti dirigenti e dipendenti dell'apparato amministrativo. Queste confortanti evidenze tuttavia non debbono indurci a ridurre l'attenzione su alcune oggettive debolezze della macchina amministrativa. Sotto diversi aspetti, come ad esempio la dimensione del debito, il Comune di Napoli si situa in una posizione migliore rispetto a molti altri enti locali. È vero però che questa amministrazione attraversa difficoltà specifiche, alcune dettate dal complicatissimo territorio in cui agisce ma altre dipendenti da alcuni limiti operativi interni. Sul versante delle riscossioni la crisi si farà presto sentire, ma occorre comunque proseguire nel rafforzamento dei sistemi di recupero delle risorse. Nell'ambito dell'apparato, bisogna porre un muro davanti all'onda anomala dei debiti fuori bilancio. A tale riguardo occorre subito rafforzare il controllo delle procedure di spesa in capo alle dirigenze, e si rende necessaria una verifica sulle modalità di gestione dei contenziosi e sugli oneri conseguenti.
Legalità. La cultura del malaffare si combatte attraverso lo sviluppo economico e la lotta alle ingiustizie sociali, non solo limitandosi a invocare il rispetto della legge. Detto questo, però, la battaglia contro gli sprechi, le malversazioni, gli usi privati della cosa pubblica e la corruzione si situerà al centro della mia azione politica e amministrativa. Per cominciare, riguardo ai contratti da stipulare che vedano coinvolti soggetti sottoposti a misure restrittive, io sono un convinto fautore delle garanzie costituzionali ma sul piano etico e politico ritengo sia il minimo indispensabile interrompere ogni rapporto con tali soggetti fino a un chiarimento delle rispettive posizioni giudiziarie.
Responsabilità. Avverto il peso della responsabilità che mi è stata conferita e sono riconoscente a coloro i quali hanno riposto fiducia nelle mie competenze. Tuttavia, devo chiarire che io non sono qui per discutere di alchimie politiche. Una volta completata la ricognizione del bilancio e dei margini effettivi di azione proporrò alla Giunta e al Consiglio la linea di politica economica che reputo giusta e praticabile. Confido nel sostegno delle istituzioni e nella vicinanza dei tanti cittadini che da tempo attendono un rinnovamento della città sotto il segno dello sviluppo economico, della solidarietà sociale e della legalità. Se questa linea di azione si rivelerà impraticabile, la coerenza politica e la responsabilità istituzionale mi imporranno di dimettermi senza alcun indugio.
*Assessore al bilancio del Comune di Napoli