Monnezza comunale

Monnezza comunale
Il Foglio, 4 dicembre 2010

Il governo Berlusconi e l’amministrazione Iervolino? Hanno entrambi gravi colpe nell’emergenza rifiuti a Napoli. Le accuse reciproche, cui abbiamo assistito di recente, nascondono responsabilità da ambo le parti. A partire da quelle del Comune. L’economista Riccardo Realfonzo, oggi docente dell’Università del Sannio, parla così al Foglio dello “status monnezzae” in Campania. E lo fa con cognizione di causa: tra il gennaio del 2009 e il dicembre dello stesso anno, è stato assessore tecnico al bilancio della giunta Iervolino. Gli attriti con il sindaco e con gli amministratori locali sul risanamento delle finanze locali e sull’efficienza delle società municipali (tra cui quell’Asia responsabile della racolta rifiuti a Napoli) lo hanno portato a reassegnare le dimissioni in meno di un anno. Periodo sufficiente perché la sua carriera prendesse una curiosa piega cinematografica: Realfonzo è stato chiamato alternativamente Indiama Jones (dalla stampa, per la ricerca del “bilancio perduto” del Comune) e Robin Hood (dalla stessa Rosa Russo Iervolino, dopo le sue dimissioni all’inizio del 2010, per presunte attitudini da “bandito” solitario).
Negli anni, Realfonzo si è fatto la reputazione di uno che non se ne sta in disparte. Nel 2006 ha promosso l’appello degli economisti per la stabilizzazione del rapporto tra debito pubblico e pil, durante il governo Prodi è stato membro del comitato scientifico “Industria 2015” del ministro Pier Luigi Bersani, ed è stato consigliere economico del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Adesso Realfonzo si prepara a irrompere nel dibattito sulla monnezza con il suo libro in uscita: “Robin Hood a Palazzo San Giacomo – Le battaglie di un riformatore al Comune di Napoli” (Tullio Pironti Editore, 12 euro), che il Foglio ha letto in anteprima. “Il piano Bertolaso elaborato dal governo Berlusconi era molto debole ed è rimasto in larga parte inattuato”, commenta Realfonzo, “non offriva soluzioni compiute e definitive al problema”. “Ma anche l’amministrazione di Napoli ha responsabilità enormi: in primo luogo perché, allora come oggi, tutte le società comunali vantano decine di milioni di euro di crediti verso il Comune che non riescono a incassare». Aggiunge Realfonzo al Foglio: “Il fatto è che, prima e dopo il mio tentativo di risanamento, il Comune si è reso protagonista di una azione amministrativa inefficiente e a volte di tipo clientelare, con pesanti ripercussioni sul bilancio. Tra l’altro, le previsioni di entrata si sono rivelate eccessive rispetto agli incassi reali. E poiché sulla base di quelle previsioni venivano assunte le decisioni di spesa, il risultato è un bilancio sull’orlo del dissesto”.
Ma ci sono altre ragioni di natura strutturale alla base dell’emergenza rifiuti: “Uno dei problemi evidenti è che Asia, pur avendo circa 2500 dipendenti, ha una percentuale elevatissima di lavoratori inidonei. Parliamo di circa 300 operatori di raccolta rifiuti che però non svolgono servizio sulle strade”. Quello che servirebbe davvero, conclude Realfonzo, è uno sforzo concreto per aumentare la raccolta differenziata: “Stando a una legge del 2008, la percentuale di differenziata dovrebbe raggiungere il 35 per cento del volume dei rifiuti entro fine 2010. Siamo ancora al 16 per cento. Se il Comune non riuscirà varare una politica di rigore nell’utilizzo delle risorse pubbliche, qualsiasi tentativo di migliorare la situazione sarà vanificata dalla pesantissima situazione finanziaria».