Partecipate comunali: a casa i Cda inutili

Il lavoro prosegue, gli obiettivi sono più chiari e la scadenza per il bilancio si approssima. Tra difficoltà oggettive e resistenze prosegue il mio tentativo di imprimere una svolta. Faccio tutto il possibile. Ti invito a leggere l'articolo in basso.


Partecipate comunali: a casa i Cda inutili

di Riccardo Realfonzo

Il Corriere del Mezzogiorno, 19 febbraio 2008

Caro direttore, è certamente positivo che si sia aperto un dibattito sulla politica economica del Comune di Napoli e in particolare sulle mie proposte di rinnovamento degli indirizzi strategici dell'amministrazione. Fatta eccezione per un paio di anacronistici corsivi di propaganda filo-liberista, ho sinceramente apprezzato le analisi, gli incoraggiamenti e anche le critiche costruttive che mi sono state rivolte in queste settimane.
Tali interventi segnalano che è vivo l'interesse verso un tentativo di svolta nell'azione di governo della città che potrebbe rivelarsi importante per il futuro benessere dei napoletani ma che rischia di esser frenato dagli interessi che inevitabilmente colpisce.
Facendo dunque tesoro delle riflessioni finora suscitate, in quel che segue cercherò di fornire elementi ulteriori in merito al programma che intendo portare avanti in qualità di assessore al bilancio e alle risorse strategiche del Comune.
Il precipitare degli eventi mi impone di partire dall'analisi di una crisi che si sta rivelando non solo gravissima ma anche asimmetrica, poiché inaspettatamente aggredisce soprattutto i territori periferici e meno integrati dell'economia globale. Basti pensare che nel Mezzogiorno d'Italia già si registrano incrementi della disoccupazione e della cassa integrazione di gran lunga superiori alla media nazionale. In Campania, operando una stima tutt'altro che pessimistica, potremmo contare entro fine anno ottantamila disoccupati in più, di cui quasi la metà concentrata nella sola provincia di Napoli. Di fronte a simili cifre, urge approntare una rete di ammortizzatori sociali adeguata all'onda di licenziamenti in corso. A tale riguardo, il presidente del Consiglio Berlusconi insiste con le sue odi solitarie all'ottimismo ma di fatto continua ad attuare una politica restrittiva in fase recessiva. Come ho già dichiarato in sede Anci, questa linea di indirizzo rappresenta un vero e proprio crimine politico, una sorta di moltiplicatore della disoccupazione che finirà per alimentare il tracollo economico anziché contrastarlo. Sappiamo che la Regione Campania cercherà di tamponare l'enorme ferita sociale che va aprendosi con un intervento da cento milioni di euro a favore dei cassintegrati e dei disoccupati. Stando alle nostre stime, si tratterà nella migliore delle ipotesi di una media di milletrecento euro netti procapite all'anno. Non è poco per le esangui casse degli enti locali, ma non basta assolutamente se vogliamo evitare che la spesa e il reddito precipitino. Occorre allora mobilitarsi per indurre il governo centrale ad abbandonare la politica di desertificazione occupazionale che ha fino ad oggi perseguito. Ecco perché ho salutato con favore lo sciopero di Fiom e Funzione pubblica del 13 febbraio, e sosterrò convintamente quello annunciato dalla Cgil per il 4 aprile.
Il crimine politico del governo tuttavia non si ferma qui. È noto che per il 2009 il ministro Tremonti ha imposto una pesante riduzione delle erogazioni agli enti locali, che per il solo Comune di Napoli si tradurrà in un taglio di almeno 55 milioni. Ebbene, sarebbe opportuno mettere in chiaro che tale indirizzo ultra-restrittivo non ha nulla a che fare con la sostenibilità dei conti pubblici, la quale anzi rischia di essere compromessa proprio da queste strette, che abbattono il reddito e quindi anche le entrate fiscali. È vero invece che dietro simili tagli al bilancio si nasconde un obiettivo di vecchia data, che consiste nello strozzare il pubblico per svendere al privato.
Almeno a Napoli, però, questi propositi da tempo coltivati non troveranno terreno fertile. Su questo tema infatti si sa come la penso: i servizi fondamentali, a partire dall'acqua, non si affideranno ai privati, essendo ormai chiaro che non necessariamente questi sono in grado di assicurare degli incrementi di efficienza, ed essendo pure noto che le società private tendono sistematicamente ad aumentare le tariffe. Ho dunque già disposto l'affidamento all'Arin della gestione del depuratore di Coroglio, e intendo proseguire ovunque sia possibile con affidamenti solo all'interno del perimetro pubblico. Inoltre, ho avviato una procedura per la revisione in senso perequativo delle tariffe del servizio idrico, al fine di alleggerire i carichi sui cittadini meno abbienti.
Naturalmente, la scelta di non avvalersi della scorciatoia delle privatizzazioni pone un problema sul versante del bilancio comunale. Molti si aspettano che io tenti di risolvere le difficoltà contabili con un aumento della tassazione, e in particolare della Tarsu, l'odiato balzello sui rifiuti urbani. A tale riguardo, vi è pure una legge nazionale che ci imporrebbe di raddoppiare questa tassa. Per fugare allora ogni sospetto intendo chiarire la mia posizione: io ritengo che oggi la Tarsu non possa essere aumentata. Dopo i colossali disastri degli anni passati e i rimedi solo provvisori del governo, l'unico dovere dell'amministrazione napoletana è di contribuire a far sì che il servizio per la raccolta dei rifiuti raggiunga l'efficienza e la dignità minima che si richiede a una metropoli europea. Prima di allora nessun ulteriore balzello potrà essere caricato sulle spalle dei cittadini. Ecco perché chiedo che il governo nazionale modifichi la legge in questione, rinunciando alla pretesa assurda di imporre alla città un raddoppio della Tarsu.
Una volta chiarito che non procederemo a svendite dei servizi pubblici né ad aumenti intollerabili della tassazione, resta il problema delle difficoltà di bilancio. Questo Comune condivide i problemi di budget con almeno l'ottanta per cento degli enti locali del Paese, ma questa evidenza non ci autorizza a nascondere alcune difficoltà specifiche che stanno emergendo in questi giorni. Da un lato, si rileva un grave ritardo, non imputabile agli uffici del mio assessorato, nella messa a disposizione dei dati necessari alla elaborazione del bilancio. Dall'altro lato, è urgente orientare le strutture a comportamenti votati alla diligenza e alla sobrietà, in cui ogni incremento di spesa dovrà trovare una precisa giustificazione e un riscontro diretto in termini di effettivo miglioramento dei servizi offerti alla popolazione. Occorrono immediati chiarimenti in sede politica e con le strutture competenti su questi due fondamentali versanti del budget. È infatti mio dovere operare affinché l'amministrazione compia uno sforzo senza precedenti per contrastare le spese ingiustificate, per individuare le sacche di spreco e di privilegio interno e per aumentare significativamente tutti i parametri di efficienza operativa. Inoltre, al fine di chiarire che nell'amministrazione pubblica esistono pure forze nuove e fresche che non chiedono altro di poter agire nell'interesse collettivo, sento il dovere di elencare alcuni dei provvedimenti che ho già varato o che intendo al più presto portare all'approvazione della Giunta e del Consiglio comunale. Sul versante delle partecipate sussistono le condizioni per abolire del tutto numerosi consigli di amministrazione e per sostituirli con degli amministratori unici, il cui mandato non sia continuamente prorogabile. Ed ancora, i contratti di servizio dovranno essere definiti in base all'operato effettivo delle società: otterrà fondi chi dimostra di funzionare bene e di sapersi realmente mettere al servizio della cittadinanza. Sul versante delle riscossioni, occorre potenziare i meccanismi colabrodo di recupero delle somme dovute. Inoltre, bisogna intervenire sulle procedure per individuare gli evasori e gli elusori, e con essi tutti coloro i quali possano averli eventualmente favoriti in questi anni. Infine, occorre rendere più trasparente la contabilità, attuando in primo luogo una stretta contro l'insana prassi dei debiti fuori bilancio. Per il perseguimento di tali scopi bisognerà potenziare i servizi ispettivi e l'avvocatura, possibilmente in sostituzione di incarichi esterni dai costi talvolta proibitivi e non sempre facili da giustificare sul piano dei risultati conseguiti. Non si tratta di una linea di indirizzo agevole, poiché le resistenze esterne ed interne al cambiamento possono rivelarsi forti e ben radicate. Tuttavia chi oggi giustamente vede nell'intervento pubblico l'unica reale soluzione per la crisi deve contemporaneamente agire con fermezza per far sì che le amministrazioni si guadagnino ogni giorno il rispetto dei cittadini.
Le risorse ottenute dai recuperi di efficienza dovranno in primo luogo essere assegnate al superamento di alcune emergenze cittadine, tra cui spicca lo stato disastroso in cui versano troppe strade di Napoli. Largamente sottofinanziata per alcuni anni e in seguito investita da importanti inchieste giudiziarie, la manutenzione delle vie necessita oggi di un forte intervento di rilancio, da effettuarsi nell'assoluto rispetto della legalità e della trasparenza. In coordinamento con gli altri assessorati, mi impegno dunque a predisporre un significativo incremento delle risorse destinate alla messa in opera dei lavori di cura delle vie di Napoli. E più in generale insisterò affinché a livello nazionale si comprenda che la cura e il potenziamento delle reti infrastrutturali e dei beni pubblici fondamentali rappresentano una ragionevole via d'uscita dalla crisi, e un modo credibile per cercare di guardare al futuro con un ottimismo basato sui fatti anziché sulle vane parole.