Moody's declassa il debito. Nessuna meraviglia

L’agenzia di rating Moody’s, basandosi su informazioni relative agli ultimi anni e ferme ai dati previsionali 2008, ha espresso il proprio giudizio sul debito del Comune di Napoli, portandolo da A2 ad A3, con outlook negativo.
Gli elementi sui quali l’Agenzia ha elaborato il suo giudizio di rating sono ben noti e rappresentano una difficile eredità del passato che ho già avuto a più riprese modo di evidenziare e per la cui soluzione ho già messo in cantiere una serie di misure: dal miglioramento delle riscossioni, in prima istanza quella delle contravvenzioni al codice della strada, alla lotta al fenomeno dei debiti fuori bilancio, sino al rafforzamento dei sistemi di contrasto alla evasione fiscale. Al tempo stesso, occorre essere consapevoli della necessità di mettere in atto una strenua lotta agli sprechi e agire anche sul sistema delle partecipate favorendo, ad esempio, la sostituzione di amministratori unici ai consigli di amministrazione. Complessivamente, si tratta di riprendere pienamente in mano il governo dell’azione amministrativa e rimettere in efficienza la macchina comunale. Una operazione estremamente complessa, ma assolutamente inderogabile, che indirizzi sempre più le risorse del Comune verso il miglioramento della qualità dei servizi resi ai cittadini.
Ovviamente, il Comune di Napoli, come afferma anche Moody’s, sconta la gravissima crisi economica e la progressiva contrazione dei trasferimenti messa in campo in questi anni dai governi centrali via via succedutisi. Tutto in nome di una riforma federalista, fin qui tradottasi in un blocco delle leve di gestione del bilancio, che probabilmente creerà più di danni che vantaggi. Vi è il concreto rischio che, in assenza di un radicale mutamento dell’indirizzo generale di politica economica da parte del Governo, le difficoltà degli enti locali tendano ulteriormente a crescere, per quanti sforzi essi possano mettere in campo al fine di rendere più efficiente la macchina comunale.
L’analisi delle agenzie di rating non aggiungono elementi conoscitivi ai miei uffici e si fondano, è bene non dimenticarlo, su parametri che sono ormai oggetto di una rivisitazione critica profonda da parte della letteratura economica internazionale.