di Riccardo Realfonzo
Corriere della Sera - Corriere del Mezzogiorno, 1 ottobre 2009
Caro Direttore, sono in molti a chiedermi lumi in questi giorni sulla situazione finanziaria e politica del Comune di Napoli. Di fronte a tante richieste, non posso che ribadire con ancor più forza quanto sostenuto nel recente passato: i dati contabili e i relativi segnali politici indicano che stiamo attraversando una fase ad alto rischio, ed è giunto il tempo di lanciare un allarme ulteriore, sul piano sia del bilancio che della gestione politica in corso.
Sul versante finanziario, è nota a tutti la pesante eredità delle gestioni passate. Ed oggi la crisi aggrava ogni problema, poiché riduce le entrate e al tempo stesso accresce le esigenze di sostegno ai ceti disagiati. A livello nazionale, insisto, occorre farla finita con le finanziarie “light” e le operazioni a somma zero di Tremonti: i principali istituti internazionali ci dicono che il governo italiano è irresponsabilmente fermo, proprio nel momento in cui urge una concreta svolta di politica economica espansiva. A livello locale ci hanno invece tolto quasi ogni autonomia, e dovremo quindi necessariamente proseguire lungo la linea del rigore. In questo senso, immediatamente dopo il mio insediamento abbiamo operato forti tagli agli sprechi con il previsionale 2009, abbiamo iniziato una lotta senza quartiere ai debiti fuori bilancio con la delibera del giugno scorso, abbiamo effettuato ingenti cancellazioni di crediti inesigibili che gonfiavano le possibilità di spesa e, con l’ultimo consuntivo, abbiamo applicato l’intero avanzo di amministrazione 2008 al fondo svalutazione crediti. Ed ancora, per affrontare l'emergenza economico-finanziaria abbiamo agito anche rispetto alle società partecipate, spingendole verso un uso sempre più efficiente delle risorse e monitorando attentamente l’attività degli amministratori. In particolare, nella manovra di assestamento che presento in questi giorni viene aggredito e risolto il nodo della società Napoli Servizi. Si tratta di una società al 100% del Comune, con circa 1500 dipendenti, che offre – tra gli altri - servizi di pulizia, vigilanza e manutenzione. Ebbene, il rapporto con questa società è stato sin qui assai insoddisfacente: si pensi che solo nel 2008 da esso sono scaturiti circa 40 milioni di debiti fuori bilancio. Con questa manovra di assestamento affrontiamo finalmente il problema implementando l’attività di controllo e assegnando un budget che non potrà essere sforato in modo da risolvere alla radice la questione della creazione di debiti fuori bilancio.
Vengo però adesso ai segnali politici degli ultimi tempi. È inutile negare che questa linea di rigore nella gestione del bilancio comunale incontra non poche resistenze da parte di settori politici e amministrativi che si illudono ancora di poter prosperare grazie alla espansione dei debiti fuori bilancio, agli sprechi e all’erogazione di prebende verso una città in gravissimo affanno. L’impressione di molti è che in parte per le tensioni e i riassetti in corso con il congresso del Pd, in parte per l’approssimarsi delle elezioni regionali, il centro-sinistra stia ripiegando nuovamente su sé stesso. Il rischio è che si punti a rimettere in moto i vecchi e ormai deteriorati meccanismi di formazione del consenso, e che si chiudano definitivamente i canali di comunicazione con le forze vive della società. Se così fosse ci troveremmo di fronte a un grave errore. Il punto da comprendere è che la politica della finanza facile e della spesa improduttiva non soltanto è inqualificabile sul piano morale, ma probabilmente è anche ormai inefficace sul piano della costruzione del consenso politico.
E’ opinione mia, e dei tanti che si sono raccolti in questi mesi attorno all’azione innovatrice dell’Assessorato al Bilancio, che solo grazie a una gestione finanziaria rigorosa e a un uso efficiente delle risorse scarse si potranno creare spazi di manovra per gli investimenti produttivi, per il buon funzionamento dei servizi e per la difesa dei ceti sociali maggiormente colpiti dalla crisi. Solo attraverso una linea di trasparenza e rigore si potrà tentare di ricostituire un rapporto di fiducia con i cittadini e di aprire un dialogo vero con le forze sociali e intellettuali migliori della città. La crisi finanziaria e la crisi politica sono insomma due facce del medesimo problema. La nostra proposta di soluzione per uscire dall’attuale situazione è quella che abbiamo avanzato fin da gennaio: “rigore nel pubblico per la difesa del pubblico”. Che vuol dire, per esempio, azioni coordinate di forte intervento sulla vivibilità urbana (strade, trasporti, igiene), ma anche la “messa in sicurezza” dei servizi pubblici essenziali (in particolare del servizio idrico) rispetto alle mire dei veri “rapaci”, vale a dire degli aspiranti monopolisti privati, incapaci di far profitti in condizioni di concorrenza e desiderosi di guadagnare posizioni di rendita attraverso il controllo dei servizi pubblici. È mia convinzione che se non superiamo queste due emergenze, se non aggrediamo il problema politico-finanziario e non diamo prova di una decisa volontà di cambiamento, consegneremo con certezza la regione e poi la città alle destre. Sappiamo che nel centro-sinistra esiste una diffusa consapevolezza delle questioni che abbiamo sollevato. L’auspicio è che le azioni future siano conseguenti.