«Uscire dalla voragine partenopea? Forse si può». Intervista a Riccardo Realfonzo

di Francesca Pilla
il manifesto, 29 gennaio 2009

Al primo piano di Palazzo San Giacomo i commessi del comune di Napoli allargano le braccia: «Realfonzo chi? Un assessore? Non sappiamo, magari il suo ufficio è in fondo al corridoio». Un alieno che qualcuno vorrebbe presto fuori di lì. E' questa l'immagine migliore per descrivere l'insediamento di Riccardo Realfonzo nell'assessorato al bilancio che fino a novembre era il regno indiscusso di Enrico Cardillo. Nelle scorse settimane il professore di economia è stato definito comunista e marxista. Uno che avrebbe preteso trasparenza e detto no a qualsiasi progetto di privatizzazione delle controllate comunali. In realtà, quello di Realfonzo è un compito difficile sia per i pesanti buchi che eredita dal bilancio partenopeo sia perché ha sostituito Cardillo, che non solo è indagato per l'affare Global Service ma che nell'amministrazione precedente aveva dato vita a un vero potentato. Ma oggi, in quelle stesse stanze, si possono invece incontrare esponenti dell'assise di Palazzo Marigliano, vale a dire di quell'intellighenzia napoletana sana e non corruttibile. E Realfonzo è al lavoro.

Come mai il sindaco Iervolino le ha affidato questo incarico? E perché lei ha accettato visto che non è un politico di «professione»? Non era meglio restare a fare il professore universitario?

In passato è avvenuto molte volte che una politica in crisi di consenso si affidasse ai «tecnici» per tentare di imprimere una svolta nell'azione di governo. Però i tecnici che hanno imperversato negli anni scorsi in Italia elogiavano i vincoli del Patto di stabilità e puntavano dritti alle privatizzazioni. Io invece intendo muovermi in direzione opposta, coerentemente con le idee per le quali assieme a tanti altri ho battagliato in questi anni. Credo che questo sia il vero elemento di novità della vicenda. Ed è anche il motivo per cui ho accettato un incarico per il quale si ha molto da perdere e nulla da guadagnare. Ho la possibilità di mettere granelli di politica economica alternativa nell'amministrazione di questa città e non mi capiterà una seconda volta. Insomma, devo fare un tentativo.

E quali sono i suoi granelli di politica alternativa?


Dalle rette scolastiche alle tariffe in generale, c'è qualche margine per intervenire in senso redistributivo in una città in cui il divario tra ricchi e poveri è abissale. Ma soprattutto occorre bloccare i processi di privatizzazione e di svendita delle partecipate. L'acqua, per esempio, deve restare pubblica. Ho già provveduto a bloccare la gara per la gestione di un depuratore a Coroglio che poteva andare in mano ai privati e che invece - a mio avviso - deve essere mantenuta nel perimetro dell'azienda pubblica. Gli interessi contro i quali mi sto muovendo sono enormi, ma le loro difese ideologiche sono ormai deboli. Sappiamo che privatizzare non significa necessariamente né migliorare i servizi né ridurre i costi. Ed è falso affermare che la privatizzazione serve a ripianare i bilanci: complessivamente le municipalizzate sono già in attivo.

Ma col bilancio del Comune come la mette?

Ci sono ancora sacche di inefficienza su cui si può e si deve intervenire. Ma più di ogni altra cosa c'è da compiere una operazione di trasparenza. Per anni gli enti locali hanno cercato di nascondere tra le pieghe dei bilanci una situazione insostenibile, provocata dalle politiche restrittive dei governi centrali. E adesso siamo di fronte al paradosso di un governo che riduce ancora di più le risorse nel mezzo di una crisi che soprattutto al Sud sta determinando un crollo dei redditi e quindi anche delle riscossioni degli enti locali. E' una situazione drammatica ma l'epoca degli espedienti contabili è finita. Le radici delle difficoltà di bilancio sono politiche, e il governo nazionale deve essere chiamato presto a rispondere.

Rispetto alla questione della legalità come intende muoversi?

Ho dichiarato che occorre interrompere la contrattualizzazione delle gare vinte da soggetti sottoposti a provvedimenti restrittivi (è il caso dell'imprenditore Romeo, in carcere per l'affare Global service e vincitore di una gara per la riscossione delle multe, ndr ). Al momento ho motivi per ritenere che questa posizione ragionevole alla fine prevarrà.

Ma Iervolino è ancora convinta di volere un antiliberista in squadra?

Ha dichiarato di comprendere i danni che il liberismo ha creato e la necessità di cambiare registro. Vedremo. Io certo non cambio né idea né linea. E ho detto chiaramente che se le mie ricette non fossero gradite sarei pronto a dimettermi. Confido che a sinistra, al di là delle divisioni politiche, si dedichi un'attenzione speciale e un sincero sostegno verso questo limpido, reale tentativo di svolta antiliberista.